La situazione tedesca

La Financière de L’Échiquier: per uscire dalla crisi la Germania ha bisogno di più flessibilità

Da locomotiva d'Europa, a grande malato: per Enguerrand Artaz, Fund Manager di LFDE, il Governo tedesco deve affrontare sfide che richiedono maggiore elasticità. A cominciare dall'abolizione della cosiddetta regola del "freno al debito" che impedisce di riallocare 60 miliardi di fondi Covid

di Davide Lentini 7 Febbraio 2024 16:33

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Non usa mezzi termini Enguerrand Artaz, Fund Manager di La Financière de L’Échiquier, nell'illustrare la situazione della Germania, il vero malato d’Europa: “L'economia tedesca sta sprofondando - scrive nella sua analisi - e getta una luce cupa sull’intera Eurozona”. In effetti, con una crescita del Pil pari a -0,4% nel 2023, la performance peggiore dal 2008 ad esclusione della crisi del Covid, la Germania è ora il fanalino di coda dell'Unione monetaria. E anche la disoccupazione, sebbene sia ancora bassa, è in continua crescita ormai da un anno, mentre diminuisce nei Paesi del Sud, Italia e Spagna soprattutto.

IL CROLLO DELL'INDUSTRIA


“È il settore industriale, principale motore dell'economia, a trascinare il Paese verso il basso – spiega l’economista di La Financière de L’Échiquier - Il suo mix energetico, basato essenzialmente sul gas e sul carbone dopo l'abbandono dell'energia nucleare, ha pesantemente risentito del conflitto russo-ucraino, facendo lievitare i costi per le aziende del settore. Nel frattempo si sono anche deteriorati i mercati all’export a causa principalmente del marasma economico cinese”. Nell'arco di due anni, infatti, gli ordinativi industriali hanno subito il crollo più rapido dal 2009, a esclusione del Covid.

ANCHE L'IMMOBILIARE IN CRISI


Anche il settore immobiliare è in grave difficoltà. “Nell'ultimo decennio, la Germania ha assistito alla formazione graduale di una bolla immobiliare residenziale”, sottolinea Artaz. Dalla fine del 2013, a fronte di una carenza strutturale di alloggi, accentuata dall'afflusso di immigrati a partire dal 2015, il prezzo medio dell’immobiliare è cresciuto, raggiungendo a metà del 2022 un picco di oltre il 100% rispetto al 20-25% della Francia, ad esempio. Da allora, di fronte all’incremento sostenuto dei tassi di interesse, alla diminuzione dei redditi reali e al rallentamento economico, i prezzi sono scesi di oltre il 15%. “Questa spirale negativa ha pesantemente impattato l’edilizia, settore che sta subendo una delle flessioni delle sue attività più pronunciate di sempre, peggiore di quella del 2008, portando ai primi fallimenti di alcuni immobiliaristi”, aggiunge l’analista LFDE.

LA REGOLA DEL "FRENO AL DEBITO"


Come contrastare questa crisi, allora? Per Enguerrand Artaz la Germania ha un ampio margine di manovra. “La traiettoria del suo deficit rimane molto contenuta - spiega - e il suo debito, pari ad appena il 60% del Pil, la colloca tra i migliori della classe nel mondo sviluppato. Questo, però, senza tener conto del rovescio della medaglia delle sue qualità: oltranzista nel suo approccio ordoliberale, il governo tedesco non riesce a raggiungere un accordo sull'abolizione della cosiddetta regola del "freno al debito", una clausola che avrebbe consentito al deficit 2024 di superare la soglia dello 0,35% del Pil”.

TAGLI DI BILANCIO IN VISTA


Proprio a causa di questa regola, sarebbe stata contrastata la decisione della Corte Costituzionale tedesca di respingere la riallocazione di 60 miliardi di euro di fondi "Covid" a un fondo speciale per la transizione energetica e il clima. La conseguenza è che la Germania si sta avviando verso alcuni tagli di bilancio in un momento in cui la sua economia ha bisogno di sostegno.

"NON TAGLIAMO I TASSI"


“Anche nei corridoi della Banca centrale europea - rivela il Fund Manager di La Financière de L’Échiquier - i rappresentanti tedeschi continuano a sostenere la necessità di mantenere alti i tassi di interesse, a lungo, privando così l'economia di un'altra fonte di sostegno, quella della politica monetaria”.

LA RIPRESA BENEFICEREBBE TUTTA L'UE


"Senza gettare alle ortiche la sua tradizione basata su una gestione finanziaria rigorosa, la Germania si trova ora ad affrontare delle sfide che richiedono maggiore flessibilità - conclude Enguerrand Artaz - Un’evoluzione che andrebbe a vantaggio dell’intera Eurozona”. Perché, immaginando la Germania ancora come il traino del Vecchio continente, “un colpo di tosse della locomotiva rischia di fare deragliare l'intero convoglio”.

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