Lo scenario
Pictet AM: i tassi diminuiranno lentamente, favoriti i mercati emergenti
Nel 2024 servirà cautela perché lo scenario fa presupporre un soft landing da parte delle banche centrali ma potrebbero esserci delle sorprese. Le azioni Usa sono costose, meglio puntare su quelle svizzere e giapponesi
di Annalisa Lospinuso 19 Gennaio 2024 09:12
L’economia globale potrebbe rallentare, ma rimane abbastanza resiliente da evitare un hard landing. L'inflazione è in calo in tutto il mondo, ma non mancano le incognite. Secondo la Strategy unit di Pictet Asset Management, nelle ultime settimane del 2023, le aspettative per uno scenario ottimale, il cosiddetto “Goldilocks”, hanno dato luogo a un forte trade reflazionistico sui mercati. “Abbiamo motivi per essere cauti, non da ultimo perché sembra che gli investitori stiano correndo troppo in un momento in cui le dinamiche di mercato di fine anno potrebbero distorcere i prezzi. Ecco perché preferiamo essere in linea con il benchmark nella nostra asset allocation, declassando le obbligazioni a neutrali e promuovendo a neutrale la liquidità. Rimaniamo neutrali anche sulle azioni”, dice il team di Pictet AM.
Secondo la Strategy unit di Pictet Asset Management, è improbabile che gli Stati Uniti riacquistino presto la leadership nella crescita tra le economie sviluppate, in quanto i settori manifatturiero e immobiliare hanno subito un rallentamento, così come i consumi statunitensi nei servizi. In questo contesto, la Fed potrebbe tagliare i tassi tre o quattro volte quest’anno, uno scenario molto meno accomodante di quanto prezzato dal mercato obbligazionario. Tuttavia, le aspettative del mercato di un allentamento fino a 150 punti base, il doppio di quanto segnalato nell’ultimo meeting della Fed, appaiono eccessive.
“Il nostro modello di valutazione – scrive la Strategy unit di Pictet Asset Management – mostra che le azioni sono ancora relativamente care anche dopo il rally obbligazionario, in particolare negli Stati Uniti, dove il premio per il rischio azionario si attesta a un minimo pluriennale del 3,8%. Prevediamo che la crescita degli utili societari delle aziende sviluppate sarà ben inferiore alle stime degli analisti, soprattutto negli Stati Uniti, dove il nostro scenario di base per un aumento dell’Eps del 2,5% è meno di un quinto delle stime di mercato”.
Se il mercato statunitense appare nuovamente costoso, le azioni di altri Paesi sembrano più appetibili: ad esempio le azioni svizzere e giapponesi. Il mercato svizzero è orientato verso i titoli di qualità, mentre le spinte strutturali legate all’uscita dalla deflazione e un forte programma di riforme supporteranno le azioni giapponesi. “Tra i comparti, privilegiamo i titoli quality e value. Manteniamo il sovrappeso sull’energia”, si legge nel report.
I prezzi del petrolio si sono ridotti, ma un calo dei tassi di interesse dovrebbe sostenere la domanda. Le tensioni in Medio Oriente e i recenti attacchi alle navi nel Mar Rosso da parte dei ribelli e dei pirati dello Yemen potrebbero innescare una nuova impennata dei prezzi del greggio.
Buone prospettive per quanto riguarda i Paesi in via di sviluppo, la cui crescita dovrebbe accelerare leggermente fino a raggiungere il 3,9%, appena al di sopra del potenziale, favorendo le valute e le obbligazioni dei mercati emergenti. Anche i Treasury USA hanno potenziale di crescita, nonostante il recente e significativo rally.
Il contesto macroeconomico suggerisce un maggiore orientamento verso le obbligazioni di elevata qualità, in particolare il debito investment grade statunitense. Le obbligazioni high yield non sono invece al momento particolarmente interessanti. Sul fronte valutario, invece, il dollaro americano subirà il peso della politica monetaria a del rallentamento dell’economia. Di contro, la normalizzazione della politica della BoJ, insieme agli afflussi di capitale, sarà un potente catalizzatore per trainare lo yen verso l’alto. Il franco svizzero, invece, beneficerà delle sue proprietà difensive, nonché della crescita non inflazionistica e della disciplina fiscale del Paese.
STATI UNITI VERSO LA RECESSIONE
Secondo la Strategy unit di Pictet Asset Management, è improbabile che gli Stati Uniti riacquistino presto la leadership nella crescita tra le economie sviluppate, in quanto i settori manifatturiero e immobiliare hanno subito un rallentamento, così come i consumi statunitensi nei servizi. In questo contesto, la Fed potrebbe tagliare i tassi tre o quattro volte quest’anno, uno scenario molto meno accomodante di quanto prezzato dal mercato obbligazionario. Tuttavia, le aspettative del mercato di un allentamento fino a 150 punti base, il doppio di quanto segnalato nell’ultimo meeting della Fed, appaiono eccessive.
SCENARIO DI BASE
“Il nostro modello di valutazione – scrive la Strategy unit di Pictet Asset Management – mostra che le azioni sono ancora relativamente care anche dopo il rally obbligazionario, in particolare negli Stati Uniti, dove il premio per il rischio azionario si attesta a un minimo pluriennale del 3,8%. Prevediamo che la crescita degli utili societari delle aziende sviluppate sarà ben inferiore alle stime degli analisti, soprattutto negli Stati Uniti, dove il nostro scenario di base per un aumento dell’Eps del 2,5% è meno di un quinto delle stime di mercato”.
AZIONI SVIZZERE E GIAPPONESI
Se il mercato statunitense appare nuovamente costoso, le azioni di altri Paesi sembrano più appetibili: ad esempio le azioni svizzere e giapponesi. Il mercato svizzero è orientato verso i titoli di qualità, mentre le spinte strutturali legate all’uscita dalla deflazione e un forte programma di riforme supporteranno le azioni giapponesi. “Tra i comparti, privilegiamo i titoli quality e value. Manteniamo il sovrappeso sull’energia”, si legge nel report.
MATERIE PRIME
I prezzi del petrolio si sono ridotti, ma un calo dei tassi di interesse dovrebbe sostenere la domanda. Le tensioni in Medio Oriente e i recenti attacchi alle navi nel Mar Rosso da parte dei ribelli e dei pirati dello Yemen potrebbero innescare una nuova impennata dei prezzi del greggio.
I PAESI IN VIA DI SVILUPPO
Buone prospettive per quanto riguarda i Paesi in via di sviluppo, la cui crescita dovrebbe accelerare leggermente fino a raggiungere il 3,9%, appena al di sopra del potenziale, favorendo le valute e le obbligazioni dei mercati emergenti. Anche i Treasury USA hanno potenziale di crescita, nonostante il recente e significativo rally.
GLI EFFETTI SULLE VALUTE
Il contesto macroeconomico suggerisce un maggiore orientamento verso le obbligazioni di elevata qualità, in particolare il debito investment grade statunitense. Le obbligazioni high yield non sono invece al momento particolarmente interessanti. Sul fronte valutario, invece, il dollaro americano subirà il peso della politica monetaria a del rallentamento dell’economia. Di contro, la normalizzazione della politica della BoJ, insieme agli afflussi di capitale, sarà un potente catalizzatore per trainare lo yen verso l’alto. Il franco svizzero, invece, beneficerà delle sue proprietà difensive, nonché della crescita non inflazionistica e della disciplina fiscale del Paese.