Focus sull'azionario

Amundi: l'azionario giapponese resta un'opzione interessante

Gli esperti di Amundi Investment Institute sottolineano tre temi chiave: la ripresa degli utili societari, forti incentivi alle aziende per migliorare l’efficienza del capitale e l’uscita dalla deflazione. Rischi legati allo yen

di Stefano Caratelli 17 Febbraio 2024 12:00

financialounge -  Amundi Investment Institute Claire Huang Eric Mijot Federico Cesarini
Nonostante la domanda interna si sta dimostrando scarsa, sia per i consumi delle famiglie sia per le spese in conto capitale delle imprese private, come mostrano i dati del PIL nel quarto trimestre 2023, l’azionario giapponese rimane un'opzione interessante per il 2024, dopo essere stato top performer dello scorso anno. È l’indicazione degli esperti dell’Amundi Investment Institute che indicano tre temi chiave che sostengono il mercato giapponese: la ripresa dei profitti, forti incentivi da parte della Borsa di Tokyo alle aziende per migliorare l'efficienza del capitale, e l'uscita dalla deflazione favorisce che un ‘rerating’. I rischi sono invece per lo più legati allo yen, se dovesse apprezzarsi, per cui non coprire il rischio di cambio nel 2024 potrebbe essere un'opzione interessante.

AI MASSIMI STORICI IN TERMINI DI TOTAL RETURN


Eric Mijot Head of Global Equity Strategy, Claire Huang Senior EM Macro Strategist, e Federico Cesarini Head of DM FX, di Amundi Investment Institute, sottolineano che l’azionario nipponico è ai massimi storici in termini di total return e al livello più alto da quasi 34 anni a livello di prezzi, nel 2023 ha guadagnato il 25% rispetto al 20% dell'MSCI ACWI. È improbabile che la forte performance si registri con la stessa intensità nel 2024, ma le prospettive per il mercato rimangono favorevoli, secondo gli esperti di Amundi, che citano tre argomenti a sostegno di una posizione positiva.

IL SUPPORTO DELLA CRESCITA DEGLI UTILI


Al primo posto la crescita degli utili, nel 2022 e 2023 superiore a quella USA e meno volatile di quella europea, con un consensus 2024 che punta a un +7,6%, sotto quello dell'MSCI ACWI, ma viene regolarmente riviste al rialzo. Il calo del 6,9% dello yen rispetto al dollaro nel 2023 è stato un fattore positivo che sarà difficile da replicare nel 2024 e giustifica una crescita degli utili inferiore. La domanda interna si sta dimostrando scarsa e la ripresa sarà moderata, con l'inflazione solo in lenta flessione, ma anche la crescita globale dovrebbe rallentare.

LE RIFORME DELLA BORSA DI TOKYO


I tre esperti di Amundi Investment Institute citano poi le riforme introdotte dalla Borsa di Tokyo a marzo 2023, che continueranno a produrre effetti positivi, con l'obiettivo di incoraggiare le società con un rapporto prezzo/valore contabile inferiore a 1x ad attuare misure per migliorarlo entro marzo 2025, aumentando il rendimento del capitale non solo attraverso i buyback. A metà gennaio 2024 660 aziende si erano già attivate, il che dovrebbe incoraggiarle a proseguire e le altre a seguirle.

LA FINE DEL CONTESTO DEFLAZIONISTICO


Infine, il mercato giapponese dovrebbe continuare il suo ‘rerating’, favorito proprio dalla riforma e dalla fine del contesto deflazionistico, che è stato infatti alla base della performance del 2023. Il rapporto Prezzo/Utili è tornato alla media degli ultimi 12 anni, con un multiplo a circa 14 volte. Inoltre, in primavera si dovrebbe registrare un aumento dei salari per il secondo anno consecutivo, il che dovrebbe essere sufficiente a confermare lo scenario di fine deflazione e a confermare il continuo ‘rerating’ del mercato sopra la media degli ultimi anni.

RISCHI LEGATI A UN RIALZO DELLO YEN


A fronte di queste argomentazioni positive, gli esperti dell’Amundi Investment Institute avvertono che i rischi sono legati soprattutto allo yen, un cui forte recupero peserebbe sulla performance delle azioni giapponesi in valuta locale. Penalizzerebbe infatti gli utili e, a parità di condizioni, rallenterebbe il processo di aumento dell'inflazione, pesando al contempo sulle valutazioni. Ma per gli investitori azionari internazionali, non coprire lo yen nel 2024 potrebbe quindi essere un'opzione interessante.

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