L'analisi

Schroders: i problemi nel Mar Rosso non faranno saltare il taglio dei tassi di interesse

Secondo David Rees, Senior Emerging Markets Economist di Schroders, il contesto economico è diverso da quello del periodo pandemico, ma attenzione alla crescita del prezzo del petrolio causata dalle tensioni in Medio Oriente

di Antonio Cardarelli 12 Gennaio 2024 10:26

financialounge -  David Rees inflazione medio oriente Schroders
Le tensioni geopolitiche continuano ad essere uno dei driver principali su mercati ed economie anche nel 2024. Nelle ultime settimane l’attenzione si è spostata nel Mar Rosso, dove i ribelli Houthi hanno messo a segno decine di attacchi contro le navi che fanno rotta verso il Canale di Suez. Una rotta estremamente rilevante per le catene di approvvigionamento globali, come dimostra la decisione di Usa e Gran Bretagna (con il supporto di altri alleati) di bombardare alcune postazioni Houthi nello Yemen. Un intervento finalizzato a ripristinare la rotta più breve, evitando alle compagnie di trasporto marittimo di deviare verso l’Africa meridionale. Ma questa crisi rischia di ripercuotersi sull’inflazione e far deragliare il taglio dei tassi di interesse delle banche centrali? A rispondere è David Rees, Senior Emerging Markets Economist, Schroders.

I PROBLEMI DELLE ALTRE ROTTE COMMERCIALI


L'esperto di Schroders ricorda innanzitutto come la crisi del Mar Rosso sia arriva in concomitanza con i problemi nel Canale di Panama (dove una combinazione di siccità prodotta dai cambiamenti climatici e variazioni delle precipitazioni dovute a El Nino ha causato un abbassamento dei livelli delle acque) e con ritardi sulla rotta commerciale del fiume Reno, in Germania. Se si aggiungono le esercitazioni militari cinesi al largo di Taiwan, ecco che per le catene di approvvigionamento globali si profila il rischio di una tempesta perfetta. Eventi che, commenta Rees, evocano i problemi nelle rotte globali vissuti durante la pandemia che hanno provocato la crescita dell’inflazione e la risposta aggressiva delle banche centrali.

TRE DIFFERENZE SOSTANZIALI


Tutto ciò porta a chiedersi se i nuovi problemi delle catene di approvvigionamento implicheranno un aumento dell'inflazione, costringendo i policymaker a rivedere le relative prospettive. Molto dipenderà dalla durata degli attuali sconvolgimenti, ma secondo Rees tre importanti differenze “suggeriscono che è improbabile che i problemi nel Mar Rosso determinino un rialzo significativo dell'inflazione”. Innanzitutto, argomenta l’esperto di Schroders, le condizioni della domanda sono attualmente molto più deboli perché la crescita sta rallentando e l’Eurozona, per esempio, è già in recessione. La seconda differenza riguarda i modelli di consumo, oggi molto più equilibrati rispetto al periodo della pandemia, quando la richiesta si concentrava sui beni a scapito dei servizi. Infine, secondo Rees anche sul fronte dell'offerta, l'economia globale è in condizioni decisamente migliori e la produzione non è bloccata come ai tempi dei lockdown: le deviazioni intorno all'Africa meridionale allungheranno i tempi di consegna, ma le merci giungeranno comunque a destinazione, il che suggerisce che vere e proprie carenze sono improbabili.

ATTENZIONE AL PREZZO DELL’ENERGIA


Pochi rischi per quanto riguarda i beni, quindi. Ma secondo Rees la minaccia più immediata per l’inflazione globale potrebbe arrivare da un aumento dei prezzi dell’energia dovuti alle tensioni in Medio Oriente. Un aspetto che Schroders sta seguendo con attenzione e, secondo una simulazione, con il petrolio intorno ai 120 dollari al barile potrebbe portare l’economia globale verso la stagflazione e costringere le banche centrali almeno a rinunciare ai tagli. “Finora, i prezzi del petrolio hanno registrato un andamento soddisfacente e il petrolio greggio Brent è rimasto sostanzialmente invariato, a poco meno di 80 USD al barile – conclude Rees – Tuttavia, l'ultimo intoppo nelle rotte di trasporto costituisce l'ennesimo promemoria dei rischi associati a lunghe catene di approvvigionamento in un mondo sempre più frammentato. Di conseguenza, il riassetto delle filiere globali, che costituisce un pilastro fondamentale del nostro scenario del “3D reset”, sembra destinato a proseguire”.

Trending