Lo scenario

Le società sostenute dai fondi di private equity battono le altre per ricavi, rendimento e occupazione

La fotografia di PwC, insieme al confronto col benchmark di riferimento di Mediobanca, mette in evidenza come il private capital miri sempre più alla crescita

di Paola Jadeluca 13 Maggio 2024 16:10

financialounge -  Mediobanca private capital private equity Pwc
Le società in portafoglio a fondi di private equity hanno fatto registrare un rendimento superiore a quello delle altre aziende private, ricavi superiori e persino crescita occupazionale maggiore. E’ il risultato dell’indagine condotta da PwC Italia sugli ultimi risultati finanziari pubblicamente disponibili (bilanci 2022) delle società sostenute da private equity mostra il raggiungimento dei valori più alti mai registrati dal 2018. Dati che confermano il nuovo volto del private equity e più in generale del private capital, sempre meno legato all’obsoleta immagine di investimento da puro ritorno finanziario e sempre più vocato invece al rafforzamento della crescita e al consolidamento industriale delle realtà target.

IL PIÙ ALTO LIVELLO DEI RICAVI


Dopo la fase critica del Covid-19 e la diffusione della pandemia nel 2020, le società che hanno alle spalle fondi di private equity e capital venture continuano a mostrare forte ripresa, e hanno registrato il più alto livello di ricavi in termini di Cagr, tasso medio annuo, arrivato nel 2022 al 7,5% sugli ultimi cinque, rispetto al 6,5% del 2021. Con un differenziale di 5,6% rispetto all’andamento del Pil del Paese. Il confronto più rilevante è quello con il benchmark di riferimento, composto da medie e grandi imprese italiane estrapolate dalla survey di Mediobanca Research “Dati cumulativi di 2.150 società italiane”: le imprese del benchmark infatti hanno visto i propri ricavi in crescita del 2,2%, con un gap di 5,3 punti percentuali rispetto a quelle sostenute da fondi di Pe. Un divario che si è mantenuto relativamente stabile, il gap nel 2021 era di 5,2 punti.



OCCUPAZIONE E MANAGEMENT IN CRESCITA


Strettamente legato alla forte crescita dei ricavi, anche l’occupazione nelle società in portafoglio ai Pe è cresciuta con un Cagr medio del 6,9% nel 2022, in crescita dello 0,9% sul 2021. Anche in questo caso il confronto con il benchmark vede in vantaggio la pattuglia di società gestite da Pe e nel 2022 il divario si è addirittura allargato a +6,7 punti percentuali, rispetto al +6 del 2021: il differenziale più alto mai registrato negli ultimi cinque anni. “Dati che confermano il focus che i i private equity hanno nello sviluppo del business, anche tramite la crescita della forza lavoro”, commenta Francesco Giordano, Private Equity Leader di PwC Italia. Il Private Equity ha generato circa 41mila posti di lavoro in Italia nel campione di società analizzate tra il 2018 ed il 2022. In crescita anche l'indice manageriale: il numero di amministratori nelle società sostenute da Pe è cresciuto del 10,7% nel 2022, rispetto al 5,3% nel 2021.

VOLANO PER L’ECONOMIA REALE


Come evidenziato da Banca d’Italia e supportato dai dati Aifi, sta emergendo con forza negli ultimi anni il ruolo del private capital – la famiglia di strumenti dedicati al finanziamento del mercato privato, che oltre al Pe e al venture Capital comprende anche il Private Debt- come supporto al cambiamento e allo sviluppo dell’economia reale. Il potenziale delle imprese, che devono crescere e internazionalizzarsi ha bisogno di capitali che il settore del private capital è in grado di offrire insieme a competenze, know how e contatti che possono essere valorizzati in ogni storia aziendale.

REDDITIVITÀ IN LEGGERA FLESSIONE MA SOPRA IL BENCHMARK


Certo, avere alle spalle fondi di private equity non mette al riparo dalla congiuntura geopolitica mondiale, né da altri fattori. Per esempio, il tasso di redditività delle aziende sostenute dal Private Equity ha registrato una leggera flessione, con un Cagr medio del 7,1% nel 2022 (-0,3% rispetto al 2021): flessione dovuta all’aumento dei prezzi delle materie prime e dei servizi di pubblica utilità in relazione allo scenario inflazionistico globale, ma la redditività resta comunque superiore all’indice di riferimento.

LA RACCOLTA ALLE PRESE CON I TASSI DI INTERESSE


Il 2023 ha fatto registrare una frenata nella raccolta, dovuta in particolare all’impennata dei tassi di interesse, che ha dato luogo forti cali nelle operazioni di investimento, nelle exit e nel fundraising. Eppure, nonostante la frenata della raccolta, i dati mostrano una crescita degli investimenti da parte di Family Office, per esempio, segno che è sempre più forte la spinta a indirizzare risorse private verso l’economia reale.

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