Politica monetaria e mercati

La Financière de l’Échiquier non vede il rischio di un ritorno dell’inflazione

Enguerrand Artaz, Fund Manager di La Financière de l’Échiquier, spiega che il ricordo ancora fresco della fiammata può alimentare qualche timore, ma il rischio è l’opposto, che le banche centrali aspettino troppo

di Stefano Caratelli 27 Febbraio 2024 16:09

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La volatilità dei mercati azionari è ai minimi storici, ma non quella dei temi di mercato, che non potrebbe invece raggiungere livelli più elevati. A fine dicembre, i più erano concordi nel seppellire la tematica dell'inflazione, prevedendo un gran numero di tagli dei tassi già nel primo semestre del 2024, ma a meno di due mesi di distanza la previsione del primo taglio è stata più volte rimandata ed è bastato un solo dato negativo sull'inflazione Usa a gennaio per far riemergere i timori di una nuova impennata dei prezzi. Nel suo “punto della settimana”, Enguerrand Artaz, Fund Manager di La Financière de l’Échiquier, si chiede se sia una paura davvero giustificata.

DATO USA VIZIATO DALLA COMPONENTE AFFITTO EQUIVALENTE


Artaz esamina in primo luogo i dati Usa all’origine di questa rinnovata retorica inflazionistica sottolineando che sono inquinati da effetti una tantum, a partire dalla voce "equivalente affitto per i proprietari", cresciuta molto di più mesi mentre la tendenza degli affitti è decisamente orientata verso il basso, una incoerenza statistica che sarà probabilmente corretta nelle prossime rilevazioni anche se genera un effetto significativo visto che rappresenta un terzo dell'inflazione di fondo.

ANCHE DA FATTORI STAGIONALI NEI SERVIZI


Inoltre, prosegue l’esperto di La Financière de l’Échiquier, i dati sono stati sostenuti da una nuova accelerazione dei prezzi dei servizi al netto degli alloggi, dovuta in gran parte alle rivalutazioni annuali di alcuni prezzi, come assicurazioni auto e sanitarie, servizi medici, asili nido, etc. Ma il fenomeno, concentrato a inizio dell'anno, non lascia presagire una continuazione del trend, e uscendo dall’ottica statunitense, la disinflazione prosegue ovunque a un ritmo sostenuto, in Europa in particolare, ma anche in Canada, ad esempio.

NESSUN SEGNO DI RITORNO DELL’INFLAZIONE GLOBALE


Il contesto globale non sembra deporre a favore di una netta riaccelerazione dei prezzi, mentre anche sul fronte dell'offerta, a parte i problemi recenti nel Mar Rosso, le catene di fornitura sono tornate alla normalità. Insomma, sottolinea Artaz, l'economia globale non mostra segni di surriscaldamento, con la Cina in deflazione e diverse grandi economie come Germania, Giappone e Regno Unito in recessione. E sebbene la spesa per i consumi rimanga solida negli Usa, a differenza della maggior parte dei Paesi Sviluppati, non è in grado di accelerare.

ANCHE IN USA LA PRESSIONE SALARIALE CONTINUA A ARRETRARE


L’esperto di La Financière de l’Échiquier spiega infatti che l'inflazione salariale continua ad arretrare, con una stagnazione dei redditi reali, mentre i risparmi disponibili sono bassi e il maggior ricorso al credito sta mostrando limiti, mentre continuano ad aumentare gli arretrati nei pagamenti delle carte di credito. In conclusione, sebbene il percorso di disinflazione sia soggetto a qualche scossone, ad Artaz non sembra in nessun caso messo in discussione. I timori di alcuni investitori, più che dai fondamentali, sembrano alimentati dal cocente ricordo dei recenti picchi di inflazione.

UNICO RISCHIO, BANCHE CENTRALI CHE ASPETTANO TROPPO


Se proprio un timore ci deve essere, secondo l’esperto di La Financière de l’Échiquier, è legato al rischio che il ritorno della retorica inflazionistica induca le banche centrali a mantenere per troppo tempo un atteggiamento restrittivo, che potrebbe rivelarsi dannoso e indebolire la timida inversione ciclica che sembra profilarsi negli ultimi mesi.

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