Lo scenario
Obbligazionario, Wellington spiega i cinque fattori che muovono il mercato
Marco Giordano, Investment Director di Wellington Management, cita il ritardo nei tagli ai tassi, la riaccelerazione economica, la frenata cinese, il soft landing e Giappone come principali determinanti
di Stefano Caratelli 10 Marzo 2024 15:00
Dopo i primi due mesi del 2024 non sembra che le banche centrali siano pronte a tagliare i tassi di interesse, almeno non così presto come ci si aspetta a fine 2023. A fine febbraio, i mercati hanno eliminato dalle previsioni tre dei tagli prima stimati e si aspettano che la Fed inizi a ridurli non prima di giugno. Le banche centrali vogliono una garanzia ragionevole che l'inflazione tenda al target del 2%. Finora gli indicatori economici si sono mantenuti solidi, e anche la Bce ha indicato i rischi di una riduzione per cui i mercati prevedono un inizio ritardato del ciclo anche nell'Eurozona.
È il primo dei cinque fattori determinanti che hanno mosso a febbraio l’obbligazionario indicati da un’analisi di Marco Giordano, Investment Director di Wellington Management, che al secondo posto segnala la ri-accelerazione dell’economia globale. I Mercati Emergenti continuano a crescere e quelli sviluppati hanno probabilmente superato i minimi del ciclo, con la resilienza dei consumi Usa. Ma il ritmo di crescita ha iniziato a rallentare, in linea con le aspettative di soft landing, o addirittura di "no landing". Nell'Eurozona, nonostante la crescente divergenza della Germania, i dati sono sempre più positivi, con il Surprise Index di Citi tornato positivo per la prima volta dal secondo trimestre 2023.
Quindi la Cina, dove quest’anno il Capodanno è stato il primo non influenzato dalle restrizioni anti Covid, ma i dati hanno in qualche modo deluso, con i consumi sotto i livelli del 2019 nonostante il numero record di persone che si spostano. La cautela degli investitori è proseguita dopo che la Banca bentrale ha tagliato il tasso sui prestiti a 5 anni di 25 punti base, mettendo potenzialmente sotto pressione i margini delle banche vengano con un impatto sui consumi che potrebbe rivelarsi limitato. Anche i rendimenti dei titoli di Stato hanno continuato a scendere mentre gli spread del credito si sono ristretti.
Giordano analizza poi il fattore “soft landing” e il suo impatto sul credito, dove i mercati hanno visto un continuo restringimento degli spread sulla scia del rallentamento della crescita USA e delle sorprese al rialzo in Europa, sostenuto anche da utili solidi. Per contestualizzare il fenomeno, Giordano nota che gli spread globali Investment Grade sono tornati ai livelli di fine 2021, prima dell'inizio del ciclo di rialzo dei tassi, ma i rendimenti complessivi rimangono ai livelli registrati per l'ultima volta nel 2009, il che significa che le emissioni record da parte delle società potrebbero di fatto essere soddisfatte da crescenti allocazioni ai fondi di credito.
Infine il Giappone, dove Bank of Japan sembra sul punto di porre fine alla politica di tassi negativi durata oltre 8 anni. L'inflazione è rallentata per il quinto mese, ma rimane ben al di sopra del target, con il tasso core su base annua che ha chiuso gennaio al 3,5%. La Banca centrale ha mantenuto la politica ultra-accomodante per stabilire la credibilità nel generare inflazione dopo i lunghi anni di bassa inflazione/deflazione. Secondo l’analisi dell’esperto di Wellington Management a questo punto ci sono tutti i presupposti perché Bank of Japan ponga fine ai tassi negativi durante a marzo o aprile.
RI-ACCELERAZIONE GLOBALE MA IN RALLENTAMENTO
È il primo dei cinque fattori determinanti che hanno mosso a febbraio l’obbligazionario indicati da un’analisi di Marco Giordano, Investment Director di Wellington Management, che al secondo posto segnala la ri-accelerazione dell’economia globale. I Mercati Emergenti continuano a crescere e quelli sviluppati hanno probabilmente superato i minimi del ciclo, con la resilienza dei consumi Usa. Ma il ritmo di crescita ha iniziato a rallentare, in linea con le aspettative di soft landing, o addirittura di "no landing". Nell'Eurozona, nonostante la crescente divergenza della Germania, i dati sono sempre più positivi, con il Surprise Index di Citi tornato positivo per la prima volta dal secondo trimestre 2023.
IN CINA I CONSUMI RESTANO COMUNQUE INDIETRO
Quindi la Cina, dove quest’anno il Capodanno è stato il primo non influenzato dalle restrizioni anti Covid, ma i dati hanno in qualche modo deluso, con i consumi sotto i livelli del 2019 nonostante il numero record di persone che si spostano. La cautela degli investitori è proseguita dopo che la Banca bentrale ha tagliato il tasso sui prestiti a 5 anni di 25 punti base, mettendo potenzialmente sotto pressione i margini delle banche vengano con un impatto sui consumi che potrebbe rivelarsi limitato. Anche i rendimenti dei titoli di Stato hanno continuato a scendere mentre gli spread del credito si sono ristretti.
IL SOFT LANDING E L’IMPATTO SUL CREDITO
Giordano analizza poi il fattore “soft landing” e il suo impatto sul credito, dove i mercati hanno visto un continuo restringimento degli spread sulla scia del rallentamento della crescita USA e delle sorprese al rialzo in Europa, sostenuto anche da utili solidi. Per contestualizzare il fenomeno, Giordano nota che gli spread globali Investment Grade sono tornati ai livelli di fine 2021, prima dell'inizio del ciclo di rialzo dei tassi, ma i rendimenti complessivi rimangono ai livelli registrati per l'ultima volta nel 2009, il che significa che le emissioni record da parte delle società potrebbero di fatto essere soddisfatte da crescenti allocazioni ai fondi di credito.
GIAPPONE VERSO L’USCITA DALL’ERA DEI TASSI NEGATIVI
Infine il Giappone, dove Bank of Japan sembra sul punto di porre fine alla politica di tassi negativi durata oltre 8 anni. L'inflazione è rallentata per il quinto mese, ma rimane ben al di sopra del target, con il tasso core su base annua che ha chiuso gennaio al 3,5%. La Banca centrale ha mantenuto la politica ultra-accomodante per stabilire la credibilità nel generare inflazione dopo i lunghi anni di bassa inflazione/deflazione. Secondo l’analisi dell’esperto di Wellington Management a questo punto ci sono tutti i presupposti perché Bank of Japan ponga fine ai tassi negativi durante a marzo o aprile.