L'analisi

G7 al centro della scena globale, ma l’Europa rischia di contare sempre meno

Dopo gli anni delle banche centrali in cabina di regia e il tentativo del G20 di prenderne il posto, il club delle grandi economie democratiche torna punto di riferimento, ma l’asse può scivolare sul Pacifico

di Stefano Caratelli 29 Aprile 2024 09:53

financialounge -  mercati Weekly Bulletin
Luglio 1991, quasi 33 anni fa, Londra ospitava l’edizione numero 17 del G7: leader indiscusso Bush senior, fresco di vittoria nella prima Guerra del Golfo, ospite d’onore Gorbaciov, che sembrava pronto a traghettare nell’area occidentale della democrazia e del libero mercato la vecchia URSS, destinata a collassare solo 5 mesi dopo. Fu probabilmente il momento più alto della storia del Gruppo, la stanza dei bottoni da cui le grandi potenze pilotavano il pianeta nella nuova era post-Guerra Fredda sia in politica che in economia e finanza. Poi quello scacchiere venne scompaginato, prima dall’esplosione di Internet, poi dall’11 settembre, e infine dalla grande crisi del 2008. A quel punto in cabina di comando subentrarono le banche centrali, Fed e BCE in testa, fino al più recente sparigliamento, iniziato con le tensioni USA-Cina, il Covid e proseguito con la guerra in Ucraina prima e in Medio Oriente poi, con i corollari di ritorno dell’inflazione e di restrizione monetaria.

L’ILLUSIONE DEL G20 E LA SCELTA DEL PAPA FRANCESCO


A un certo punto sembrava che il G20, che al vecchio club delle superpotenze economiche aggiungeva Brics e satelliti, con l’accoppiata Xi-Putin, avesse preso il posto del G7 come cabina di regia dell’economia e della finanza globali. Un’illusione che ha affascinato molti europei in cerca di nuovi punti di riferimento nell’era del protezionismo inaugurata da Trump. L’aggressione russa ha sgretolato anche questo schema e negli ultimi tempi il G7, giunto quest’anno all’edizione numero 50 ospitata a giugno in Puglia dalla presidenza italiana, sembra tornato ad essere il cardine politico ed economico globale. Un’impressione rafforzata dalla scelta di Papa Francesco di farne la tribuna da cui spiegare al mondo la sua visione sull’Intelligenza Artificiale, che è molto di più che la terza ondata di Internet e investe tutti i campi dell’attività umana.

INCOGNITA ELEZIONI USA, IN CERCA DI PUNTELLI NEL CAMPO DI TRUMP


Ma sulla strada di un G7 di nuovo al timone gli ostacoli certo non mancano. La prima grande incognita sono le elezioni USA di novembre, con il possibile ritorno di Trump alla Casa Bianca. Alexander Ratz su Reuters sabato scorso ha scritto che Germania e Giappone, due pilastri del G7, ma anche Australia e Messico, che non ne fanno parte, si stanno muovendo sottotraccia con i Rep americani per difendere i propri interessi in caso di sconfitta di Biden ad opera di The Donald. E tra gli analisti geopolitici circola anche l’idea che il Pacifico possa prendere il posto dell’Atlantico come il mare tra le cui due sponde possano passare in futuro i destini del pianeta, con un paio di G2, tra USA e Cina e tra USA e Giappone, a fare da cabina di regia e stanza di compensazione.

IPOTESI DI UN G2/G3 SULL’ASSE DEL PACIFICO


In questa direzione vanno sia i toni distensivi del Segretario di Stato USA Blinken nel suo recente incontro con Xi Jinping, incluso il tema caldo Taiwan, sia il rafforzamento del coordinamento militare deciso da Washington e Tokyo. Da non dimenticare che ancora un paio d’anni fa il Presidente cinese era tornato a ventilare l’ipotesi di un G2 USA-Cina nell’ambito del G20 per coordinare gli sforzi in direzione di un miglioramento dei rapporti economici e commerciali da parte delle due superpotenze nell’era della post-globalizzazione. Nel G7, europei e Canada, le cui posizioni sono molto vicine a quelle del vecchio continente, sono cinque su sette. La UE in quanto tale partecipa ai summit ma non è prevista una sua presidenza di turno come per Germania, Francia e Italia.

L’EUROPA INCOMPIUTA DEVE DARSI UNA MOSSA


Un’Europa incompiuta, sia dal punto di vista economico-finanziario visto che non si riesce a fare né l’Unione bancaria né il mercato unico dei capitali, e sia dal punto di vista della difesa comune, resta l’ostacolo principale sulla strada di un’evoluzione del G7 che lo consolidi di nuovo alla leadership globale, trasformandosi in un G3/4, magari con Gran Bretagna al seguito, capace di provare a sdoganare la Cina, come si tentò di fare con l’URSS di Gorbaciov a Londra 33 anni fa. La buona notizia è che il G7 di oggi vive comunque una nuova stagione di autorevolezza e rappresentatività come non si vedeva da decenni.

BOTTOM LINE


Negli ultimi anni mercati ed economie sono riusciti a superare praticamente indenni gli shock esterni e le turbolenze geopolitiche, ma sono fattori importanti che l’investitore deve tenere monitorati, anche perché la crescita persino in USA è in frenata, il che alla fine incide sulle performance aziendali, anche se quelle dei big tech continuano a non deludere. Possono arrivare ondate di nervosismo e volatilità, meglio essere preparati, anche a cogliere le occasioni che questi momenti di solito offrono.

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