L'analisi di settore
Capital Group: i veicoli elettrici riusciranno a sorpassare le auto a combustione?
Si accelera sulla produzione delle automobili elettriche, cercando di superare la supremazia conquistata dalla Cina e di regolamentare il settore in Europa. Si aprono diverse sfide per gli automaker europei
di Annalisa Lospinuso 20 Dicembre 2023 09:30
Che il futuro sarà dei veicoli elettrici si percepisce da tanti dettagli. Cresce l’interesse dei consumatori ma bisognerà capire se gli europei saranno interessati ad acquistare veicoli elettrici cinesi e se, di contro, i produttori di auto della Cina abbatteranno i prezzi per acquisire quote di mercato. Michael Cohen, gestore di portafoglio di Capital Group, sottolinea come la Cina abbia sorpassato il Giappone come maggiore esportatore di automobili su scala globale, un successo inimmaginabile solo un decennio fa.
Numerosi produttori di veicoli elettrici cinesi stanno iniziando a muoversi nel mercato europeo, saggiando la domanda nei mercati sviluppati. Pronta la reazione degli enti di regolamentazione e dei vertici politici europei che stanno cercando di capire come tutelare al meglio il settore automobilistico tradizionalmente solido. “È troppo presto per sapere come si svilupperà la situazione – continua Cohen – ma sembra chiaro che l’assetto odierno cambierà le dinamiche operative dei produttori di auto europei e le modalità con cui gli investitori ne valuteranno il business in futuro”.
È sempre più chiaro che la Cina è al primo posto nella produzione di veicoli elettrici e nella tecnologia delle batterie perché beneficia di essersi mossa per prima nel settore. Già dal 2009 ha investito molto e ad oggi rappresenta circa il 60% della produzione di veicoli elettrici globale, grazie anche al costo della manodopera inferiore, ai progressi nel campo dei software e all’abbondanza di minerali chiave utilizzati nelle batterie dei veicoli elettrici. È ormai chiaro che i produttori europei stanno perdendo terreno in Cina, almeno per ora. I marchi cinesi come BYD, Li Auto e XPeng hanno acquisito popolarità non solo tra i consumatori nazionali ma anche in diversi mercati europei e asiatici.
L’Europa reagisce tentando di tutelare il suo settore automobilistico, che contribuisce in gran parte al mercato del lavoro e alla crescita economica generale. A settembre, la Commissione Europea ha avviato un’indagine sulle importazioni di veicoli elettrici dalla Cina e sulla possibilità che i produttori di auto cinesi stiano beneficiando dei sussidi pubblici. “A nostro avviso l’Unione Europea – dice il gestore di portafoglio di Capital Group – sta oggi cercando di reagire alle difficoltà derivanti dalla sua dipendenza dalla Cina. In un contesto di rischi geopolitici crescenti, l’Ue probabilmente vuole evitare una situazione analoga a quella che si era venuta a creare a causa dell’eccessiva dipendenza dall’energia russa quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Siamo inoltre dell’idea che l’Ue stia ancora pagando le conseguenze della marcia indietro nel campo dei pannelli solari oltre un decennio fa, che si è tradotta nella cessione della principale quota di mercato ai produttori cinesi”. La Commissione si muove in un terreno delicato, tentando di difendere gli interessi dei suoi principali Stati membri, come Francia e Germania, ma nello stesso tempo di non danneggiare Paesi che hanno interessi commerciali in questo campo con la Cina, come l’Ungheria.
Una sfida per i principali produttori di auto europei: il loro svantaggio in termini di costi è significativo e saranno necessari ampi investimenti per mettersi al passo con i produttori di veicoli elettrici cinesi e con Tesla, il principale produttore statunitense di lusso. Le attuali valutazioni dei maggiori automaker in Europa non scontano un futuro molto luminoso. “Molti trattano a meno di 4x gli utili attesi per i prossimi 12 mesi, secondo le stime di consensus raccolte da FactSet all’8 novembre 2023. Le aziende stesse ne sono consapevoli e stanno cercando di reagire”, dice Capital Group.
Non mancano le preoccupazioni legate alla domanda a breve termine insieme con l’incertezza economica che hanno spinto alcuni produttori di auto a ridimensionare i loro outlook rialzisti sui veicoli elettrici. La corsa alla riduzione dei costi e dei prezzi potrebbe spingere fuori dal business i produttori di veicoli elettrici meno capitalizzati, con una possibile ondata di consolidamenti. “Fino ad allora – conclude Michael Cohen – riteniamo che sarebbe un errore escludere i produttori di auto europei. Le valutazioni ridotte e i progressi tecnologici potrebbero offrire agli investitori degli entry point interessanti. Gli automaker europei sono forti di un passato lungo e glorioso. Hanno già affrontato situazioni simili, riuscendo a eludere la concorrenza dei produttori giapponesi”.
