Sunday View
Le sostanze psichedeliche che vanno forti in Borsa
Una serie di aziende farmaceutiche sta brevettando dei prodotti a base di sostanze allucinogene contro i disturbi mentali, creando sia interesse che diffidenza
di Lorenzo Cleopazzo 14 Aprile 2024 09:30
Si dice che una rondine non faccia primavera. Figurarsi un tizio qualsiasi che va in giro a maniche corte a Pasqua. Anche perché, di fianco a lui, troveremmo sicuramente il suo compare ancora col piumino. Quindi che si fa?
Questo è quel periodo dell’anno in cui non si sa come vestirsi, non si sa se iniziare a togliere il piumone dal letto, non si sa dove e magari neanche quando andare in vacanza. Non si sanno un mucchio di cose, ma il bello di non sapere è proprio nell’entusiasmo che si crea in quelle zone grigie di dubbio; in quel “non ancora” così elettrizzante che è una rampa di lancio per ciò che ci aspetterà dopo.
Ecco, proprio in queste zone grigie dovremmo andare a indagare il fenomeno di cui parleremo oggi qui su Sunday View: perché quello che vogliamo analizzare è un qualcosa che affascina ma divide, che intriga ma perplime. Un altro “non si sa” di questo periodo. Un qualcosa che ha che fare con la salute, ma che passa da sostanze che con la salute non sembrano azzeccarci granché.
Se vi dicessimo che ci sono dei farmaci contro i disturbi mentali a base di allucinogeni, e che le società che li producono dividono gli investitori, così su due piedi, da che parte stareste? Prima di dirlo, cominciamo il nostro pezzo.
Se una rondine non fa primavera, dei risultati positivi non fanno l’approvazione delle autorità sanitarie. È il caso dei farmaci prodotti da aziende come le americane Mind Medicine e Lykos Therapeutics, l’irlandese GH Research o la tedesca Atai Life Sciences. Cos’hanno in comune queste società? Sono finite tutte tra gli interessi degli osservatori per alcuni loro brevetti contro dipendenze e malattie mentali, basati su sostanze allucinogene.
Non tutte sono quotate in borsa, ma quelle che hanno un prezzo ad azione hanno visto aumentare questo valore proporzionalmente con l’avvicinarsi dell’approvazione dei loro prodotti da parte degli enti preposti. Parlando della newyorkese Mind Medicine, il suo farmaco a base di LSD contro l’ansia è già stato designato come Breakthrough Therapy da parte della Food and Drug Administration, l’ente di regolamentazione dei farmaci statunitense. In Borsa, invece, in neanche quattro mesi ha visto triplicare il valore delle sue quote, facendo un salto da 3,6 dollari a ben 11. Restando dalle nostre parti, invece, la berlinese Atai Life Sciences, ha visto aumentare il prezzo delle azioni del 45 per cento. Mica poco.
Ma da dove nasce questo trend positivo?
Sicuramente, una prima parte va ricercata nei moltissimi studi scientifici che hanno dimostrato come certe sostanze possano funzionare nella cura di determinati malesseri mentali. Queste pubblicazioni hanno sensibilizzato sia l’immaginario comune, sia le prospettive di molti enti politici ed istituzionali. È così che si è arrivati in molte parti del mondo – Us in primis – a una maggiore apertura nei confronti degli allucinogeni.
Da qui alla fiducia alle aziende farmaceutiche, il collegamento vien da sé. Un po’ come i pensieri di certi filosofi e l’utilizzo di certe sostanze.
Quante volte vi sarà capitato di leggere il pensiero di un filosofo – magari proprio tra queste righe – e pensare “si vabbè, ma questo si faceva di cose strane”? Ecco, in certi casi non è un’osservazione lontana dalla verità. Sigmund Freud per esempio era assuefatto dalla cocaina, mentre Walter Benjamin decantava l’hashish come “illuminazione profana”. Il caso forse più eclatante, però, è quello di Friedrich Nietzsche. Il tormentato autore tedesco soffriva periodicamente di forti emicranie, che spesso gli impedivano di tenere aperti gli occhi, tanto era il dolore. Eppure ha creato dei testi che sono diventati capisaldi della storia del pensiero come Così parlò Zarathustra o Genealogia della morale. Il segreto? Indovinate un po’: oppiacei e metanfetamine. In effetti, a leggere quell’epopea psichedelica che è lo Zarathustra, verrebbe da confermare la dipendenza del suo autore verso certe sostanze. E forse non è un caso che un simile testo abbia alimentato il delirio d’onnipotenza della narrazione nazista del terzo reich.
