Finanza e valori

Investimenti insostenibili: il Rapporto 2024 di Don't bank on the bomb

In base al report, sono 109 le istituzioni finanziarie che escludono investimenti in società legate agli armamenti nucleari e per questo elencate nella “Hall of fame”. Sono 287, invece, quelle ancora oggi coinvolte

di Davide Lentini 23 Aprile 2024 08:00

financialounge -  Aldo Bonati Armi nucleari don't bank on the bomb Etica Sgr fondi guerra trattato contro le armi Ugo Biggeri
L’industria delle armi nucleari può contare sugli investimenti finanziari di 287 istituti. È quanto emerge dal Rapporto 2024 di Don’t bank on the bomb, l’iniziativa del Premio Nobel per la pace ICAN (Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari) e della Ong olandese Pax, intitolato “Investimenti insostenibili: i produttori di armi nucleari e i loro finanziatori”.

IL GIRO D’AFFARI DEL SETTORE


Lo studio approfondisce il ruolo di 24 aziende nel settore nucleare che contribuiscono agli arsenali di sei nazioni mondiali e coinvolgono istituti finanziari che insieme detengono 477 miliardi di dollari in azioni e obbligazioni delle società stesse, oltre a 343 miliardi di dollari in prestiti e sottoscrizioni.

DIMINUISCONO GLI INVESTITORI


Lavorando in settori proibiti dal Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, queste società gestiscono contratti per attività nucleari del valore di oltre 336 miliardi di dollari, con Northrop Grumman e General Dynamics in testa per volume di affari. Ma nonostante un incremento nel valore degli investimenti e dei prestiti, c’è una diminuzione del numero di investitori, molti dei quali si ritirano su basi etiche, opponendosi al finanziamento di armamenti considerati una minaccia per l’umanità e l’ambiente.

DISINVESTIRE PER OSTACOLARE LA PRODUZIONE


Il documento sottolinea l’importante leva finanziaria che il settore ha nel sostenere o ostacolare la produzione di armi nucleari. Attraverso il disinvestimento, infatti, le istituzioni finanziarie hanno il potere di limitare i fondi disponibili per tali attività, contribuendo così agli obiettivi di un mondo senza armi nucleari e sottolineando il loro ruolo cruciale nella promozione dei diritti umani e della protezione ambientale.

LE ISTITUZIONI CHE NON INVESTONO


Secondo il Rapporto 2023 “Moving Away from Mass Destruction: 109 exclusions of nuclear weapon producers” sono 109 le istituzioni finanziarie che hanno adottato politiche per escludere gli investimenti in aziende coinvolte in sviluppo, produzione, test, manutenzione e stoccaggio di armi nucleari. Sono banche, fondi pensione, gestori di attività e altri attori del settore finanziario che dimostrano attivamente l’impegno per il disarmo nucleare. Rispetto al rapporto 2022, ci sono 11 nuove istituzioni che si sono aggiunte all’elenco.

ETICA NELLA “HALL OF FAME”


Tra le 109 profilate, 55 escludono in modo completo qualsiasi coinvolgimento finanziario con le aziende produttrici di armi nucleari, e sono elencate nella “Hall of Fame”. L’unica banca italiana presente è Banca Etica. Altre 54 istituzioni hanno adottato politiche, giudicate però insufficienti, per escludere tutte le relazioni finanziarie con le imprese coinvolte in questo settore, e sono elencate tra i “Runners-Up”.

CONSOLIDARE LA POSIZIONE CONTRARIA


Lo stesso rapporto del 2023 sottolinea il ruolo cruciale che il settore finanziario svolge nel consolidare la posizione contraria alle armi nucleari e mette in evidenza come le istituzioni finanziarie, attraverso le loro politiche di investimento, possano contribuire a ridurre la percezione di legittimità di queste armi, favorendo così un clima propizio per la loro riduzione e per la loro completa eliminazione.

