A Wall Street
Big Tech, la tenuta dei campioni al test dei mercati e della geopolitica
Chiedersi se la pattuglia si sia ristretta a 4 da 7 non porta lontano, concentrarsi sui chip per cavalcare l’IA può essere fuorviante. Il grande tema della sicurezza riguarda anche le reti globali di connessione
di Stefano Caratelli 11 Marzo 2024 08:02
L’espressione Big Tech fu coniata una decina d’anni fa per definire la nuova forza motrice di economie e mercati una volta conclusa la “pulizia” operata dall’esplosione della bolla di Internet da cui era emersa una pattuglia di campioni solidi e pronti a prendere la leadership della crescita globale. Da allora il gruppo ha conosciuto poche modifiche, da cinque sono diventati sette, ora sembra che potrebbero ridursi a quattro, i FAANG sono diventati i Magnifici, la N di Netflix è stata sostituita da quella di Nvidia con Tesla che entra e esce a seconda dell’umore degli investitori e soprattutto del suo fondatore Elon Musk.
Molti si chiedono se Tech sia ancora un termine appropriato per indicare un trend secolare che ormai pervade tutti i settori produttivi e i consumi sull’onda dell’Intelligenza Artificiale, che resiste e viene perfino rafforzata da shock estremi, dalla pandemia alle guerre, fino alla confusione politica che segna l’anno elettorale più confuso della storia recente della superpotenza americana, mentre quella cinese fa una gran fatica a uscire dal pantano del debito e della sfiducia e vecchie glorie, come il Giappone, tornano alla ribalta.
Ora l’attenzione degli investitori si concentra sulla capacità di tenuta dei campioni, con Apple e Tesla appesantite da un problema che si chiama Cina, Google e Meta alle prese con restrizioni regolatorie sulle due sponde dell’Atlantico, appesantite per la seconda da problemi di connettività, le corazzate Microsoft e Amazon che continuano a navigare a velocità di crociera, e Nvidia che tira un attimo il fiato dopo un anno di corsa sfrenata. Sicuramente il business dei chip e dei software di nuova generazione che consentono all’IA di lavorare sui miliardi di dispositivi in giro per il mondo è il posto giusto dove stare.
E infatti gli investitori scrutano il mercato per cercare di capire quali vagoni potrebbero agganciarsi alla locomotiva di Santa Clara. Il WSJ segnala i casi di Broadcom e Marvell. La prima ha raddoppiato il suo valore di mercato in un anno grazie ai chip di rete, che sono usati per far funzionare insieme i GPU acceleratori di Nvidia nei centri dati andando a comporre dei veri e propri supercomputer di IA. Anche Marvell, produttore diversificato di chip che come Boraadcom cavalca l’onda di Nvidia, ha raddoppiato in 12 mesi. Ma entrambi i titoli, dopo aver sovraperformato alla grande il Nasdaq come mostra il grafico, hanno avuto quale problema nelle ultime sedute per risultati giudicati poco soddisfacenti.
L’industria dei chip è stata finora la principale beneficiaria dell’avvento dell’IA generativa, perché la potenza di calcolo richiesta da servizi come ChatGPT ha indotto i Big Tech proprietari di grandi reti di connessione, a investire miliardi di dollari nei componenti necessari a farle funzionare offrendo applicazioni di IA, che ha spinto la domanda di processori centrali e periferici. Infatti, l’indice PHLX che traccia i semiconduttori quotati sul Nasdaq è balzato del 65% l’anno scorso, la miglior performance dal rimbalzo del 2009 post crisi finanziaria, e ha messo a segno un ulteriore 24% quest’anno.
Insomma, il mercato è in cerca della chiave per accedere pienamente ai benefici promessi dall’avvento dell’IA e a molti l’industria dei chip sembra quella giusta. Ma è anche un settore per molti versi maturo ed esposto a segmenti ormai a bassa crescita. Un discorso simile vale per l’auto elettrica, finora ma sempre meno percepita come la nuova frontiera, che proprio l’avvento dell’IA potrebbe spostare su versanti diversi, come la guida autonoma e nuove forme di mobilità, dove anche altre fonti finora poco esplorate, come l’idrogeno, o rigettate per ragioni soprattutto ideologiche e emotive, come il nucleare in versione “mini”, potrebbero rivelarsi vincenti.