L'EVOLUZIONE DEL SETTORE AUTOMOBILISTICO
Numerosi produttori di veicoli elettrici cinesi stanno iniziando a muoversi nel mercato europeo, saggiando la domanda nei mercati sviluppati. Pronta la reazione degli enti di regolamentazione e dei vertici politici europei che stanno cercando di capire come tutelare al meglio il settore automobilistico tradizionalmente solido. “È troppo presto per sapere come si svilupperà la situazione – continua Cohen – ma sembra chiaro che l’assetto odierno cambierà le dinamiche operative dei produttori di auto europei e le modalità con cui gli investitori ne valuteranno il business in futuro”.
LA SUPREMAZIA DELLA CINA
È sempre più chiaro che la Cina è al primo posto nella produzione di veicoli elettrici e nella tecnologia delle batterie perché beneficia di essersi mossa per prima nel settore. Già dal 2009 ha investito molto e ad oggi rappresenta circa il 60% della produzione di veicoli elettrici globale, grazie anche al costo della manodopera inferiore, ai progressi nel campo dei software e all’abbondanza di minerali chiave utilizzati nelle batterie dei veicoli elettrici. È ormai chiaro che i produttori europei stanno perdendo terreno in Cina, almeno per ora. I marchi cinesi come BYD, Li Auto e XPeng hanno acquisito popolarità non solo tra i consumatori nazionali ma anche in diversi mercati europei e asiatici.
LA TUTELA DELL'UE
L’Europa reagisce tentando di tutelare il suo settore automobilistico, che contribuisce in gran parte al mercato del lavoro e alla crescita economica generale. A settembre, la Commissione Europea ha avviato un’indagine sulle importazioni di veicoli elettrici dalla Cina e sulla possibilità che i produttori di auto cinesi stiano beneficiando dei sussidi pubblici. “A nostro avviso l’Unione Europea – dice il gestore di portafoglio di Capital Group – sta oggi cercando di reagire alle difficoltà derivanti dalla sua dipendenza dalla Cina. In un contesto di rischi geopolitici crescenti, l’Ue probabilmente vuole evitare una situazione analoga a quella che si era venuta a creare a causa dell’eccessiva dipendenza dall’energia russa quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Siamo inoltre dell’idea che l’Ue stia ancora pagando le conseguenze della marcia indietro nel campo dei pannelli solari oltre un decennio fa, che si è tradotta nella cessione della principale quota di mercato ai produttori cinesi”. La Commissione si muove in un terreno delicato, tentando di difendere gli interessi dei suoi principali Stati membri, come Francia e Germania, ma nello stesso tempo di non danneggiare Paesi che hanno interessi commerciali in questo campo con la Cina, come l’Ungheria.
LA SFIDA PER I PRODUTTORI EUROPEI
Una sfida per i principali produttori di auto europei: il loro svantaggio in termini di costi è significativo e saranno necessari ampi investimenti per mettersi al passo con i produttori di veicoli elettrici cinesi e con Tesla, il principale produttore statunitense di lusso. Le attuali valutazioni dei maggiori automaker in Europa non scontano un futuro molto luminoso. “Molti trattano a meno di 4x gli utili attesi per i prossimi 12 mesi, secondo le stime di consensus raccolte da FactSet all’8 novembre 2023. Le aziende stesse ne sono consapevoli e stanno cercando di reagire”, dice Capital Group.
LE PREOCCUPAZIONI DEGLI INVESTITORI
Non mancano le preoccupazioni legate alla domanda a breve termine insieme con l’incertezza economica che hanno spinto alcuni produttori di auto a ridimensionare i loro outlook rialzisti sui veicoli elettrici. La corsa alla riduzione dei costi e dei prezzi potrebbe spingere fuori dal business i produttori di veicoli elettrici meno capitalizzati, con una possibile ondata di consolidamenti. “Fino ad allora – conclude Michael Cohen – riteniamo che sarebbe un errore escludere i produttori di auto europei. Le valutazioni ridotte e i progressi tecnologici potrebbero offrire agli investitori degli entry point interessanti. Gli automaker europei sono forti di un passato lungo e glorioso. Hanno già affrontato situazioni simili, riuscendo a eludere la concorrenza dei produttori giapponesi”.