Politica monetaria

Banche centrali più vicine all'allentamento dei tassi di interesse?

La Financière de l’Échiquier, in un commento di Enguerrand Artaz, sottolinea che negli Usa il credito a famiglie e imprese continua ad essere sotto pressione nonostante il sollievo dei mercati azionari

di Stefano Caratelli 17 Aprile 2024 07:55

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All'ultima riunione dell'anno della Fed dello scorso dicembre, il presidente Jerome Powell aveva pronunciato parole particolarmente accomodanti, interpretate come l tanto atteso "pivot" nella traiettoria della politica monetaria. Lo stesso discorso provocò un "allentamento delle condizioni finanziarie" che hanno poi seguito questo percorso nonostante la risalita dei tassi e il riemergere dei timori inflazionistici. Ma cosa si intende esattamente con "condizioni finanziarie"? Nel suo punto della settimana, Enguerrand Artaz, Fund Manager di La Financière de lÉchiquier, spiega che il più delle volte ci si riferisce ai vari indici di mercato.

GLI INDICATORI AZIONARI E OBBLIGAZIONARI


Sebbene ne esistano molti e ognuno abbia le sue caratteristiche, funzionano tutti più o meno allo stesso modo: aggregano diversi dati, tra cui solitamente il livello o la valutazione dei mercati azionari, i premi di rischio obbligazionari, il livello dei tassi nominali e i tassi di cambio. Questi sono poi ponderati, spesso in base al presunto impatto sulla dinamica del Pil, perché il concetto di "condizioni finanziare di mercato" presuppone che le variabili finanziarie abbiano un'influenza diretta sull'attività economica.

DAL RALLY DI WALL STREET UN EFFETTO RICCHEZZA


Artaz rileva che un rialzo dei mercati azionari, in Usa in particolare dove gran parte dei risparmi sono investiti in Borsa, comporta un effetto ricchezza positivo, che a sua volta stimola i consumi e gli investimenti, mentre l'allentamento dei premi di rischio di credito agevola il finanziamento delle imprese, che ricorrono principalmente ai mercati. In quest’ottica si spiega il violento rally azionario degli ultimi mesi, per la compressione dei premi di rischio di credito e la stabilizzazione dei tassi, che corrispondono a un allentamento delle condizioni finanziarie di mercato.

MA IL QUADRO E’ DIVERSO NELL’ECONOMIA REALE


Ma, sottolinea l’esperto di La Financière de l’Échiquier, è importante un distinguo tra il concetto strettamente legato ai mercati azionari e le condizioni finanziarie dell'economia reale, perché su questo fronte l'allentamento è tutt'altro che evidente. In Usa la pressione continua a esercitarsi sulle famiglie, il tasso dei mutui a 30 anni resta attestato sopra il 7% e la domanda di prestiti rimane estremamente contenuta, mentre il tasso medio praticato sulle carte di credito è ancora ben superiore al 20% e sono in costante aumento le richieste respinte di un prestito per l'acquisto di un’auto.

SITUAZIONE APPENA MIGLIORE NELL’EUROZONA


Le imprese, prosegue l’analisi di Artaz, almeno quelle che non si finanziano sui mercati, non si trovano certo in una situazione migliore. Dall'ultima indagine PMI condotta della National Federation of Independent Business emerge che il tasso medio sui prestiti a breve, pari al 9,8%, è ai massimi dai primi anni 2000. Nell’Eurozona, la situazione è appena migliore. L'ultima Bank Lending Survey della BCE registra un leggero miglioramento del credito al consumo, e più marcato per i mutui, mentre sul versante imprese accelera la domanda di credito e si inaspriscono le condizioni di prestito, anche se in modo più marginale.

A MAIN STREET LE CONDIZIONI RESTANO RESTRITTIVE


Mentre fervono i dibattiti a Wall Street per sapere se le banche centrali abbiano inasprito a sufficienza la politica monetaria e se le condizioni finanziarie si siano allentate troppo, sottolinea in conclusione l’esperto di La Financière de l’Échiquier, a “Main Street” la conclusione è insindacabile: “Le condizioni di finanziamento sono molto restrittive e tali rimangono”.

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