Materie prime

Commodity in movimento, ma petrolio e oro restano protagonisti anche nel 2024

Petrolio sul viale del tramonto dopo la COP28, ma sempre chiave per economie e mercati, mentre l'oro potrebbe beneficiare del ciclo di allentamento monetario e del calo dei rendimenti

di Stefano Caratelli 18 Dicembre 2023 08:21

financialounge -  materie prime petrolio Weekly Bulletin
L’aggettivo ‘storico’ è stato profuso forse anche troppo per l’abbandono definitivo dei combustibili fossili deciso sulla carta dalla COP28. La fine dell’età del petrolio è qualcosa di paragonabile a quella dell’età della pietra più o meno 5.000 anni fa quando l’umanità passò all’era dei metalli? Il parallelo riporta a mezzo secolo fa, quando a un mondo che si interrogava sul rischio di esaurimento delle riserve petrolifere l’allora onnipotente ministro del petrolio saudita Ahmed Zaki Yamani diede una risposta definitiva: l’età della pietra non è finita per mancanza di pietre. Yamani inventò l’Opec ed era considerato dai mercati delle commodity, ma anche dal Forex e dalle Borse, una specie di oracolo, una sua alzata di sopracciglio muoveva di una decina di dollari il prezzo del greggio. Magari aveva la vista così lunga da vedere in un futuro allora lontanissimo la crisi climatica, la transizione green e l’abbandono del petrolio.

FATTORE CHIAVE PER I MERCATI ANCHE NEL 2024


Ma commodity non vuol dire solo oro nero, anche quello giallo, una varietà di metalli, materie prime e prodotti agricoli, che nel 2024 potrebbero essere uno dei fattori chiave per l’andamento dei mercati finanziari. Cominciamo dal giallo metallo, bene rifugio per eccellenza, dalla notte dei tempi, che si avvia a chiudere il 2023 con il primo rialzo annuale dal 2020, sostenuto dal dollaro debole e dalle attese di inflazione e tassi ancora elevati che hanno caratterizzato buona parte dell’anno che sta per finire, per lasciare il passo allo scenario di allentamento monetario che ha alimentato il recente rally di azioni e bond. Uno scenario non negativo per l’oro, che tende a performare meglio in un ambiente di tassi in ribasso in quanto non ha un rendimento fisso e non stacca cedole.

AVVICINAMENTO AL RECORD DEL 1980


L’inflazione in picchiata ha spinto in territorio positivo i rendimenti reali dei Treasury USA a 10-anni, riportando il prezzo spot dell’oro vicino ai massimi storici sopra i 2.000 dollari l’oncia. Ma non è ancora così per il prezzo aggiustato per l’inflazione, come mostra il grafico qui sotto, che viaggia ancora un 20% sotto il record di sempre toccato nel 1980.




Per gli investitori che considerano l’oro come un diversificatore di portafoglio, il 2024 presenta un paio di importanti fattori favorevoli: tassi di interesse attesi in ribasso e incertezza geopolitica in aumento. Negli ultimi 50 anni il prezzo del metallo ha ricevuto due forti spinte al rialzo, la prima violenta dopo l’abbandono del legame con il dollaro da parte di Nixon nel 1971 combinata con l’inflazione galoppante degli anni successivi, e la diffusione sul mercato retail del risparmio all’inizio del millennio grazie agli ETF.

TRA LE COMMODITY PIU’ SCAMBIATE ANCORA I ‘SOLITI NOTI’


Petrolio e oro nel 2023 sono rimasti in cima alla lista degli scambi di mercato nel grande universo delle commodity che ai primi posti continua a vedere i “soliti noti”, dagli altri prodotti energetici a soia, mais, grano, da ferro e acciaio a rame, argento e alluminio.  Nel 2024 potrebbe cominciare a cambiare il mix con le new entry dell’onda digitale e della transizione green, come il litio e le terre rare, il cui investimento è ancora poco diffuso anche per la scarsità di prodotti finanziari specifici, ma secondo il recentissimo outlook di JP Morgan i protagonisti non cambieranno.

BRENT SOSTENUTO DA EMERGENTI E USA, LE SCELTE IN AGRICOLTURA


Nel dettaglio, la grande casa prevede un prezzo del Brent sostanzialmente piatto con domanda globale in aumento sostenuta da Emergenti e USA, per poi arretrare sensibilmente nel 2025. Oro e argento dovrebbero brillare proprio grazie ai tagli della Fed e alla caduta dei rendimenti obbligazionari americani, anche se sarà difficile azzeccare il momento giusto per entrare tra il 2024 e la prima metà del 2025. In agricoltura, le preferenze vanno allo zucchero e in misura minore a grano, olio di semi e cotone. Da ricordare tra i vantaggi dell’investimento in commodity che non sono legate al brand del produttore, come avviene per tutti i beni di consumo.

BOTTOM LINE


L’investitore che approfitta delle vacanze in arrivo per mettere a punto il posizionamento nel 2024 non può ignorare un mercato delle commodity in movimento carsico, ma destinato a non cambiare protagonisti nel breve-medio termine. L’oro mantiene il suo appeal ma viaggia sopra i massimi della crisi del debito sovrano europeo, il petrolio è sulla strada di un declino storico ma i è esposto alle turbolenze geopolitiche. Le commodity vanno seguite non solo per eventuali bilanciamenti di portafoglio, ma anche e forse soprattutto per gli impatti e gli effetti a catena che possono avere sugli altri mercati, a cominciare da azioni, bond e valute.

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