In realtà, come accennavamo all’inizio del paragrafo, il nostro Friedrich non è l’unico pensatore a fare uso – più o meno dichiarato – di certi “doping filosofici”: si dice che Platone fosse spesso invitato a dei party da sballo a base di droga e metafisica, Foucault rubava alcune scorte del padre medico fin da ragazzino, mentre Sartre deve agli allucinogeni gran parte del suo esistenzialismo.
Abbiamo scritto prima che uno dei motivi fondativi di questa nuova attenzione verso i farmaci a base di allucinogeni è da ricercarsi proprio negli studi innovativi che ne attestano l’effettiva utilità. Un po’ come quei medici che consigliarono gli oppiacei a Nietzsche, insomma, solo che lui probabilmente non aveva nel portafoglio delle azioni di Mind Medicine.
Che poi bisogna anche dire una cosa: okay che gli investitori guardano al futuro e scommettono positivamente su quelle aziende che producono farmaci a base di stupefacenti, ma poi bisogna vedere se questi prodotti arriveranno sul mercato e – soprattutto – come ci arriveranno. Perché se non è detto che questi farmaci saranno a disposizione di tutti, non è neanche detto che la Food and Drug Administration dia il suo okay. Quindi che fare? Da che parte schierarsi?
C’è chi si mantiene diffidente, ancorati ai molti dubbi che circondano delle società non ancora sul mercato e che non si sa se mai ci andranno. D’altra parte c’è chi ci punta davvero, facendo leva sui possibili dirompenti sviluppi che certe società potrebbero portare nel mondo farmaceutico e, dunque, nella vita di molte persone.
Che poi le sostanze stupefacenti erano spesso state usate a scopo farmacologico nell’arco della storia, solo nei tempi moderni sono state abbandonate e vietate. Ora, invece, sembra che stiamo tornando indietro. O forse avanti? Com’era la storia dell’Eterno Ritorno di Nietzsche...?
Questo è quel periodo dell’anno in cui non si sa come vestirsi, non si sa se iniziare a togliere il piumone dal letto, non si sa dove e magari neanche quando andare in vacanza. Non si sanno un mucchio di cose, ma il bello di non sapere è proprio nell’entusiasmo che si crea in quelle zone grigie di dubbio; in quel “non ancora” così elettrizzante che è una rampa di lancio per ciò che ci aspetterà dopo.
Ecco, proprio in queste zone grigie dovremmo andare a indagare il fenomeno di cui parleremo oggi qui su Sunday View: perché quello che vogliamo analizzare è un qualcosa che affascina ma divide, che intriga ma perplime. Un altro “non si sa” di questo periodo. Un qualcosa che ha che fare con la salute, ma che passa da sostanze che con la salute non sembrano azzeccarci granché.
Se vi dicessimo che ci sono dei farmaci contro i disturbi mentali a base di allucinogeni, e che le società che li producono dividono gli investitori, così su due piedi, da che parte stareste? Prima di dirlo, cominciamo il nostro pezzo.
ALLUCINANTE
Se una rondine non fa primavera, dei risultati positivi non fanno l’approvazione delle autorità sanitarie. È il caso dei farmaci prodotti da aziende come le americane Mind Medicine e Lykos Therapeutics, l’irlandese GH Research o la tedesca Atai Life Sciences. Cos’hanno in comune queste società? Sono finite tutte tra gli interessi degli osservatori per alcuni loro brevetti contro dipendenze e malattie mentali, basati su sostanze allucinogene.
