L'analisi
Per Generali Investments è presto per aumentare il peso negli asset rischiosi
I rischi economici all’orizzonte, la riluttanza delle banche centrali a vedere un allentamento troppo rapido delle condizioni finanziarie e lo scenario favorevole già prezzato dal mercato lo sconsigliano
di Leo Campagna 21 Dicembre 2023 07:55
Le prospettive globali dovrebbero stabilizzarsi entro metà anno, sulla scia di un ciclo globale delle scorte che tocca il minimo e della discreta tenuta dei mercati del lavoro e dei redditi reali. Una politica monetaria tendenzialmente meno restrittiva potrebbe consentire alla crescita di ingranare nelle fasi successive dell'anno. Sono alcuni egli aspetti dai quali parte il commento macro di Vincent Chaigneau, Head of Research, Generali Investments sull’outlook 2024.
“Segnali sempre più evidenti di frenata dei prezzi hanno convinto le principali banche centrali a mettere in pausa il rialzo dei tassi che hanno raggiunto i livelli massimi che, tuttavia, dovrebbero essere mantenuti ben oltre i primi mesi del 2024. Anche perché difficilmente l'inflazione core scenderà sotto il 3% prima di metà anno” fa sapere Chaigneau.
Secondo il manager gli investitori dovranno valutare se conviene anticipare la svolta, dal momento un prolungato ribasso dei rendimenti obbligazionari allenterebbe le condizioni finanziarie ritardando i tagli al costo del denaro attesi. “Riteniamo che i primi tagli dovrebbero prendere forma non prima di giugno negli Stati Uniti e nell'Area Euro, mentre la BoJ potrebbe andare in controtendenza rispetto al resto del mondo con un primo rialzo dei tassi, probabilmente nella seconda metà dell'anno”, spiega l’Head of Research di Generali Investments.
Anche il fronte geopolitico desta preoccupazione: la guerra all'Ucraina e l'attacco terroristico contro Israele forse hanno segnato l'inizio di un'era più volatile, con il mondo in transizione verso un nuovo ordine multipolare. Tra i rischi del 2024, Chaigneau segnala la possibile razionalizzazione della produzione di petrolio dell'OPEC+ spingendo al rialzo i prezzi del greggio a discapito del sostegno ai partiti principali e alle politiche sul clima in vista degli importanti appuntamenti elettorali in Europa (giugno) e negli Stati Uniti (novembre). Le tensioni fra Cina e Stati Uniti potrebbero intensificarsi durante la campagna elettorale e registrare una nuova escalation in caso di vittoria di Trump.
Nel frattempo restano in primo piano alcune tendenze strutturali come quelli di natura demografica, che impattano sui trend finanziari lentamente, e altri di più ampia portata, come il cambiamento climatico. “Le temperature record hanno accelerato la necessità di intervento mentre gli oneri saranno sempre più gravosi sulle finanze pubbliche, causando un impatto negativo sul binomio crescita-inflazione e nuove sfide per gli assicuratori” riferisce il manager.
Inoltre, mentre i processi di friend-shoring e de-risking in corso confermano il fenomeno della deglobalizzazione, continua a preoccupare la perdita di competitività dell'Europa. In tema di produttività, invece, sono interessanti le ricadute positive delle applicazioni dell'AI anche se gli effetti si vedranno solo gradualmente nel corso dei prossimi anni. “Infine ma non meno cruciale, la combinazione dei rendimenti reali più alti e crescita fiacca del Pil reale, crea un contesto poco propizio per la sostenibilità del debito sovrano. Su cui pesano anche le esigenze di spesa militare e gli investimenti per il contrasto del cambiamento climatico, con un rischio maggiore per l'Eurozona, data la mancata unione fiscale” puntualizza Chaigneau.
Il manager vede i rendimenti obbligazionari a fine 2024 al di sotto dei tassi a termine attuali, ma con un potenziale di ribasso limitato (soprattutto nel primo semestre dell'anno), per l’effetto delle dinamiche di offerta, del posizionamento degli investitori, della lenta disinflazione e di alcune tendenze delle banche centrali (QT, svolta della BoJ).
“Non crediamo sia il caso di riponderare precocemente gli asset rischiosi (azioni, high yield, ciclici, ecc.) in modo aggressivo anticipando i tagli dei tassi. A sconsigliarlo è lo scenario Goldilocks scontato attualmente, i rischi economici e la riluttanza delle banche centrali a vedere un allentamento troppo rapido delle condizioni finanziarie. I fattori fondamentali e tecnici dovrebbero favorire il credito IG mentre i settori con un'alta leva finanziaria restano esposti a una reazione ritardata ai massicci rialzi dei tassi nel periodo 2022-23” conclude l’Head of Research di Generali Investments.
