Le prospettive del commercio

Nel mondo post globalizzazione la Cina lascia spazio a nuovi protagonisti

Capital Group, in un’analisi di Bobby Esnard, sottolinea le prospettive a lungo termine di India e Messico, ma fa anche i casi di Repubblica Ceca, Malaysia, Filippine, Vietnam, Indonesia e Brasile

di Stefano Caratelli 12 Marzo 2024 07:55

financialounge -  bobby esnard Capital Group deglobalizzazione investimenti
Dopo decenni di globalizzazione, il trend ha raggiunto il plateau dopo la crisi finanziaria, e ora ci sono segnali di un’imminente inversione di tendenza. Il Fmi ha coniato il termine “slowbalisation”, ma in ogni caso la pandemia ha messo in luce un cambio di scenario per il commercio mondiale con tre fattori – frammentazione geopolitica, necessità di filiere resilienti e concorrenza per scarse risorse – che stanno guidando la deglobalizzazione, attraverso quattro canali: produzione e commercio, investimenti esteri, frizione finanziaria e restrizioni tecnologiche. Dopo lo spostamento delle filiere dalla Cina, si potrebbe determinare un’evoluzione degli scambi anche se al momento nessun paese può eguagliarne i vantaggi, nonostante la crescente attenzione su alcuni contendenti.

UNA POLTRONA PER DUE


Capital Group, nel commento titolato “Una poltrona per due”, a cura dell’Economista Bobby Esnard, si focalizza sui cambiamenti del commercio mondiale rilevando un trend di lungo periodo verso scambi meno globali e più regionali. Per i potenziali beneficiari del trasferimento della produzione dalla Cina c’è un compromesso tra ampiezza, costi e vicinanza. India e Messico sembrerebbero i destinatari più ovvi del crescente investimento nella strategia China Plus, poiché presentano fattori fondamentali per il successo, come manodopera a basso costo e popolazione giovane. Ma l’andamento dei salari e la forza della logistica evidenziano le sfumature dei due paesi.

INDIA E MESSICO, POTENZIALE E LIMITI


Secondo Esnard, l’India sembra offrire i più ampi vantaggi in tutti i settori, ma il salario per unità di valore aggiunto non è competitivo con la Cina, o con il Messico, e risulta addirittura più alto di quello degli USA. Il Messico offre vantaggi di costi e ha dalla sua la vicinanza agli USA, ma il potenziale di diventare un hub manifatturiero mondiale è limitato, e non dispone della solidità logistica e delle infrastrutture necessaria a competere su scala globale. Nel breve-medio termine, secondo l’esperto di Capital Group, le filiere semplicemente si allungheranno intorno alla Cina e i Mercati Emergenti beneficiari entreranno a farne parte.

DA MONITORARE BRASILE, INDONESIA, TURCHIA E VIETNAM


Nella transizione, andranno monitorati anche Brasile, Indonesia, Turchia e Vietnam, per i vantaggi in molti settori. Uno dei principali benefici degli ultimi due è la vicinanza rispettivamente a Unione Europea e alla stessa Cina. Anche i modelli di investimento devono ancora indicare un chiaro successore del Dragone. A livello globale, quelli diretti esteri hanno raggiunto il picco intorno al periodo della crisi finanziaria: in Cina hanno toccato il plateau prima, all’inizio degli anni 2000 poco dopo l’ingresso nel WTO e a seguito dei rapidi afflussi nella manifattura. Ma in termini assoluti, USA e Cina continuano a dominare i flussi globali.

L’IMPORTANZA DEGLI INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI


Anche India e Messico registrano trend positivi nelle classifiche sugli investimenti esteri ma non ancora sufficienti da potersi considerare attori strategici a lungo termine. Negli ultimi decenni l’India è stata sotto investita e gli investimenti netti sono sostanzialmente invariati rispetto alle dimensioni dell’economia. In Messico, il 50% degli investimenti esteri è destinato a settori legati agli USA, per cui è importante cercare possibili effetti positivi come della logistica per creare un ecosistema manifatturiero più completo.

ANCHE REPUBBLICA CECA, MALAYSIA E FILIPPINE


Oltre a India e Messico, anche Repubblica Ceca, Malaysia, Filippine e Vietnam registrano aumenti degli investimenti esteri, sulla base degli indicatori di momentum utilizzati da Capital Group, che sottolinea anche come la distanza geopolitica pesi sugli investimenti di portafoglio, poiché tendenzialmente una quota va alle controparti meno allineate. Mentre i flussi azionari verso la Cina hanno registrato una sensibile diminuzione negli ultimi anni, quelli verso Messico e regione ASEAN sono rimasti invariati, anche se l’India ha riportato un 2023 più incoraggiante.

POTENZIALE MA A LUNGO TERMINE


Anche i mercati obbligazionari presentano una situazione simile, con i flussi verso la Cina scesi in territorio negativo e quelli verso i potenziali beneficiari della strategia China Plus One invariati. Guardando al futuro, secondo Capital Group l’india ha un potenziale a lungo termine per diventare una vera alternativa, poiché offre vantaggi economici estremamente ampi in tutti i settori: è già in grado di offrire salari più bassi della Cina e un’ampia forza lavoro nei settori auto, elettronica ed elettrodomestici, prodotti chimici, macchinari, metalli, minerali, gomma e plastica e tessile. Ma per superare decenni di sottoinvestimenti servirà tempo, mentre più a breve diversi Paesi sono ben posizionati in settori specifici, come appunto il Messico, che tuttavia non ha ancora le infrastrutture necessarie per competere a livello globale.

IL FUTURO È ANCORA APERTO


A fronte della deglobalizzazione e del trasferimento di produzione e commercio dalla Cina, il futuro è ancora aperto, sottolinea in conclusione l’esperto di Capital Group. In molti possono potenzialmente sfruttare vantaggi settoriali, come ampia forza lavoro, costi relativamente bassi e/o relazioni commerciali esistenti, e vicinanza ai mercati finali. La chiave sarà individuare quelli meglio posizionati per trarre beneficio da uno scenario caratterizzato da “una poltrona per due” e capire come questo si tradurrà in opportunità di investimento.

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