Non tutte sono quotate in borsa, ma quelle che hanno un prezzo ad azione hanno visto aumentare questo valore proporzionalmente con l’avvicinarsi dell’approvazione dei loro prodotti da parte degli enti preposti. Parlando della newyorkese Mind Medicine, il suo farmaco a base di LSD contro l’ansia è già stato designato come Breakthrough Therapy da parte della Food and Drug Administration, l’ente di regolamentazione dei farmaci statunitense. In Borsa, invece, in neanche quattro mesi ha visto triplicare il valore delle sue quote, facendo un salto da 3,6 dollari a ben 11. Restando dalle nostre parti, invece, la berlinese Atai Life Sciences, ha visto aumentare il prezzo delle azioni del 45 per cento. Mica poco.
Ma da dove nasce questo trend positivo?
Sicuramente, una prima parte va ricercata nei moltissimi studi scientifici che hanno dimostrato come certe sostanze possano funzionare nella cura di determinati malesseri mentali. Queste pubblicazioni hanno sensibilizzato sia l’immaginario comune, sia le prospettive di molti enti politici ed istituzionali. È così che si è arrivati in molte parti del mondo – Us in primis – a una maggiore apertura nei confronti degli allucinogeni.
Da qui alla fiducia alle aziende farmaceutiche, il collegamento vien da sé. Un po’ come i pensieri di certi filosofi e l’utilizzo di certe sostanze.
FILOSOFI DA SBALLO
Quante volte vi sarà capitato di leggere il pensiero di un filosofo – magari proprio tra queste righe – e pensare “si vabbè, ma questo si faceva di cose strane”? Ecco, in certi casi non è un’osservazione lontana dalla verità. Sigmund Freud per esempio era assuefatto dalla cocaina, mentre Walter Benjamin decantava l’hashish come “illuminazione profana”. Il caso forse più eclatante, però, è quello di Friedrich Nietzsche. Il tormentato autore tedesco soffriva periodicamente di forti emicranie, che spesso gli impedivano di tenere aperti gli occhi, tanto era il dolore. Eppure ha creato dei testi che sono diventati capisaldi della storia del pensiero come Così parlò Zarathustra o Genealogia della morale. Il segreto? Indovinate un po’: oppiacei e metanfetamine. In effetti, a leggere quell’epopea psichedelica che è lo Zarathustra, verrebbe da confermare la dipendenza del suo autore verso certe sostanze. E forse non è un caso che un simile testo abbia alimentato il delirio d’onnipotenza della narrazione nazista del terzo reich.
In realtà, come accennavamo all’inizio del paragrafo, il nostro Friedrich non è l’unico pensatore a fare uso – più o meno dichiarato – di certi “doping filosofici”: si dice che Platone fosse spesso invitato a dei party da sballo a base di droga e metafisica, Foucault rubava alcune scorte del padre medico fin da ragazzino, mentre Sartre deve agli allucinogeni gran parte del suo esistenzialismo.
CONCLUSIONE
Abbiamo scritto prima che uno dei motivi fondativi di questa nuova attenzione verso i farmaci a base di allucinogeni è da ricercarsi proprio negli studi innovativi che ne attestano l’effettiva utilità. Un po’ come quei medici che consigliarono gli oppiacei a Nietzsche, insomma, solo che lui probabilmente non aveva nel portafoglio delle azioni di Mind Medicine.
Che poi bisogna anche dire una cosa: okay che gli investitori guardano al futuro e scommettono positivamente su quelle aziende che producono farmaci a base di stupefacenti, ma poi bisogna vedere se questi prodotti arriveranno sul mercato e – soprattutto – come ci arriveranno. Perché se non è detto che questi farmaci saranno a disposizione di tutti, non è neanche detto che la Food and Drug Administration dia il suo okay. Quindi che fare? Da che parte schierarsi?
C’è chi si mantiene diffidente, ancorati ai molti dubbi che circondano delle società non ancora sul mercato e che non si sa se mai ci andranno. D’altra parte c’è chi ci punta davvero, facendo leva sui possibili dirompenti sviluppi che certe società potrebbero portare nel mondo farmaceutico e, dunque, nella vita di molte persone.
BONUS TRACK
Che poi le sostanze stupefacenti erano spesso state usate a scopo farmacologico nell’arco della storia, solo nei tempi moderni sono state abbandonate e vietate. Ora, invece, sembra che stiamo tornando indietro. O forse avanti? Com’era la storia dell’Eterno Ritorno di Nietzsche...?
Trending