Non solo Cina

Azionario emergente ricco di opportunità trascurate: ecco i tre malintesi da chiarire

AllianceBernstein, in un blog di Sammy Suzuki, indica tre pregiudizi che frenano gli investitori e che vanno ridimensionati: la supremazia del mercato Usa, la crescita carente degli utili e l’identificazione con la Cina

di Stefano Caratelli 13 Febbraio 2024 17:10

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L'azionario emergente ha una brutta reputazione, ma un decennio perduto potrebbe aver creato condizioni promettenti di ripresa. Le apprensioni degli investitori sono comprensibili, ma uno sguardo più attento al passato e ai futuri volani rivela un panorama azionario ricco di opportunità diversificate. Per far tornare la fiducia è necessario riesaminare con occhio critico alcuni preconcetti sull’asset class. Gli investitori stentano ad apprezzare i mercati emergenti che nel 2023 hanno guadagnato il 9,9% sottoperformando ampiamente l'S&P 500, al termine di un decennio di deboli performance.

AZIONI EMERGENTI MEGLIO DELL'S&P 500


Ma in un blog Sammy Suzuki, CFA, Heah of Emerging Markets Equities di AllianceBernstein, si dice convinto che alcune delle maggiori preoccupazioni scaturiscano da tre malintesi: il primo è che le azioni Usa battono sempre le omologhe emergenti, il secondo che la crescita degli utili delle azioni emergenti sia carente, e infine che i mercati emergenti si riducano all’economia cinese. Suzuki sottolinea che le azioni statunitensi ed emergenti hanno messo a segno rendimenti annualizzati simili dal lancio dell'indice MSCI EM 23 anni fa, pari rispettivamente al 7,8% e al 7,6%, sopravanzando altri mercati sviluppati. Gli ultimi 10 anni sono stati deludenti, ma tornando più indietro si scopre che le azioni emergenti hanno nettamente sovraperformato l'S&P 500.

SENZA CINA MERCATI EMERGENTI A +20,1%


E anche dietro la performance dello scorso anno si celano alcune incoraggianti tendenze, tenendo conto che l’azionario Usa è stato trainato principalmente dai Magnifici Sette, mentre l'azionario emergente è stato frenato dai bruschi ribassi in Cina. Ma escludendo i mercati cinesi, nel 2023 ha reso il 20,1%, grazie alle performance brillanti di mercati come Polonia, Grecia e Messico. La concentrazione del mercato Usa, secondo Suzuki, ha raggiunto livelli storicamente estremi mentre il sentiment sulla Cina potrebbe migliorare. Ma le difficili condizioni che hanno i mercati globali ricordano che l'andamento dei rendimenti azionari di Usa e emergenti è più complesso di quanto sembri.

VERSO UNA CRESCITA DEGLI UTILI


Per quanto riguarda il malinteso sulla crescita degli utili, l’esperto di AllianceBernstein rileva che in passato hanno pesato una serie di fattori, anche valutari e geopolitici, ma si dice convinto che diverse tendenze potrebbero creare un contesto molto più favorevole nel prossimo decennio. L'innovazione, il reshoring da parte dei produttori globali e la spinta mondiale per una maggiore resilienza climatica sono tutti volani di crescita che gioveranno ad alcune economie e imprese emergenti, e si prevede che i mercati emergenti evidenzieranno una crescita degli utili per azione relativamente sostenuta nei prossimi due anni, mentre anche le revisioni delle stime sugli utili lasciano ben sperare.

UN CAMBIAMENTO DEI FONDAMENTALI SOCIETARI


Nel quarto trimestre 2023 proprio le stime sono state riviste al rialzo del 5%, a fronte dell'1,3%, per l'S&P 500: una prova tangibile di un cambiamento nei fondamentali, che potrebbe segnalare un punto di svolta nei rendimenti azionari emergenti rispetto agli Usa. Inoltre, la distribuzione dei tassi di crescita degli utili nei mercati emergenti indica, secondo AllianceBernstein, un'opportunità non riconosciuta, in quanto le società con una crescita annua di almeno il 10% rappresentano oltre la metà dell'indice dei mercati emergenti, mentre i multipli indicano uno sconto del 39% rispetto all'MSCI globale.

GAMMA DI OPPORTUNITÀ DIVERSIFICATE


Le azioni emergenti hanno una maggior esposizione a settori vulnerabili all'andamento del ciclo, ma rappresentano una gamma di opportunità diversificata, per cui i gestori attivi hanno a disposizione un ampio universo con cui creare portafogli con un sano equilibrio tra solido potenziale di crescita degli utili e fattori mitiganti della volatilità ciclica. Infine il terzo malinteso, che riduce l’universo azionario emergente alla Cina, che pure ha avuto un ruolo importante dal 2001 al 2010. Oggi l’indice degli emergenti è esposto a per il 75% a paesi diversi dalla Cina.

MOLTI HUB DI CRESCITA E INNOVAZIONE


Inoltre, una quota maggiore di innovazione proviene dall'Asia orientale, dove molti fornitori di hardware fabbricano componenti fondamentali per le applicazioni dell'IA e offrono un "ingresso secondario" al mondo dell'Intelligenza Artificiale, poiché permettono agli investitori di partecipare alla crescita beneficiando di valutazioni molto più basse rispetto a quelle dei leader quotati in Usa. Inoltre, il reshoring in uscita dalla Cina dovrebbe giovare a paesi come Messico, India e le nazioni del Sud-Est asiatico. Materie prime come gli idrocarburi possono paradossalmente diventare più preziose quando la loro offerta è limitata da vincoli ambientali, e di questo dovrebbero beneficiare paesi come Brasile, Arabia Saudita ed Emirati.

POSSIBILI OPPORTUNITÀ ANCHE IN CINA


Sammy Suzuki, CFA, Heah of Emerging Markets Equities di AllianceBernstein, osserva anche che in Cina si profila l'affermazione di un nuovo paradigma, con Pechino che ha avviato una transizione verso un'economia con fonti più sane di crescita sostenibile. Nonostante la recente sottoperformance, l’analista ritiene che nei settori della tecnologia, della medicina, dei beni di consumo e dell'industria si possano trovare società accuratamente selezionate con un solido potenziale di crescita e valutazioni interessanti, ma ancora per lo più sconosciute agli investitori internazionali.

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