Bottom line. Forse concentrarsi troppo sui nomi o sui numeri, capire se la pattuglia dei vincenti è fatta di sette o di quattro big, non porta molto lontano. La vera sfida per l’investitore sembra piuttosto la capacità di comprendere come la nuova frontiera dell’IA può interconnettersi con un quadro politico e geopolitico in evoluzione e cambiamento profondo, dove le sfide riguardano la sicurezza energetica, la difesa e la protezione delle reti globali di connessione.
GLI SHOCK ESTERNI RAFFORZANO I MEGA TREND
Molti si chiedono se Tech sia ancora un termine appropriato per indicare un trend secolare che ormai pervade tutti i settori produttivi e i consumi sull’onda dell’Intelligenza Artificiale, che resiste e viene perfino rafforzata da shock estremi, dalla pandemia alle guerre, fino alla confusione politica che segna l’anno elettorale più confuso della storia recente della superpotenza americana, mentre quella cinese fa una gran fatica a uscire dal pantano del debito e della sfiducia e vecchie glorie, come il Giappone, tornano alla ribalta.
TENUTA DEI CAMPIONI AL TEST DEI MERCATI
Ora l’attenzione degli investitori si concentra sulla capacità di tenuta dei campioni, con Apple e Tesla appesantite da un problema che si chiama Cina, Google e Meta alle prese con restrizioni regolatorie sulle due sponde dell’Atlantico, appesantite per la seconda da problemi di connettività, le corazzate Microsoft e Amazon che continuano a navigare a velocità di crociera, e Nvidia che tira un attimo il fiato dopo un anno di corsa sfrenata. Sicuramente il business dei chip e dei software di nuova generazione che consentono all’IA di lavorare sui miliardi di dispositivi in giro per il mondo è il posto giusto dove stare.
IN CERCA DI CHI PUO’ AGGANCIARE LA LOCOMOTIVA NVIDIA
E infatti gli investitori scrutano il mercato per cercare di capire quali vagoni potrebbero agganciarsi alla locomotiva di Santa Clara. Il WSJ segnala i casi di Broadcom e Marvell. La prima ha raddoppiato il suo valore di mercato in un anno grazie ai chip di rete, che sono usati per far funzionare insieme i GPU acceleratori di Nvidia nei centri dati andando a comporre dei veri e propri supercomputer di IA. Anche Marvell, produttore diversificato di chip che come Boraadcom cavalca l’onda di Nvidia, ha raddoppiato in 12 mesi. Ma entrambi i titoli, dopo aver sovraperformato alla grande il Nasdaq come mostra il grafico, hanno avuto quale problema nelle ultime sedute per risultati giudicati poco soddisfacenti.
LA CORSA DEI SEMICONDUTTORI SUL NASDAQ
L’industria dei chip è stata finora la principale beneficiaria dell’avvento dell’IA generativa, perché la potenza di calcolo richiesta da servizi come ChatGPT ha indotto i Big Tech proprietari di grandi reti di connessione, a investire miliardi di dollari nei componenti necessari a farle funzionare offrendo applicazioni di IA, che ha spinto la domanda di processori centrali e periferici. Infatti, l’indice PHLX che traccia i semiconduttori quotati sul Nasdaq è balzato del 65% l’anno scorso, la miglior performance dal rimbalzo del 2009 post crisi finanziaria, e ha messo a segno un ulteriore 24% quest’anno.
IN CERCA DELLA CHIAVE PER ACCEDERE AI BENEFICI DELL’IA
Insomma, il mercato è in cerca della chiave per accedere pienamente ai benefici promessi dall’avvento dell’IA e a molti l’industria dei chip sembra quella giusta. Ma è anche un settore per molti versi maturo ed esposto a segmenti ormai a bassa crescita. Un discorso simile vale per l’auto elettrica, finora ma sempre meno percepita come la nuova frontiera, che proprio l’avvento dell’IA potrebbe spostare su versanti diversi, come la guida autonoma e nuove forme di mobilità, dove anche altre fonti finora poco esplorate, come l’idrogeno, o rigettate per ragioni soprattutto ideologiche e emotive, come il nucleare in versione “mini”, potrebbero rivelarsi vincenti.
Bottom line. Forse concentrarsi troppo sui nomi o sui numeri, capire se la pattuglia dei vincenti è fatta di sette o di quattro big, non porta molto lontano. La vera sfida per l’investitore sembra piuttosto la capacità di comprendere come la nuova frontiera dell’IA può interconnettersi con un quadro politico e geopolitico in evoluzione e cambiamento profondo, dove le sfide riguardano la sicurezza energetica, la difesa e la protezione delle reti globali di connessione.
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