Sunday view

Rizz: la parola del 2023 che muove i milioni

Perché l’Oxford English Dictionary ha scelto il neologismo della GenZ che ha spopolato sul web, che interessi muove e che c’entra Tom Holland?

di Lorenzo Cleopazzo 10 Dicembre 2023 09:30

financialounge -  economia rizz sunday view
Questo profumo lo riconosceremmo tra altri mille. È difficile da definire con parole differenti dalla sua esatta descrizione. Bisogna essere lì per coglierlo. Bisogna chiudere gli occhi per catturarne l’essenza. E di certo, quando entriamo in una stanza del genere, ci viene da farlo. A noi oggi come a chi, ieri, si è trovato a compiere i nostri stessi passi. Quegli stessi passi attutiti dai tappeti, il peso di chi entra nella storia che gravava anche su chi, in quella casa, era stato invitato dal suo proprietario. Su chi si era seduto al suo stesso tavolo e vi conversava amabilmente in attesa del pranzo. Chi, infine, sgrana gli occhi di fronte a qualcosa di mai udito prima.

La domanda da farci oggi è: come ci comporteremmo di fronte a un neologismo? Probabilmente come hanno reagito gli ospiti del Vittoriale quando D’Annunzio ha servito loro un appena nominato tramezzino. Occhi sgranati, qualche punto di domanda per la testa e subito a chiedere a cosa mai faccia riferimento quella parola. Più o meno quello che devono aver pensato i linguisti di Oxford durante il 2022 di fronte a un termine sempre più in auge, prima di trovarsi a scegliere quello stesso termine tra quelli in lizza per essere nominate Parola dell’Anno 2023.

Nel Sunday View di questa settimana scopriamo cosa c’è dietro la scelta di Rizz e quali interessi economici muove una delle più grosse case editrici al mondo. Il tutto sfogliando le pagine del vocabolario più importante dell’inglese, nonché uno dei più influenti della storia.

Allora andiamo avanti con la lettura, e occhio a non perdere il segno!

CHARISMA


Sostantivo, aggettivo e persino verbo. Rizz è diventata in breve tempo una delle parole più lette, scritte, ascoltate e pronunciate dell’internet. Nel linguaggio della Generazione Z, nasce come abbreviazione della parola inglese Charisma e indica l’avere stile, carattere, eleganza e – per l’appunto – carisma. Se si bazzica un po’ tra gli articoli online, si troverà sicuramente la foto sorridente di Tom Holland, il giovane attore che ha interpretato gli ultimi film su Spiderman. Perché? Perché il buon Tom è un paladino chiave dell’egemonia “Rizziana” da quando, in un’intervista, a esplicita domanda ha risposto di non avere alcun rizz in particolare.

A decretare la parola dell’anno, però, non sono gli attori Hollywood, bensì i lessicografi dell’Oxford University Press. E anche se non è una di quelle professioni che si leggono spesso su LinkedIn, un simile mestiere porta nelle casse dell’editrice accademica britannica quasi un miliardo di sterline. Il fatturato 2022-2023 per la OUP sta a ben £825 milioni – circa 963 milioni di euro –, con il suo Oxford English Dictionary a fare da aprifila. Gli stessi esperti linguisti di Oxford hanno preparato una lista di parole, messe a disposizione delle persone che hanno potuto votare quale, secondo loro, rappresentava al meglio l’anno ormai trascorso. Un modello di democrazia lessicale, che ha voluto rappresentare – secondo la OUP – «un interessante esempio di come la lingua può essere formata, plasmata e condivisa all'interno della comunità, prima di essere diffusa più ampiamente».

(NON) IL PRIMO VOCABOLARIO


Gli esempi di come si possa plasmare una lingua non sono solo appannaggio della nostra epoca. Gli idiomi non sono arrivati fino a noi intatti in una campana di vetro, e ora, coi potenti mezzi della modernità, li alteriamo coi vari “petaloso” e neologismi da GenZ. No, le lingue sono materie cangianti, impossibili da incasellare in compartimenti stagni. Per un filosofo del linguaggio come Gottlob Frege, quando vogliamo conoscere perché assegniamo un senso e un significato a un determinato nome, dobbiamo risalire indietro nel tempo fino al suo ‘battesimo’. Ovvero, fino alla prima volta in cui un essere umano ha usato quello stesso nome per riferirsi esattamente a ciò a cui fa riferimento oggi. Per dire: se oggi noi chiamiamo ‘cane’ il migliore amico dell’uomo, bisogna ringraziare il primo tizio che ha indicato l’animale e ha detto “Questo è un cane”. Ta-dan! Battesimo fatto.

Ecco, non bisogna andare così a ritroso per trovare le parole del primissimo Oxford English Dictionary, iniziato nel 1879. Il maggiore artefice dell’imponente opera, per certi versi il capostipite dei lessicografi oxfordiani, fu James Murray, uno studioso membro della Philological Society, scozzese e autodidatta. Non proprio due aggettivi qualsiasi, se l’ateneo più importante del mondo anglosassone decide di affidarti un lavoro del genere. Per dire: il primo dizionario oxfordiano porterà in dote ben 12 volumi, quasi 415 mila definizioni e circa 2 miliardi di citazioni, con relativi esempi. E qui non c’erano battesimi freghiani, semmai cresime e matrimoni, ché i termini erano già belli che consolidati.

LETTERE E LIKE


Per certi versi, il lavoro di Murray non è stato poi così diverso da quello dei linguisti oxfordiani di oggi. Entrambe le figure sono state, e sono tuttora, al centro di un motore editoriale – ed economico – fondamentale per un intero idioma. E se è vero che una lingua si plasma in base all’epoca in cui viene utilizzata, è anche vero che non sono stati dissimili neanche i metodi: se per eleggere la parola del 2023 si è scelto di far votare le persone, per redigere il vocabolario più importante dell’inglese, Oxford e Murray hanno chiamato a raccolta tutti i possibili alleati, istituendo un servizio postale dedicato, con una corrispondenza fittissima di lemmi e parole. Vista la mole di carta e di inchiostro che si è ricevuta durante i lavori, è difficile dire con esattezza quanti neologismi girassero tra le scrivanie di Murray e della sua equipe. Ancora più difficile è pensare come avrebbe reagito lo stesso Murray di fronte a una giovane parola come Rizz. Ciò che invece possiamo fare è parafrasare quanto abbiamo letto poco sopra proprio a proposito della scelta popolare della GenZ: l’elezione di un neologismo internettiano a parola del 2023 è un interessante esempio di come la lingua possa essere formata, plasmata e trasformata. E chissà cosa avrebbe detto il professor Murray in proposito.

BONUS TRACK


A pensarci sembra strano che Rizz abbia battuto termini riferiti all’Intelligenza Artificiale, ormai diffusissimi, come Promtp. Sarà che un computer non ha tutto questo charme...?

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