Le scelte di Powell e Lagarde

Fed e Bce allineate sul taglio dei tassi, c'è attesa per i dati sull'inflazione Usa

Per George Curtis, Portfolio Management di TwentyFour Asset Management, gruppo Vontobel, le due Banche centrali restano dipendenti dai dati. La Fed, in particolare, aspetta di capire se i forti dati CPI di gennaio saranno confermati o meno dall'aggiornamento di domani

di Davide Lentini 11 Marzo 2024 15:25

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I banchieri centrali lo hanno ribadito la settimana scorsa: non si fidano ancora dell’andamento dell’inflazione. La Fed, come ha spiegato Jerome Powell all'ultimo Fomc, è fiduciosa che si stia muovendo verso l'obiettivo del 2%, ma vuole "maggiore" certezza prima di premere il grilletto dei tagli ai tassi. Allo stesso modo, Christine Lagarde della Bce ha ripetuto di non essere "sufficientemente" fiduciosa che l'inflazione si stia muovendo in modo sostenibile e duraturo verso il target prefissato. Entrambi continuano a essere dipendenti dai dati.

INFLAZIONE DEI SERVIZI ANCORA ALTA


“Non è necessario ascoltare con particolare attenzione per capire come otterranno questa fiducia - spiega infatti George Curtis, Portfolio Management di TwentyFour Asset Management - Se l'anno scorso i beni hanno fornito un vento di coda disinflazionistico, il progresso dell'inflazione headline e core nasconde un'inflazione dei servizi che rimane al di sopra del livello che le Banche centrali ritengono coerente con i loro obiettivi”.

FOCUS SUI SALARI


Per Curtis, dato che i salari costituiscono una parte consistente della base dei costi per la maggior parte delle imprese di servizi, non sorprende che la Fed e la Bce rimangano concentrate sulla crescita dei salari. La Bce riceverà i dati aggiornati sui salari del primo trimestre solo dopo la riunione di aprile, il che ha indotto la Lagarde a respingere la possibilità di un taglio entro quella data. Infatti ha dichiarato: "Avremo qualche dato in più entro aprile, ma ne avremo molti di più entro giugno".

BCE RIVEDE LE PREVISIONI


La Bce ha comunque aggiornato le sue previsioni con un orientamento dovish rispetto alle aspettative. “Non solo ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita (0,6% dallo 0,8%) e di inflazione per quest'anno (la previsione principale è scesa sostanzialmente dal 2,7% al 2,3%), ma - aggiunge Curtis - ha anche rivisto al ribasso le previsioni di inflazione in termini di orizzonte temporale, con l'inflazione core in particolare che dovrebbe attestarsi al 2,1% entro la fine del prossimo anno (dal precedente 2,3%), prima di raggiungere il 2,0% entro il 2026”.

POSSIBILI TAGLI A METÀ ANNO


All'interno della Bce sembra crescere il consenso per un inizio dei tagli a metà anno: la scorsa settimana Joachim Nagel, presidente della Bundesbank, ha affermato che la Banca Centrale Europea potrebbe tagliare i tassi di interesse prima della pausa estiva.

COME SARÀ IL CICLO DEI TAGLI


“Capire quando taglieranno per primi è importante - spiega ancora George Curtis - e pensiamo che la Bce e la Fed al momento siano sostanzialmente in sintonia su quando intendono fare la prima mossa. Ma la domanda più importante, a nostro avviso, è come si presenterà il ciclo di tagli una volta iniziato”. Mentre la Bce non è necessariamente in grado di fornire indicazioni in tal senso, per l’analista di TwentyFour Asset Management la Fed fornirà "dot plots" aggiornati in occasione della riunione di mercoledì della prossima settimana. L'ultimo "dot plots" di dicembre indicava un numero mediano di tagli per quest'anno pari a tre, ma la forbice era piuttosto ampia, con due membri che prevedevano zero tagli e uno che ne prevedeva sei.

SARANNO RISPETTATE LE ATTESE?


Powell, nei suoi recenti commenti, ha dichiarato che non c'è motivo di pensare che le previsioni per quest'anno siano cambiate. “Sebbene la nostra ipotesi di base sia quella di una graduale normalizzazione a partire da giugno (si pensa a tre o quattro tagli quest'anno) - commenta Curtis - visti i dati di quest'anno (inflazione migliore del previsto, crescita ancora forte), il rischio è sicuramente quello di un minor numero di tagli piuttosto che di un maggior numero”.

ATTESA PER L'INFLAZIONE USA


In definitiva, le Banche centrali hanno chiarito di continuare a dipendere dai dati. La Fed, in particolare, vorrà vedere se i forti dati CPI di gennaio sono l'inizio di una tendenza o un'anomalia stagionale, anche se i dati nonfarm payroll di febbraio, pubblicati la scorsa settimana, hanno mostrato una crescita del lavoro ancora forte ( +275 mila unità, con alcuni declassamenti, per la verità consistenti, rispetto ai mesi precedenti), ma un tasso di disoccupazione che è salito al 3,9% (dal 3,7% del mese scorso) e, soprattutto, una crescita della retribuzione oraria media di appena lo 0,1% su base mensile contro lo 0,6% del mese scorso. "Fin qui tutto bene - conclude George Curtis, Portfolio Management di TwentyFour Asset Management - per la Fed, ma il vero banco di prova sarà domani con i dati mensili sulla CPI".

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