La possibile svolta
Azionario Cina, per Schroders la deflazione potrebbe essere una buona notizia
Secondo David Rees, Senior Emerging Markets Economist, cattive notizie per l’economia possono diventare buone notizie per i mercati. Il ritorno a riforme strutturali darebbe una spinta rialzista
di Stefano Caratelli 15 Marzo 2024 19:00
Gli investitori sono alla ricerca di un catalizzatore che dia una svolta all’azionario cinese. Schroders ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita ma ritiene difficile che un miglioramento economico marginale favorisca un rally, mentre è più probabile che l’innesco arrivi da un’inversione di rotta nelle politiche. Le cattive notizie potrebbero trasformarsi in buone se il rischio crescente di una vera e propria deflazione costringesse Pechino ad agire, secondo l’analisi di David Rees, Senior Emerging Markets Economist di Schroders.
Sta iniziando ad affermarsi l’idea che una ripresa del ciclo globale sosterrebbe le esportazioni cinesi, dopo la recente impennata dei PMI manifatturiero. Diversi indicatori sono in linea con una crescita delle esportazioni cinesi di circa il 15% su base annua entro metà 2024. Schroders ha anche rivisto significativamente al rialzo le previsioni di crescita globale, in particolare negli USA, per cui la domanda finale sarà abbastanza forte da sostenere ulteriori incrementi delle esportazioni.
Per quanto riguarda il quadro interno, Rees sottolinea la spinta al credito e una politica fiscale più accomodante, che dovrebbe trasmettersi nei mesi a venire. Ma è probabile che il sostegno venga meno in corso d’anno. Il recente taglio di 25 punti del tasso preferenziale sui prestiti potrebbe stimolare gli acquisti di case, ma comunque il costo del credito non sembra essere il fattore limitante sulla crescita dei prestiti. In questo quadro, Schroders ipotizza che sarebbe necessario un ulteriore allentamento per raggiungere l'obiettivo di crescita “circa al 5%” quest'anno e per ora prevede un 4,8% seguito dal 4,5% nel 2025.
La debolezza del quadro interno solleva interrogativi anche sulla capacità della Cina di scongiurare la deflazione, con i dati di gennaio che hanno segnato il calo dell’inflazione più forte da oltre un decennio. Dai dati destagionalizzati si evince che i prezzi delle materie prime stanno ancora esercitando pressioni deflazionistiche, mentre diverse altre componenti mostrano cali. La preoccupazione è che, in un contesto di debolezza della domanda e del mercato del lavoro, l’inflazione venga sostenuta solo da una manciata di settori limitata ai servizi.
Ma a questo punto, proprio la deflazione potrebbe essere il catalizzatore? Le autorità cinesi sono preoccupate per il rischio di scivolare in una spirale debito-deflazione simile a quella giapponese. La previsione sull’inflazione del governo, al 3% per quest'anno, sembra a Rees estremamente ottimistica e in effetti Schroders ha ridotto la sua proiezione per l’inflazione headline quest’anno ad appena lo 0,2%. Teoricamente, i segnali di deflazione, in un momento in cui il governo prevede un aumento importante dell’inflazione, dovrebbero indurre un cambiamento significativo nel processo decisionale nell’ottica di aumentare la pressione sui prezzi.
Considerando che gli investitori sono alla disperata ricerca di un catalizzatore che inneschi una svolta sui mercati cinesi, sottolinea in conclusione l’esperto di Schroders, cresce la possibilità che le cattive notizie per l’economia possano iniziare a diventare buone notizie per i mercati. Un ritorno alle riforme strutturali rappresenterebbe una spinta rialzista pluriennale, ma uno stimolo fiscale più consistente, volto a rilanciare la domanda, potrebbe probabilmente rivelarsi più efficace nel breve termine.
SOLIDO QUADRO ESTERNO
Sta iniziando ad affermarsi l’idea che una ripresa del ciclo globale sosterrebbe le esportazioni cinesi, dopo la recente impennata dei PMI manifatturiero. Diversi indicatori sono in linea con una crescita delle esportazioni cinesi di circa il 15% su base annua entro metà 2024. Schroders ha anche rivisto significativamente al rialzo le previsioni di crescita globale, in particolare negli USA, per cui la domanda finale sarà abbastanza forte da sostenere ulteriori incrementi delle esportazioni.
DIFFICILE RIPARTENZA DEL CREDITO
Per quanto riguarda il quadro interno, Rees sottolinea la spinta al credito e una politica fiscale più accomodante, che dovrebbe trasmettersi nei mesi a venire. Ma è probabile che il sostegno venga meno in corso d’anno. Il recente taglio di 25 punti del tasso preferenziale sui prestiti potrebbe stimolare gli acquisti di case, ma comunque il costo del credito non sembra essere il fattore limitante sulla crescita dei prestiti. In questo quadro, Schroders ipotizza che sarebbe necessario un ulteriore allentamento per raggiungere l'obiettivo di crescita “circa al 5%” quest'anno e per ora prevede un 4,8% seguito dal 4,5% nel 2025.
CONTINUANO LE PRESSIONI DEFLAZIONISTICHE
La debolezza del quadro interno solleva interrogativi anche sulla capacità della Cina di scongiurare la deflazione, con i dati di gennaio che hanno segnato il calo dell’inflazione più forte da oltre un decennio. Dai dati destagionalizzati si evince che i prezzi delle materie prime stanno ancora esercitando pressioni deflazionistiche, mentre diverse altre componenti mostrano cali. La preoccupazione è che, in un contesto di debolezza della domanda e del mercato del lavoro, l’inflazione venga sostenuta solo da una manciata di settori limitata ai servizi.
IL RISCHIO DI UNA SPIRALE DI TIPO GIAPPONESE
Ma a questo punto, proprio la deflazione potrebbe essere il catalizzatore? Le autorità cinesi sono preoccupate per il rischio di scivolare in una spirale debito-deflazione simile a quella giapponese. La previsione sull’inflazione del governo, al 3% per quest'anno, sembra a Rees estremamente ottimistica e in effetti Schroders ha ridotto la sua proiezione per l’inflazione headline quest’anno ad appena lo 0,2%. Teoricamente, i segnali di deflazione, in un momento in cui il governo prevede un aumento importante dell’inflazione, dovrebbero indurre un cambiamento significativo nel processo decisionale nell’ottica di aumentare la pressione sui prezzi.
LE CATTIVE NOTIZIE POTREBBERO ESSERE BUONE PER I MERCATI
Considerando che gli investitori sono alla disperata ricerca di un catalizzatore che inneschi una svolta sui mercati cinesi, sottolinea in conclusione l’esperto di Schroders, cresce la possibilità che le cattive notizie per l’economia possano iniziare a diventare buone notizie per i mercati. Un ritorno alle riforme strutturali rappresenterebbe una spinta rialzista pluriennale, ma uno stimolo fiscale più consistente, volto a rilanciare la domanda, potrebbe probabilmente rivelarsi più efficace nel breve termine.