Salta l’accordo da 20 miliardi tra Adobe e Figma

In seguito all'intervento dell'antitrust, Adobe abbandona l'intenzione di acquisire il rivale leader nella progettazione di UX/UI

di Stefano Silvestri 20 Dicembre 2023 16:20

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Quando lo scorso settembre Adobe ha comunicato l’intenzione di comprare Figma per 20 miliardi di dollari, il mondo della tecnologia è stato scosso da un fremito. Parliamo di un’azienda, Figma, capace in poco tempo di rivaleggiare nella progettazione di UX/UI con Adobe e col suo Adobe XD, e più volte indicata come una storia di successo. Incapace di tenere il passo di un underdog sbucato da nulla, Adobe aveva pensato bene di procedere all’acquisizione del rivale per un valore di 20 miliardi di dollari. Perché se non puoi combatterli, è meglio farseli amici. In queste ore, però, ecco l’annuncio del passo indietro.

MA COSA STAVA COMPRANDO ADOBE?


I software di design UI e UX sono applicazioni dedicate alla creazione e allo sviluppo di interfacce utente (UI) e all'ottimizzazione dell'esperienza utente (UX). I programmi per il design UI si focalizzano sull'aspetto visivo e sul funzionamento delle interfacce, mentre quelli per il design UX si dedicano a migliorare l'interazione complessiva dell'utente con il prodotto o servizio. Ad esempio, un'applicazione come Figma è particolarmente utile quando si lavora allo sviluppo di una nuova app mobile, e si voglia valutarne l'usabilità e le funzionalità prima del lancio sul mercato. Allo stesso modo, un'azienda che desideri rinnovare il proprio sito web, utilizzando gli strumenti di progettazione UI può ideare un nuovo layout, mentre con gli strumenti UX può garantire che questo sia semplice da navigare per gli utenti finali.

IL VETO E LE SUE RICADUTE


L'annuncio dell'intento di Adobe di acquisire Figma, dicevamo, aveva creato una notevole turbolenza nel settore tecnologico. E non solo, visto che l’annunciata operazione ha sollevato le perplessità delle autorità antitrust, in particolare nel Regno Unito e nell'Unione Europea. Di conseguenza, a fronte di un'intensificazione della pressione regolatoria, Adobe e Figma hanno comunicato la loro decisione comune di annullare l'accordo. Le ricadute di questa decisione significano per Figma perdere la possibilità di un guadagno di 20 miliardi di dollari, ovviamente; e per Adobe il versamento a Figma di una penale di 1 miliardo di dollari, a causa dell'annullamento dell'accordo. "Adobe e Figma sono fortemente in disaccordo con le recenti conclusioni delle autorità di regolamentazione, ma riteniamo che sia nel nostro reciproco interesse procedere indipendentemente", ha dichiarato in una dichiarazione Shantanu Narayen, presidente e CEO di Adobe. "Sebbene Adobe e Figma condividessero la visione di ridefinire congiuntamente il futuro della creatività e della produttività, continuiamo ad essere ben posizionati per sfruttare la nostra enorme opportunità di mercato e la nostra missione di cambiare il mondo attraverso esperienze digitali personalizzate".

LE PERPLEPESSITÀ DELL’ANTITRUST


Nella loro argomentazione contro l'acquisizione, le autorità regolatorie hanno sottolineato il dominio quasi esclusivo di Adobe nel settore dei software di design che si sarebbe così venuto a creare. Pochi giorni fa, l'Autorità per la concorrenza e i mercati del Regno Unito (CMA) aveva suggerito ad Adobe di procedere a un'ampia cessione di asset, incluso il codice sorgente e personale tecnico, per ristabilire un ambiente competitivo. Domani era previsto un incontro per discutere la decisione preliminare della CMA di ostacolare l'accordo, mentre la data limite per decidere definitivamente sull'acquisizione era stata fissata al 25 febbraio. Anche la Commissione europea aveva avviato un'indagine simile sull'accordo e, secondo Bloomberg, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) stava preparando indagini analoghe. Tuttavia, dopo l'annuncio di Adobe di interrompere l'acquisizione, la Commissione europea ha deciso di terminare la propria indagine antitrust. Con tutta questa pressione addosso, infatti, Adobe si è trovata con pochissimo margine di manovra per portare avanti la fusione ed entrare in possesso di quegli asset di Figma che sperava di ottenere. "Non è l'esito che speravamo", ha dichiarato in una dichiarazione il CEO di Figma Dylan Field. "Ma nonostante le migliaia di ore trascorse con i regolatori di tutto il mondo a descrivere le differenze tra le nostre aziende, i nostri prodotti e i mercati che serviamo, non vediamo più un percorso verso l'approvazione normativa dell'accordo".

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