Mercato obbligazionario
Obbligazionario, dopo marzo aumenta l’attesa che la Bce tagli per prima
Wellington Management fa il punto sulle determinanti che hanno mosso i mercati obbligazionari in un commento di Marco Giordano. Perché i titoli di Stato di Italia e Spagna hanno performato meglio in Ue
di Stefano Caratelli 9 Aprile 2024 08:00
A parte alcune eccezioni significative, la maggior parte delle banche centrali ha deciso di tenere i tassi invariati a marzo. La Fed prevede che l’inflazione continuerà a diminuire, e i mercati che anticipano tre tagli entro fine dell’anno, dopo che Powell e il membro del board Waller hanno inviato messaggi più cauti, sottolineando l’economia robusta. Anche BCE e Bank of England hanno optato per tassi fermi, mentre inaspettatamente, la Banca Nazionale Svizzera ha sorpreso con un taglio di 25 punti base, convinta che l’inflazione si sia attenuata, provocando un nuovo deprezzamento del franco.
Wellington Management, in un commento sui driver dei mercati obbligazionari a marzo dell’Investment Director Marco Giordano, segnala che un’inflazione europea in calo più rapido che in USA induce i mercati dei futures a scontare un taglio della BCE prima della Fed. Proseguendo nella sua panoramica, l’esperto di Wellington aggiunge che Banco de México è stata l’ultima dopo Brasile, Cile e Colombia a iniziare il ciclo di riduzione dei tassi e potrebbe seguire l’esempio delle altre allentando ancora, il che potrebbe indicare un cambio di rotta per il Peso messicano, una delle valute con le migliori performance globali e molto apprezzata dai mercati negli ultimi due anni.
Per quanto riguarda la svolta del Giappone che ha abbandonato i tassi negativi introdotti nel 2016, Giordano osserva che l’aumento è stato comunque modesto e difficilmente sarà seguito da una stretta monetaria significativa, ma rappresenta comunque un cambiamento molto importante in quanto la Bank of Japan era rimasta l’ultima grande banca centrale a mantenere tassi di interesse negativi. BoJ ha anche formalmente interrotto il controllo della curva dei rendimenti, pur mantenendo un programma di QE flessibile e impegnandosi a evitare “rapidi aumenti” dei rendimenti. Le vendite sullo Yen sono proseguite anche se la curva dei rendimenti si è irripidita, e il governo di Tokyo ha indicato la possibilità di un intervento per sostenere la valuta.
Intanto in USA si è osservato un significativo miglioramento dell’indice manifatturiero, che riflette positivamente l’allentamento delle condizioni finanziarie. Giordano si aspetta ancora un rallentamento del PIL, ma vede nel dato una riduzione del rischio di crescita negativa. Se la Fed non dovesse attuare i tre tagli previsti quest’anno, potrebbe portare a un nuovo inasprimento delle condizioni finanziarie, ma dovrebbe rilevare che il mercato del lavoro rimane più rigido per un periodo prolungato.
Nell’Eurozona l’inflazione è scesa a un ritmo più veloce rispetto agli USA, e i mercati dei futures ora attribuiscono una probabilità maggiore di un taglio dei tassi da parte della BCE rispetto alla Fed a giugno, con un cambiamento significativo rispetto alle attese di febbraio. Giordano sottolinea che negli ultimi anni, in particolare dopo lo shock energetico del 2022, l’economia tedesca ha mostrato una crescita più lenta rispetto al resto dell’area, in particolare rispetto ai Paesi periferici.
Questo ha avuto un impatto sui mercati, dove l’ottimismo degli investitori ha alimentato la domanda di asset provenienti da questi Paesi. In particolare, si è registrato un progressivo restringimento degli spread tra i titoli di Stato tedeschi e periferici. La Grecia, dopo una serie di riforme, è riuscita a riconquistare lo status di rating Investment Grade. Parallelamente, Spagna e Italia hanno continuato a registrare performance superiori rispetto ai Paesi core, in gran parte grazie all’impiego dei Recovery Fund europei volti a stimolare la crescita nel post-pandemia.
I FUTURES SCONTANO LA BCE PRIMA DELLA FED
Wellington Management, in un commento sui driver dei mercati obbligazionari a marzo dell’Investment Director Marco Giordano, segnala che un’inflazione europea in calo più rapido che in USA induce i mercati dei futures a scontare un taglio della BCE prima della Fed. Proseguendo nella sua panoramica, l’esperto di Wellington aggiunge che Banco de México è stata l’ultima dopo Brasile, Cile e Colombia a iniziare il ciclo di riduzione dei tassi e potrebbe seguire l’esempio delle altre allentando ancora, il che potrebbe indicare un cambio di rotta per il Peso messicano, una delle valute con le migliori performance globali e molto apprezzata dai mercati negli ultimi due anni.
LA SVOLTA DEL GIAPPONE NON HA FERMATO LE VENDITE SULLO YEN
Per quanto riguarda la svolta del Giappone che ha abbandonato i tassi negativi introdotti nel 2016, Giordano osserva che l’aumento è stato comunque modesto e difficilmente sarà seguito da una stretta monetaria significativa, ma rappresenta comunque un cambiamento molto importante in quanto la Bank of Japan era rimasta l’ultima grande banca centrale a mantenere tassi di interesse negativi. BoJ ha anche formalmente interrotto il controllo della curva dei rendimenti, pur mantenendo un programma di QE flessibile e impegnandosi a evitare “rapidi aumenti” dei rendimenti. Le vendite sullo Yen sono proseguite anche se la curva dei rendimenti si è irripidita, e il governo di Tokyo ha indicato la possibilità di un intervento per sostenere la valuta.
SEGNALI DI FORZA DALL’ECONOMIA USA
Intanto in USA si è osservato un significativo miglioramento dell’indice manifatturiero, che riflette positivamente l’allentamento delle condizioni finanziarie. Giordano si aspetta ancora un rallentamento del PIL, ma vede nel dato una riduzione del rischio di crescita negativa. Se la Fed non dovesse attuare i tre tagli previsti quest’anno, potrebbe portare a un nuovo inasprimento delle condizioni finanziarie, ma dovrebbe rilevare che il mercato del lavoro rimane più rigido per un periodo prolungato.
INFLAZIONE EUROPEA SCESA PIÙ RAPIDAMENTE
Nell’Eurozona l’inflazione è scesa a un ritmo più veloce rispetto agli USA, e i mercati dei futures ora attribuiscono una probabilità maggiore di un taglio dei tassi da parte della BCE rispetto alla Fed a giugno, con un cambiamento significativo rispetto alle attese di febbraio. Giordano sottolinea che negli ultimi anni, in particolare dopo lo shock energetico del 2022, l’economia tedesca ha mostrato una crescita più lenta rispetto al resto dell’area, in particolare rispetto ai Paesi periferici.
AUMENTATA LA RICHIESTA DEGLI ASSET EUROPEI PERIFERICI
Questo ha avuto un impatto sui mercati, dove l’ottimismo degli investitori ha alimentato la domanda di asset provenienti da questi Paesi. In particolare, si è registrato un progressivo restringimento degli spread tra i titoli di Stato tedeschi e periferici. La Grecia, dopo una serie di riforme, è riuscita a riconquistare lo status di rating Investment Grade. Parallelamente, Spagna e Italia hanno continuato a registrare performance superiori rispetto ai Paesi core, in gran parte grazie all’impiego dei Recovery Fund europei volti a stimolare la crescita nel post-pandemia.