L'analisi
GAM illustra come mitigare l’esposizione all’indice S&P 500
La concentrazione delle performance del listino americano e le valutazioni elevate suggeriscono una diversificazione nelle azioni europee e, in particolare, nei settori bancario, del lusso e del “mining”
di Leo Campagna 4 Maggio 2024 15:00
L’aumento dei prezzi negli Stati Uniti a marzo è stato superiore alle attese, con il Personal Consumption Expenditure (PCE), l’indicatore dei prezzi preferito dalla Fed, in rialzo del 2,7%, rispetto alle previsioni del 2,6% (e al 2,5% della rilevazione di febbraio). Oltre le attese anche il PCE di base, al 2,8% contro la stima previsionale del 2,7%.
L’inflazione tende a non spaventare quando l’economia rallenta. Gli Stati Uniti sono cresciuti nel primo trimestre dell’1,6% su base annua, meno della metà rispetto al 3,4% del trimestre precedente e molto al di sotto delle previsioni (2,5%). “Nonostante il rallentamento del Pil, gli Stati Uniti hanno riconquistato la piena primazia della leadership economica mondiale: il Wall Street Journal del 25 aprile scorso rimarcava come il Paese vanti il 26,3% del Pil globale” fa sapere Carlo Benetti, Market Specialist di GAM (Italia) SGR.
Dal 2018 la quota dell’Europa è scesa dell’1,4%, quella del Giappone di 2,1%, mentre quella USA è salita del 2,3%. Anche l’economia cinese, sempre dal 2018, è cresciuta ma in confronto a quella statunitense è scesa al 64% dal 67% di sei anni fa. Secondo Benetti, sono almeno due le macro-ragioni che spiegano la resilienza dell’economia americana, di cui una legata all’ordinamento liberal-democratico proprio delle democrazie occidentali. “Il sistema del libero mercato è ancora il migliore, o il meno peggio, per garantire la flessibilità e l’adattabilità del sistema economico” spiega il manager di GAM.
L’altra ragione, invece, è da ricercarsi nel ciclo costante di ricerca, innovazione e implementazione che ha sempre caratterizzato l’economia americana. Le grandi corporation statunitensi sono più inclini alle novità tecnologiche e all’adozione di nuovi processi e innovazioni che migliorano la produttività a differenza delle imprese di piccola e media dimensione, centrali nel sistema industriale europeo. Guardando al lungo termine, tuttavia, preoccupa il livello del debito pubblico. “Difficile ipotizzarne un contenimento alla luce degli interventi a sostegno della domanda, delle spese per la difesa e per il programma di investimenti” commenta Benetti, convinto che il mercato non potrà non soppesare con attenzione il programma delle future massicce emissioni.
Nel breve termine, invece, “L’economia globale rimane straordinariamente solida” recita il World Economic Outlook appena pubblicato mentre il Fondo Monetario ha rivisto al rialzo le stime di crescita 2024 dell’economia mondiale al 3,2% rispetto al 2,9% previsto sei mesi fa. “Più deboli le prospettive nel prossimo futuro. La debolezza della produttività e il ridimensionamento del commercio internazionale, causato dalla minore globalizzazione e dalle tensioni geopolitiche, sono i motivi principali del rallentamento” puntualizza il manager di GAM.
Intanto in Europa, mentre la stagione delle trimestrali è andata abbastanza bene, Christine Lagarde non ha deluso le aspettative sui tassi: pur con l’inflazione nell’Eurozona poco sopra le attese, è probabile che a giugno la Bce tagli i tassi di un quarto di punto. “Ma se la Fed non si muove, proseguire nel ciclo di graduale allentamento nell’eurozona amplierebbe il differenziale dei tassi penalizzando l’euro nei confronti del dollaro, e propiziando un rigurgito di inflazione per i maggiori onere delle importazioni, quelle energetiche su tutte” specifica Benetti.
Secondo il Market Specialist di GAM (Italia) SGR, mentre le prospettive dell’economia restano ragionevoli, la concentrazione delle performance del listino americano e le valutazioni elevate riducono l’appeal di Wall Street: potrebbe essere ragionevole un aggiustamento tattico per mitigare l’esposizione allo S&P 500 con la diversificazione nelle azioni europee e, in particolare, nei settori bancario, del lusso e del “mining”.
