L'analisi
PGIM: ''Negli Usa basse probabilità di recessione. Difficile per la Fed portare l'inflazione al 2%''
Per Greg Peters, Managing Director Co-Chief Investment Officer di PGIM Fixed Income, la Banca centrale americana potrebbe essere costretta a non tagliare i tassi nel 2024. Sui mercati bene la dispersione specie per gli high yield: situazione ideale per un gestore attivo
di Davide Lentini 26 Dicembre 2023 09:30
Raggiungere l’obiettivo del 2% dell’inflazione negli Stati Uniti? Per Greg Peters, Managing Director Co-Chief Investment Officer di PGIM Fixed Income, non sarà facile, anzi: secondo lui sarà un obiettivo “piuttosto sfuggente” per la Banca centrale statunitese. “La Fed - spiega Peters nella sua analisi - ha aumentato i tassi di interesse per diversi motivi: per rallentare l'economia, per aumentare la disoccupazione e per colpire l'inflazione. Ma credo sia davvero difficile immaginare un ambiente in cui l'inflazione si muova verso il trend in modo significativo quando si ha un mercato del lavoro così forte”.
Negli Stati Uniti, infatti, sebbene l’occupazione si stia raffreddando, ha raggiunto livelli molto alti. “Francamente - dice l’analista di PGIM - erano insostenibilmente forti”. Anche i consumi e l'economia si stanno ammorbidendo, ma restano sempre a alti livelli. Da tempo negli Usa si parla di possibile recessione, “la più prevista che non si è verificata”, spiega Peters, che per questo si dice ottimista: “Vedo gli Stati Uniti come un chiaro vincitore; penso ci sia una forza intrinseca nell'economia statunitense e sono rialzista sul dollaro nel medio-lungo termine".
"La storia - continua Peters - metterà in cattiva luce la politica dei tassi zero della Fed, che ha incoraggiato le persone ad acquistare asset più rischiosi. Ci troviamo in una situazione molto più naturale e credo che gli aumenti salariali che abbiamo registrato creino un'economia molto più equilibrata”. Per l’analista di PGIM la percentuale di possibilità che si verifichi una recessione nei prossimi 12 mesi non va oltre il 20/25%. E, nel caso succedesse, sarà più lunga e profonda di quanto previsto.
Rispetto ai mercati, Greg Peters vede un ottimo momento per il futuro del reddito fisso. “I rendimenti sono tornati a livelli rispettabili - spiega - e ci aspettiamo che si mantengano più o meno tali nel lungo periodo. Ciò dovrebbe consentire alle obbligazioni di mantenere un buon rendimento nei prossimi anni, anche se con una volatilità intermittente”. Per PGIM l’auspicio è che i tassi non salgano, ma restino sugli attuali livelli. In questo modo la curva dovrebbe normalizzarsi, in particolare nella parte posteriore più che in quella anteriore. “Penso che l'ostacolo al taglio dei tassi sia molto più alto di quanto credano gli operatori di mercato - aggiunge Peters - mentre quello al rialzo è molto più basso. E se ho ragione sul fatto che l'inflazione potrebbe iniziare a salire un po', sarà difficile tagliare i tassi”.
Dopo un 2023 a duration corta, Greg Peters si dice neutrale su questo fronte per i prossimi mesi. “La curva dei rendimenti è profondamente invertita - spiega - Storicamente questo è stato un sintomo di un eccesso di rialzo da parte della Fed, ma riteniamo che, per il momento, possiamo sopportare tassi più elevati grazie all'aumento dell'inflazione e della crescita. Riteniamo che la curva dei rendimenti si normalizzerà con il tempo, per cui rimaniamo corti anche sulla parte interna della curva dei rendimenti. Se si riavvolge l'orologio al 2019, nessuno voleva il reddito fisso. La domanda che ci veniva sempre rivolta era ‘perché preoccuparsi?’. E con il senno di poi, probabilmente era la domanda giusta da porsi. Ma - aggiunge l’analista di PGIM - credo che ci troviamo in una situazione molto più equilibrata e vediamo la possibilità di aumentare il reddito fisso come non accadeva da anni. Ogni investitore ha le proprie esigenze, naturalmente, ma credo che il reddito fisso stia finalmente soddisfacendo tali esigenze. Mentre quando i tassi erano a zero, non era così”.