BANCHE CENTRALI IN PAUSA
“Segnali sempre più evidenti di frenata dei prezzi hanno convinto le principali banche centrali a mettere in pausa il rialzo dei tassi che hanno raggiunto i livelli massimi che, tuttavia, dovrebbero essere mantenuti ben oltre i primi mesi del 2024. Anche perché difficilmente l'inflazione core scenderà sotto il 3% prima di metà anno” fa sapere Chaigneau.
PRIMI TAGLI DEI TASSI NEGLI USA E NELL’AREA EURO NON PRIMA DI GIUGNO
Secondo il manager gli investitori dovranno valutare se conviene anticipare la svolta, dal momento un prolungato ribasso dei rendimenti obbligazionari allenterebbe le condizioni finanziarie ritardando i tagli al costo del denaro attesi. “Riteniamo che i primi tagli dovrebbero prendere forma non prima di giugno negli Stati Uniti e nell'Area Euro, mentre la BoJ potrebbe andare in controtendenza rispetto al resto del mondo con un primo rialzo dei tassi, probabilmente nella seconda metà dell'anno”, spiega l’Head of Research di Generali Investments.
LE PREOCCUPAZIONE DAL FRONTE GEOPOLITICO
Anche il fronte geopolitico desta preoccupazione: la guerra all'Ucraina e l'attacco terroristico contro Israele forse hanno segnato l'inizio di un'era più volatile, con il mondo in transizione verso un nuovo ordine multipolare. Tra i rischi del 2024, Chaigneau segnala la possibile razionalizzazione della produzione di petrolio dell'OPEC+ spingendo al rialzo i prezzi del greggio a discapito del sostegno ai partiti principali e alle politiche sul clima in vista degli importanti appuntamenti elettorali in Europa (giugno) e negli Stati Uniti (novembre). Le tensioni fra Cina e Stati Uniti potrebbero intensificarsi durante la campagna elettorale e registrare una nuova escalation in caso di vittoria di Trump.
CAMBIAMENTO CLIMATICO
Nel frattempo restano in primo piano alcune tendenze strutturali come quelli di natura demografica, che impattano sui trend finanziari lentamente, e altri di più ampia portata, come il cambiamento climatico. “Le temperature record hanno accelerato la necessità di intervento mentre gli oneri saranno sempre più gravosi sulle finanze pubbliche, causando un impatto negativo sul binomio crescita-inflazione e nuove sfide per gli assicuratori” riferisce il manager.
DEGLOBALIZZAZIONE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE (AI)
Inoltre, mentre i processi di friend-shoring e de-risking in corso confermano il fenomeno della deglobalizzazione, continua a preoccupare la perdita di competitività dell'Europa. In tema di produttività, invece, sono interessanti le ricadute positive delle applicazioni dell'AI anche se gli effetti si vedranno solo gradualmente nel corso dei prossimi anni. “Infine ma non meno cruciale, la combinazione dei rendimenti reali più alti e crescita fiacca del Pil reale, crea un contesto poco propizio per la sostenibilità del debito sovrano. Su cui pesano anche le esigenze di spesa militare e gli investimenti per il contrasto del cambiamento climatico, con un rischio maggiore per l'Eurozona, data la mancata unione fiscale” puntualizza Chaigneau.
RENDIMENTI OBBLIGAZIONARI PIU’ BASSI A FINE 2024
Il manager vede i rendimenti obbligazionari a fine 2024 al di sotto dei tassi a termine attuali, ma con un potenziale di ribasso limitato (soprattutto nel primo semestre dell'anno), per l’effetto delle dinamiche di offerta, del posizionamento degli investitori, della lenta disinflazione e di alcune tendenze delle banche centrali (QT, svolta della BoJ).
FAVORITO IL CREDITO INVESTMENT GRADE (IG)
“Non crediamo sia il caso di riponderare precocemente gli asset rischiosi (azioni, high yield, ciclici, ecc.) in modo aggressivo anticipando i tagli dei tassi. A sconsigliarlo è lo scenario Goldilocks scontato attualmente, i rischi economici e la riluttanza delle banche centrali a vedere un allentamento troppo rapido delle condizioni finanziarie. I fattori fondamentali e tecnici dovrebbero favorire il credito IG mentre i settori con un'alta leva finanziaria restano esposti a una reazione ritardata ai massicci rialzi dei tassi nel periodo 2022-23” conclude l’Head of Research di Generali Investments.