LEADERSHIP ECONOMICA MONDIALE
L’inflazione tende a non spaventare quando l’economia rallenta. Gli Stati Uniti sono cresciuti nel primo trimestre dell’1,6% su base annua, meno della metà rispetto al 3,4% del trimestre precedente e molto al di sotto delle previsioni (2,5%). “Nonostante il rallentamento del Pil, gli Stati Uniti hanno riconquistato la piena primazia della leadership economica mondiale: il Wall Street Journal del 25 aprile scorso rimarcava come il Paese vanti il 26,3% del Pil globale” fa sapere Carlo Benetti, Market Specialist di GAM (Italia) SGR.
LE RAGIONI DELLA RESILIENZA DELL’ECONOMIA AMERICANA
Dal 2018 la quota dell’Europa è scesa dell’1,4%, quella del Giappone di 2,1%, mentre quella USA è salita del 2,3%. Anche l’economia cinese, sempre dal 2018, è cresciuta ma in confronto a quella statunitense è scesa al 64% dal 67% di sei anni fa. Secondo Benetti, sono almeno due le macro-ragioni che spiegano la resilienza dell’economia americana, di cui una legata all’ordinamento liberal-democratico proprio delle democrazie occidentali. “Il sistema del libero mercato è ancora il migliore, o il meno peggio, per garantire la flessibilità e l’adattabilità del sistema economico” spiega il manager di GAM.
INNOVAZIONI CHE MIGLIORANO LA PRODUTTIVITÀ
L’altra ragione, invece, è da ricercarsi nel ciclo costante di ricerca, innovazione e implementazione che ha sempre caratterizzato l’economia americana. Le grandi corporation statunitensi sono più inclini alle novità tecnologiche e all’adozione di nuovi processi e innovazioni che migliorano la produttività a differenza delle imprese di piccola e media dimensione, centrali nel sistema industriale europeo. Guardando al lungo termine, tuttavia, preoccupa il livello del debito pubblico. “Difficile ipotizzarne un contenimento alla luce degli interventi a sostegno della domanda, delle spese per la difesa e per il programma di investimenti” commenta Benetti, convinto che il mercato non potrà non soppesare con attenzione il programma delle future massicce emissioni.
L’FMI HA RIVISTO AL RIALZO LA CRESCITA GLOBALE 2024
Nel breve termine, invece, “L’economia globale rimane straordinariamente solida” recita il World Economic Outlook appena pubblicato mentre il Fondo Monetario ha rivisto al rialzo le stime di crescita 2024 dell’economia mondiale al 3,2% rispetto al 2,9% previsto sei mesi fa. “Più deboli le prospettive nel prossimo futuro. La debolezza della produttività e il ridimensionamento del commercio internazionale, causato dalla minore globalizzazione e dalle tensioni geopolitiche, sono i motivi principali del rallentamento” puntualizza il manager di GAM.
PROBABILE IL TAGLIO DEI TASSI DELLA BCE A GIUGNO
Intanto in Europa, mentre la stagione delle trimestrali è andata abbastanza bene, Christine Lagarde non ha deluso le aspettative sui tassi: pur con l’inflazione nell’Eurozona poco sopra le attese, è probabile che a giugno la Bce tagli i tassi di un quarto di punto. “Ma se la Fed non si muove, proseguire nel ciclo di graduale allentamento nell’eurozona amplierebbe il differenziale dei tassi penalizzando l’euro nei confronti del dollaro, e propiziando un rigurgito di inflazione per i maggiori onere delle importazioni, quelle energetiche su tutte” specifica Benetti.
PIÙ PESO AI SETTORI BANCARIO, LUSSO E MINING EUROPEI
Secondo il Market Specialist di GAM (Italia) SGR, mentre le prospettive dell’economia restano ragionevoli, la concentrazione delle performance del listino americano e le valutazioni elevate riducono l’appeal di Wall Street: potrebbe essere ragionevole un aggiustamento tattico per mitigare l’esposizione allo S&P 500 con la diversificazione nelle azioni europee e, in particolare, nei settori bancario, del lusso e del “mining”.