Per PGIM il maggior valore del mercato è per i prodotti strutturati. “La tesi generale è quella di un aumento dei tipi di investimento sicuri e di qualità - conclude Greg Peters - Non credo che si sia costretti a uscire dalla curva del rischio: non è necessario per raggiungere i propri obiettivi. Ciò che ci entusiasma è la dispersione del mercato. Se guardiamo all'high yield, vediamo una dispersione così ampia come non si vedeva da tempo: una situazione ideale per un gestore attivo”.
''OTTIMISTA SULL'ECONOMIA USA''
Negli Stati Uniti, infatti, sebbene l’occupazione si stia raffreddando, ha raggiunto livelli molto alti. “Francamente - dice l’analista di PGIM - erano insostenibilmente forti”. Anche i consumi e l'economia si stanno ammorbidendo, ma restano sempre a alti livelli. Da tempo negli Usa si parla di possibile recessione, “la più prevista che non si è verificata”, spiega Peters, che per questo si dice ottimista: “Vedo gli Stati Uniti come un chiaro vincitore; penso ci sia una forza intrinseca nell'economia statunitense e sono rialzista sul dollaro nel medio-lungo termine".
POSSIBILITA' DI RECESSIONE SOTTO IL 25%
"La storia - continua Peters - metterà in cattiva luce la politica dei tassi zero della Fed, che ha incoraggiato le persone ad acquistare asset più rischiosi. Ci troviamo in una situazione molto più naturale e credo che gli aumenti salariali che abbiamo registrato creino un'economia molto più equilibrata”. Per l’analista di PGIM la percentuale di possibilità che si verifichi una recessione nei prossimi 12 mesi non va oltre il 20/25%. E, nel caso succedesse, sarà più lunga e profonda di quanto previsto.
''TAGLIO DEI TASSI DIFFICILE''
Rispetto ai mercati, Greg Peters vede un ottimo momento per il futuro del reddito fisso. “I rendimenti sono tornati a livelli rispettabili - spiega - e ci aspettiamo che si mantengano più o meno tali nel lungo periodo. Ciò dovrebbe consentire alle obbligazioni di mantenere un buon rendimento nei prossimi anni, anche se con una volatilità intermittente”. Per PGIM l’auspicio è che i tassi non salgano, ma restino sugli attuali livelli. In questo modo la curva dovrebbe normalizzarsi, in particolare nella parte posteriore più che in quella anteriore. “Penso che l'ostacolo al taglio dei tassi sia molto più alto di quanto credano gli operatori di mercato - aggiunge Peters - mentre quello al rialzo è molto più basso. E se ho ragione sul fatto che l'inflazione potrebbe iniziare a salire un po', sarà difficile tagliare i tassi”.
ALLA RICERCA DELL'ALFA
Dopo un 2023 a duration corta, Greg Peters si dice neutrale su questo fronte per i prossimi mesi. “La curva dei rendimenti è profondamente invertita - spiega - Storicamente questo è stato un sintomo di un eccesso di rialzo da parte della Fed, ma riteniamo che, per il momento, possiamo sopportare tassi più elevati grazie all'aumento dell'inflazione e della crescita. Riteniamo che la curva dei rendimenti si normalizzerà con il tempo, per cui rimaniamo corti anche sulla parte interna della curva dei rendimenti. Se si riavvolge l'orologio al 2019, nessuno voleva il reddito fisso. La domanda che ci veniva sempre rivolta era ‘perché preoccuparsi?’. E con il senno di poi, probabilmente era la domanda giusta da porsi. Ma - aggiunge l’analista di PGIM - credo che ci troviamo in una situazione molto più equilibrata e vediamo la possibilità di aumentare il reddito fisso come non accadeva da anni. Ogni investitore ha le proprie esigenze, naturalmente, ma credo che il reddito fisso stia finalmente soddisfacendo tali esigenze. Mentre quando i tassi erano a zero, non era così”.
ALTA DISPERSIONE DI MERCATO
Per PGIM il maggior valore del mercato è per i prodotti strutturati. “La tesi generale è quella di un aumento dei tipi di investimento sicuri e di qualità - conclude Greg Peters - Non credo che si sia costretti a uscire dalla curva del rischio: non è necessario per raggiungere i propri obiettivi. Ciò che ci entusiasma è la dispersione del mercato. Se guardiamo all'high yield, vediamo una dispersione così ampia come non si vedeva da tempo: una situazione ideale per un gestore attivo”.