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Rapporto Censis: gli italiani si confermano grandi risparmiatori

Di fronte alle minacce globali gli italiani rispondo continuando a risparmiare e quasi la metà degli intervistati ha intenzione di investire di più

di Antonio Cardarelli 10 Aprile 2024 09:43

financialounge -  economia risparmio salone del risparmio 2024
Italiani popolo di santi, navigatori e risparmiatori. È il risultato del Rapporto “Perché gli italiani investono come investono” realizzato dal Censis in collaborazione con Assogestioni, l’Associazione italiana del risparmio gestito, presentato al Salone del Risparmio di Milano. Nonostante le difficoltà economiche degli ultimi anni, la tendenza al risparmio degli italiani ha resistito.

IL RISPARMIO È LA RISPOSTA


Secondo il rapporto, il 76,5% della popolazione risparmia, con piccole differenze tra Nord e Sud del Paese. A variare è l’intensità del risparmio: il 39,3% degli italiani risparmia al massimo il 5% del proprio reddito annuo, il 33,2% tra il 6% e il 15%, il 17,2% tra il 15% e il 20%, il 10,3% oltre il 20%. Interrogati sui sentimenti provati nei confronti del proprio risparmio in questa fase, il 38% del campione vede prevalere la cautela, il 31,6% preoccupazione, il 22,8% senso di sicurezza e il 18,0% ansia. Se la preoccupazione aumenta, comprensibilmente, tra i risparmiatori con redditi più bassi, la paura di subire in questa fase perdite in caso di investimento coinvolge infatti il 76,7% dei risparmiatori in modo trasversale.

MINACCE GLOBALI


Dal rapporto Censis emerge che 9 italiani su 10 seguono gli eventi globali quali guerre, crisi economiche, anche in altri Paesi, con i timori rivolti soprattutto alle guerre in corso in Ucraina e Medio Oriente. Eventi che aumentano l’incertezza e incidono sul futuro, con il 45,7% che pensando al futuro prossimo dei risparmi si dichiara incerto, il 34,3% pessimista, il 20,0% ottimista. Tra i risparmiatori (69,6%) prevale l’intenzione di investire su strumenti finanziari italiani, una tendenza che aumenta in modo inversamente proporzionale al titolo di studio. Paure globali, rialzo dei tassi e livello del debito pubblico da finanziare potenziano l’attrattività dei titoli pubblici. Tra i risparmiatori pronti a investire in strumenti finanziari, il 41,3% vorrebbe farlo in Titoli di Stato, il 37,7% in Fondi comuni di investimento, il 28,3% in Buoni postali di risparmio, il 26,8% in obbligazioni, il 23,9% in polizze assicurative.

AUMENTA LA VOGLIA DI INVESTIMENTI


Dal rapporto emerge che il 46,9% degli italiani ha intenzione di investire di più o di iniziare a investire in prodotti del risparmio gestito, mentre il 14,4% è indeciso e il 38,7% non vuole tali strumenti. Anche i consulenti finanziari vivono gli effetti della nuova attenzione sociale alla globalità: all’83,2% è capitato che propri clienti chiedessero di modificare decisioni sull’utilizzo dei soldi a causa di notizie su eventi globali (guerre, crisi internazionali, ecc.). Sul futuro prossimo dell’economia italiana, il 45,0% dei consulenti finanziari si dichiara incerto, ma il 43,4% è ottimista e l’11,6% pessimista. Il 67,1% dei consulenti finanziari è ottimista sul futuro prossimo di risparmi e investimenti degli italiani e l’89,1% è ottimista sulla capacità della consulenza finanziaria di garantire supporto appropriato ai risparmiatori nell’attuale fase.

GALLI: SPAZIO DI CRESCITA


“L’osservatorio fotografa la comprensibile apprensione dei risparmiatori - ha commentato Fabio Galli, Direttore Generale di Assogestioni - La risposta a scenari complessi non può essere però solo un arroccamento sull’immobilismo del conto corrente. Il 46,9% dei risparmiatori che investono o vogliono investire in fondi comuni è la migliore testimonianza dei risultati ottenuti dall’industria in 40 anni di attività ma deve rappresentare un punto di partenza. Trasparenza, professionalità, educazione sono le chiavi per fare in modo che questa percentuale cresca ancora e con essa la consapevolezza che una pianificazione patrimoniale orientata al lungo periodo è fondamentale per raggiungere gli obiettivi che ci poniamo come singoli e come collettività”.

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