Mercato obbligazionario

LGIM: le performance dei titoli di Stato globali finalmente alla svolta positiva

Nell’outlook Christopher Jeffery, Head of Inflation and Rates Strategy di LGIM, sottolinea che i rendimenti reali sono tornati sopra lo zero e l’inflazione punta decisamente al ribasso

di Stefano Caratelli 7 Marzo 2024 07:55

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Dopo due anni negativi consecutivi nel 2023 i titoli di Stato globali hanno restituito un modesto ritorno positivo, ma ora sono emerse tre buone ragioni per aspettarsi finalmente una svolta delle performance. In primo luogo, i rendimenti reali sono tornati sopra lo zero, come mostra l’andamento del debito con rendimento legato all’inflazione mentre i tassi nominali a lunga viaggiano sopra i target delle banche centrali. Inoltre il rallentamento della crescita sta allentando le tensioni salariali nel mondo occidentale mentre infine l’inflazione stessa è avviata con decisione su una traiettoria al ribasso.

OUTLOOK POSITIVO MA ANCHE TRE RISCHI


Questo implica, sottolinea LGIM nel suo outlook trimestrale di asset allocation a cura di Christopher Jeffery, Head of Inflation and Rates Strategy, la fine del ciclo di rialzi dei tassi che ha condizionato i prezzi dei titoli di Stato negli ultimi anni. Come indica la Fed di New York, le pressioni sulle catene di fornitura globali sono scese ai minimi, dopo aver toccato i massimi da una generazione a metà del 2021. Tuttavia, avverte Jeffery, questo outlook positivo deve confrontarsi con tre rischi principali.

RISCHIO GEOPOLITICO, DAL MEDIO ORIENTE A TAIWAN


Il primo, citato dall’esperto di LGIM, è quello geopolitico. L’escalation delle tensioni in Medio Oriente pone un rischio legato al transito delle merci nella regione, mentre più seria appare la minaccia cinese di un blocco navale su Taiwan, che riaccenderebbe timori di carenza di forniture, soprattutto in materia di industria elettronica. Al secondo posto la resilienza dell’economia. LGIM vede crescita debole, con rischi elevati di recessione, che se non si materializzassero fino al 2025 o oltre potrebbero significare la scomparsa,almeno parziale, dei tagli ai tassi oggi prezzati dalle curve di rendimenti in USA e in Europa.

PRESSIONI SUI RENDIMENTI DALLE EMISSIONI DI DEBITO


Infine, il rischio rappresentato dall’offerta di debito emesso dagli stessi governi. Tenendo conto anche dello smantellamento dei portafogli accumulati dalle Banche Centrali, i Paesi del G7 sono avviati ad emettere oltre 3.000 miliardi di dollari di nuovo debito per il secondo anno consecutivo. A differenza del 2023, è improbabile uno stimolo fiscale diretto a supporto della crescita. Ma comunque l’entità delle emission attese può mettere pressioni al rialzo sui rendimenti.

INCENTIVO PER GLI INVESTITORI IN BOND


In conclusione, l’esperto di LGIM sottolinea che ritorni reali positivi nel 2024 rappresenterebbero un incentivo per gli investitori in bond e farebbero proseguire la ripresa dalla contrazione in termini reali di quasi il 40% vista nel 2022/23. Ma l’asticella è bassa con anche la liquidità che rende il 5%. Jeffery ritiene che i rendimenti siano sulla strada giusta per scendere abbastanza da consentire agli investitori anche un capital gain, ma le cose si farebbero più difficili se i rendimenti a 10 anni in USA e Regno Unito tornassero sotto il 3,5%.

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