L’ITALIA E IL TRATTATO CONTRO LE ARMI


“Don’t Bank on the bomb 2023 - precisano da Etica - mostra anche l’importanza dell’adozione e dell’attuazione di pratiche di investimento etiche, ambientali e socialmente responsabili da parte delle istituzioni finanziarie. Inoltre, indica come l’adozione del Trattato delle Nazioni Unite sul divieto delle armi nucleari (TPNW) abbia rafforzato la norma internazionale contro le armi nucleari. Ricordiamo che l’Italia ad oggi non ha sottoscritto il Trattato”.

IL REPORT “RISKY RETURNS”


Già il report del 2022, intitolato “Risky Returns” e tradotto in italiano da Etica Sgr, ha esaminato i dati pubblici relativi alle 24 aziende che producono armi nucleari, come identificato dallo studio, e alle 306 istituzioni finanziarie che hanno investito oltre 746 miliardi di dollari in questo settore tra gennaio 2020 e luglio 2022. “Questi investimenti - spiega Banca Etica - alimentano l’espansione degli arsenali nucleari di Cina, Francia, India, Russia, Regno Unito, Stati Uniti, Israele, Pakistan e Corea del Nord”.

LA CONFERENZA DELLE PARTI


La stessa Etica è citata nel documento come esempio positivo del settore finanziario, anche per l’impegno profuso durante la Prima Conferenza delle Parti del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari che si è tenuta a Vienna nel giugno 2022. In quell’occasione Ugo Biggeri, Presidente di Etica Sgr fino ad aprile 2023, è intervenuto davanti ai delegati di tutto il mondo per leggere la “Dichiarazione degli investitori”, scritta da Etica Sgr insieme a ICAN, e sottoscritta da numerosi investitori internazionali. Aldo Bonati, Stewardship and Esg Networks Manager, è invece citato nella sezione intitolata “Financial sector addresses inaugural TPNW meeting”.

LA “DICHIARAZIONE DEGLI INVESTITORI”


La Dichiarazione incoraggia gli Stati membri del Trattato a richiedere che le imprese statali e private operanti all’interno delle loro giurisdizioni mettano al bando un’ampia gamma di attività legate alle armi nucleari tra cui l’uso, la minaccia dell’uso, lo sviluppo, il possesso e lo stoccaggio. Inoltre, si incoraggia il rafforzamento delle attività per l’assistenza alle vittime e la bonifica degli ambienti contaminati dall’uso di armi nucleari, anche per test e sperimentazioni.

L’IMPATTO SOCIALE SECONDO ETICA


“Da sempre abbiamo un posizionamento chiaro sulla guerra - ribadiscono da Etica Sgr - Il settore degli armamenti non può generare in nessun modo un impatto sociale positivo. Per questa ragione, in 23 anni di storia, i nostri fondi non hanno investito in società coinvolte in produzione, utilizzo, manutenzione, distribuzione e stoccaggio di armi controverse o di loro parti chiave (per esempio le mine antiuomo, le bombe a grappolo o gli ordigni nucleari). I nostri fondi - aggiungono - non investono neanche in società coinvolte nella produzione di armi convenzionali, di loro parti chiave e di altri prodotti o servizi destinati ad uso militare. Questo rigore ha, secondo noi, un valore profondo e non può essere negoziabile, anche in contesti complessi come quello attuale”.

IL RUOLO DEL SETTORE FINANZIARIO


Per Etica, il settore finanziario ha l’opportunità di promuovere la normativa internazionale contro le armi nucleari, rafforzata dall’entrata in vigore del TPNW nel gennaio 2021. Attraverso il disinvestimento, i produttori di armi nucleari sono incentivati a modificare le loro strategie commerciali, riducendo la produzione di queste armi di distruzione di massa. “Di conseguenza - concludono i vertici Etica Sgr - per gli Stati dotati di armi nucleari sarà più complicato mantenere e ampliare i propri arsenali”.

Trending