Dragone in crisi
Goldman Sachs e Morgan Stanley scettiche sugli investimenti in Cina
Le difficoltà dell’economia cinese potrebbero durare a lungo: la tendenza tra le grandi case di investimento è di lasciare i listini cinesi per altri mercati ritenuti più affidabili
di Antonio Cardarelli 6 Marzo 2024 10:50
La Cina sta vivendo una fase complicata sotto il profilo economico. Nella giornata di apertura del Congresso del Popolo il premier, Li Quiang, ha annunciato che l’obiettivo di crescita per il 2024 del Pil è del 5%. Una crescita che sarebbe in linea con quella del 2023, ma che viene giudicata da molti osservatori come piuttosto ambiziosa. Non a caso, dopo l’annuncio, la Borsa di Hong Kong ha accusato pesanti perdite.
La crisi del mercato immobiliare sembra essere di difficile risoluzione. Le difficoltà hanno ormai contagiato l’economia e i consumi, che nell’idea del governo dovrebbero essere il motore della ripartenza economica. Ma le misure messe in campo non hanno dato gli effetti sperati. A risentirne è stato anche il mercato azionario, con gli indici cinesi tra i peggiori a livello globale in un 2023 che nel resto del mondo è stato di sostanziale crescita. I grandi capitali occidentali, alla luce di queste difficoltà, hanno lentamente ma costantemente lasciato il mercato cinese per confluire su altri listini, scenario che quasi due anni fa avevamo delineato in questo articolo pubblicato su Financialounge.com.
Le grandi case di investimento stanno mettendo nero su bianco i propri dubbi sul futuro dell’economia cinese. L’ultima è stata Morgan Stanley, secondo la quale le misure di sostegno fiscale annunciate durante il Congresso non basteranno a rilanciare l’economia del Paese. Ancor più netto è stato il giudizio di Sharmin Mossavar-Rahmani, CIO di Goldman Sachs Wealth Management. Intervistata da Bloomberg, Mossar-Rahmani ha dichiarato che, nonostante i recenti cali dei listini, investire in Cina sarebbe rischioso. “La nostra opinione è che non si dovrebbe investire in Cina”, ha affermato, esprimendo preoccupazione per la traiettoria dell’economia cinese nel prossimo decennio.
Non fa eccezione la posizione espressa da Manuela D’Onofrio, Head Investment Strategist di Unicredit che, parlando del portafoglio di investimento della società, ha dichiarato che attualmente gli investimenti sono ubicati in Europa, Usa e Giappone. “Da febbraio 2022 i nostri investimenti azionari sono concentrati in Paesi che non rischiano di essere sanzionati dagli Stati Uniti. Abbiamo una posizione molto residuale in quelli che vengono definiti Paesi emergenti e sulla Cina, di base, siamo usciti già da tempo”, ha detto D’Onofrio in un’intervista rilasciata a Class CNBC.
LA CRISI DEL MERCATO IMMOBILIARE
La crisi del mercato immobiliare sembra essere di difficile risoluzione. Le difficoltà hanno ormai contagiato l’economia e i consumi, che nell’idea del governo dovrebbero essere il motore della ripartenza economica. Ma le misure messe in campo non hanno dato gli effetti sperati. A risentirne è stato anche il mercato azionario, con gli indici cinesi tra i peggiori a livello globale in un 2023 che nel resto del mondo è stato di sostanziale crescita. I grandi capitali occidentali, alla luce di queste difficoltà, hanno lentamente ma costantemente lasciato il mercato cinese per confluire su altri listini, scenario che quasi due anni fa avevamo delineato in questo articolo pubblicato su Financialounge.com.
I DUBBI DI MORGAN STANLEY E GOLDMAN SACHS
Le grandi case di investimento stanno mettendo nero su bianco i propri dubbi sul futuro dell’economia cinese. L’ultima è stata Morgan Stanley, secondo la quale le misure di sostegno fiscale annunciate durante il Congresso non basteranno a rilanciare l’economia del Paese. Ancor più netto è stato il giudizio di Sharmin Mossavar-Rahmani, CIO di Goldman Sachs Wealth Management. Intervistata da Bloomberg, Mossar-Rahmani ha dichiarato che, nonostante i recenti cali dei listini, investire in Cina sarebbe rischioso. “La nostra opinione è che non si dovrebbe investire in Cina”, ha affermato, esprimendo preoccupazione per la traiettoria dell’economia cinese nel prossimo decennio.
LA POSIZIONE DI UNICREDIT
Non fa eccezione la posizione espressa da Manuela D’Onofrio, Head Investment Strategist di Unicredit che, parlando del portafoglio di investimento della società, ha dichiarato che attualmente gli investimenti sono ubicati in Europa, Usa e Giappone. “Da febbraio 2022 i nostri investimenti azionari sono concentrati in Paesi che non rischiano di essere sanzionati dagli Stati Uniti. Abbiamo una posizione molto residuale in quelli che vengono definiti Paesi emergenti e sulla Cina, di base, siamo usciti già da tempo”, ha detto D’Onofrio in un’intervista rilasciata a Class CNBC.
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