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La Financière de l’Échiquier: l'occupazione Usa è il vero fattore da monitorare

Il Fund Manager Enguerrand Artaz ripercorre la storia dei mercati, quando nel 1996 l'allora presidente Fed, Alan Greenspan, lanciò troppo in anticipo l’allarme sull’irrazionale esuberanza mentre la disoccupazione arretrava

di Stefano Caratelli 20 Marzo 2024 11:42

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A gennaio 1996, dopo aver portato i tassi dal 3% al 6%, la Fed attuava un breve ciclo di tagli riducendoli al 5,25%. Intanto la crescita accelerava in Usa e il mercato azionario continuava a correre come l’anno prima in cui l’S&P 500 aveva fatto +38%, contando i dividendi reinvestiti, per chiudere il 1996 con un ulteriore aumento del 23%, e il Nasdaq faceva un balzo del 43%, mettendo a segno un aumento in due anni superiore al 100%. Un quadro che secondo Enguerrand Artaz, Fund Manager di La Financière de l’Échiquier, non si discosta molto da quello attuale: crescita solida, una Fed che, dopo aver alzato i tassi senza provocare una recessione, si appresta a ridurli di poco, e un mercato azionario euforico, spinto dal settore tecnologico, grazie alle grandi innovazioni - Internet negli anni '90, l'Intelligenza Artificiale oggi.

IL FAMOSO AVVERTIMENTO DI GREENSPAN


All’epoca, come anche oggi, erano in tanti ad aver osservato questa crescita con cautela. E alla fine del 1996, in un discorso all'American Enterprise Institute, l’allora presidente della Fed Alan Greenspan parlò di "esuberanza irrazionale". Il futuro gli avrebbe dato ragione poiché questa esuberanza sarebbe sfociata in una bolla, innescando uno dei peggiori ribassi della storia della borsa statunitense. Ma, rimarca Artaz, tra queste parole profetiche e il crollo del mercato azionario trascorsero più di 3 anni, con l'S&P 500 in crescita del 115% e il Nasdaq del 465%.

LE DIFFERENZE CON GLI ANNI 90


Un investitore che avesse acquistato l'indice principale di Wall Street il giorno del discorso di Greenspan non avrebbe perso denaro, nemmeno quando il mercato raggiunse il minimo nel 2002. Il che oggi dovrebbe ispirare fiducia, nonostante gli attuali timori per l'emergere di una bolla legata all’IA. A maggior ragione perché, a differenza degli anni '90, molti dei beneficiari di questa tendenza sono aziende di grandissime dimensioni, particolarmente redditizie, diversificate e in posizione di leadership, o addirittura di quasi monopolio.

CICLO DI INASPRIMENTO MENO BRUTALE


Ma, aggiunge Artaz, la situazione economica attuale è radicalmente diversa da quella della metà degli anni Novanta. Il rialzo dei tassi della Fed nel 1994, motivato dal desiderio esclusivamente di una normalizzazione in un contesto di crescita solida e di miglioramento del mercato del lavoro, non era avvenuto in un contesto di forte inflazione. Inoltre, il ciclo di inasprimento era stato meno brutale e la forte crescita era sostenibile.

IL FATTORE DISOCCUPAZIONE


Da un lato, infatti, il tasso di risparmio delle famiglie era elevato mentre oggi è ben al di sotto della media, mentre dall'altro, il saldo di bilancio federale era molto poco negativo, e addirittura positivo tra il 1998 e il 2000, mentre la crescita attuale è ampiamente sovvenzionata da un deficit attestato al 6% del Pil. Infine, dopo il picco di metà 1992, la disoccupazione arretrava, contrariamente alla situazione attuale in cui sta risalendo partendo da livelli molto bassi.

COSTOSO AVER RAGIONE TROPPO PRESTO


Su quest'ultimo tema forse, vale a dire l'occupazione, secondo l’esperto di La Financière de l’Échiquier, gli investitori farebbero bene a tenere alta l'attenzione piuttosto che sul rischio di una bolla, di fronte alla quale la storia dimostra quanto sia costoso avere ragione troppo presto.

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