Gestione del portafoglio
Ecco le condizioni che secondo GAM possono rendere il 2024 l’anno dei bond
Se l’inflazione proseguisse come prospettato da Powell, sia la Fed che la Bce potrebbero ammorbidire il rallentamento economico e allentare la stretta monetaria senza riavviare la corsa dei prezzi al consumo
di Leo Campagna 16 Dicembre 2023 09:30
A poche settimane dal traguardo, si può affermare che il 2023 si sia rivelato un anno migliore di ogni previsione. Dodici mesi fa la stragrande maggioranza, per non dire praticamente tutti, gli outlook sulle prospettive economiche davano per certo la recessione alla luce del balzo dei tassi ufficiali americani passati da 0,25% a 5,5% in 15 mesi.
Invece le ingenti manovre fiscali espansive attuate sia negli Stati Uniti sia in Europa hanno fornito linfa ai consumi che sono rimasti resilienti nonostante la corsa dei prezzi al consumo mentre i margini aziendali sono cresciuti a livelli record. Dal punto di vista degli investitori, i principali mercati azionari hanno recuperato tutte (Europa e Giappone), o in buona parte (Stati Uniti), le perdite accumulate nel 2022, con la sola eccezione della Cina.
“In ambito obbligazionario, invece, anche il 2023 si è rivelato un anno complicato con continui cambi di direzione e ancora con un trend negativo” fa sapere Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM (Italia) SGR. Almeno fino a qualche settimana fa. Dal mese di novembre, infatti, si è innestato un rally sui mercati finanziari che ha coinvolto anche il reddito fisso. A spingere le quotazioni al rialzo le aspettative di riduzione dei tassi nel 2024.
“Tuttavia le previsioni di sei tagli da parte della Federal Reserve statunitense che il mercato sta prezzando in questo momento ci sembrano eccessive e, soprattutto, non conciliabili con uno scenario di soft landing”, sottolinea Mauri Brusa. Considerazioni che il manager si sente di sostenere alla luce di un carovita in contrazione, ma in modo lento, e un mercato del lavoro che mostra i primi segnali di flessione dopo aver raggiunto livelli mai visti in precedenza.
Ad esempio, le offerte di lavoro aperte dalle aziende statunitensi ancora inevase (i cosiddetti Jolts), sono scese dai 12 milioni ad inizio 2022 alle attuali 8,7 milioni, ma restano comunque su un livello più elevato di tutti quelli registrati prima della pandemia. “È improbabile che la Fed in questa situazione possa portare i tassi al 3,5% già il prossimo anno, con il rischio di ritrovarsi nella imbarazzante condizione di dover fare un’inversione a U di fronte a nuove fiammate inflattive” spiega il manager di GAM (Italia) SGR.
È vero, ammette Mauri Brusa, che il Fomc (l’organismo della Fed che decide sui tassi USA) nell’ultima riunione non ha escluso tre possibili tagli dei tassi per il 2024, tuttavia potrebbero non bastare. È probabile che nei prossimi trimestri risultino più evidenti le conseguenze su consumatori e imprese della stretta monetaria fin qui attuata. Inoltre, non si può escludere che, l’assenza degli aiuti fiscali e l’esaurimento dei risparmi accumulati durante i lockdown, producano sui consumi, e quindi sull’economia, un contraccolpo negativo sul finire del prossimo anno come quello atteso per il 2023.
“Se la traiettoria dell’inflazione proseguisse come prospettato da Powell, sia la Fed che, a ruota, la Bce potrebbero ammorbidire il rallentamento economico e allentare la stretta monetaria senza riavviare la corsa dei prezzi al consumo. Uno scenario di questo tipo dovrebbe rivitalizzare il comparto obbligazionario, con probabile irripidimento delle curve dei rendimenti che tornerebbero inclinate positivamente. In caso contrario non si può escludere una fase di stagflazione, anche se al momento non ci sono segnali in questa direzione” conclude il gestore del team Multi Asset Italia di GAM (Italia) SGR.
MERCATI AZIONARI IN RECUPERO
Invece le ingenti manovre fiscali espansive attuate sia negli Stati Uniti sia in Europa hanno fornito linfa ai consumi che sono rimasti resilienti nonostante la corsa dei prezzi al consumo mentre i margini aziendali sono cresciuti a livelli record. Dal punto di vista degli investitori, i principali mercati azionari hanno recuperato tutte (Europa e Giappone), o in buona parte (Stati Uniti), le perdite accumulate nel 2022, con la sola eccezione della Cina.
UN 2023 COMPLICATO PER IL REDDITO FISSO
“In ambito obbligazionario, invece, anche il 2023 si è rivelato un anno complicato con continui cambi di direzione e ancora con un trend negativo” fa sapere Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM (Italia) SGR. Almeno fino a qualche settimana fa. Dal mese di novembre, infatti, si è innestato un rally sui mercati finanziari che ha coinvolto anche il reddito fisso. A spingere le quotazioni al rialzo le aspettative di riduzione dei tassi nel 2024.
SEI TAGLI DEI TASSI USA NEL 2024 SEMBRANO ECCESSIVI
“Tuttavia le previsioni di sei tagli da parte della Federal Reserve statunitense che il mercato sta prezzando in questo momento ci sembrano eccessive e, soprattutto, non conciliabili con uno scenario di soft landing”, sottolinea Mauri Brusa. Considerazioni che il manager si sente di sostenere alla luce di un carovita in contrazione, ma in modo lento, e un mercato del lavoro che mostra i primi segnali di flessione dopo aver raggiunto livelli mai visti in precedenza.
OFFERTE DI LAVORO USA ANCORA SU LIVELLI ELEVATI
Ad esempio, le offerte di lavoro aperte dalle aziende statunitensi ancora inevase (i cosiddetti Jolts), sono scese dai 12 milioni ad inizio 2022 alle attuali 8,7 milioni, ma restano comunque su un livello più elevato di tutti quelli registrati prima della pandemia. “È improbabile che la Fed in questa situazione possa portare i tassi al 3,5% già il prossimo anno, con il rischio di ritrovarsi nella imbarazzante condizione di dover fare un’inversione a U di fronte a nuove fiammate inflattive” spiega il manager di GAM (Italia) SGR.
POSSIBILE CONTRACCOLPO SUI CONSUMI E SULL’ECONOMIA
È vero, ammette Mauri Brusa, che il Fomc (l’organismo della Fed che decide sui tassi USA) nell’ultima riunione non ha escluso tre possibili tagli dei tassi per il 2024, tuttavia potrebbero non bastare. È probabile che nei prossimi trimestri risultino più evidenti le conseguenze su consumatori e imprese della stretta monetaria fin qui attuata. Inoltre, non si può escludere che, l’assenza degli aiuti fiscali e l’esaurimento dei risparmi accumulati durante i lockdown, producano sui consumi, e quindi sull’economia, un contraccolpo negativo sul finire del prossimo anno come quello atteso per il 2023.
LO SCENARIO FAVOREVOLE AI BOND
“Se la traiettoria dell’inflazione proseguisse come prospettato da Powell, sia la Fed che, a ruota, la Bce potrebbero ammorbidire il rallentamento economico e allentare la stretta monetaria senza riavviare la corsa dei prezzi al consumo. Uno scenario di questo tipo dovrebbe rivitalizzare il comparto obbligazionario, con probabile irripidimento delle curve dei rendimenti che tornerebbero inclinate positivamente. In caso contrario non si può escludere una fase di stagflazione, anche se al momento non ci sono segnali in questa direzione” conclude il gestore del team Multi Asset Italia di GAM (Italia) SGR.