L'analisi

UBS AM mantiene sovrappeso sulle azioni globali, preferisce i ciclici ai difensivi

Il Macro Monthly firmato da Evan Brown e Luke Kawa ritiene improbabile che il mercato possa prezzare un rialzo della Fed, la disinflazione prosegue lentamente e la crescita globale è sopra l’ultimo ciclo

di Virgilio Chelli 17 Maggio 2024 16:35

financialounge -  Evan Brown Luke Kawa mercati ubs asset management
La recente accelerazione dei rendimenti obbligazionari ha indotto ad interrogarsi sulla possibilità che la Fed riduca o meno i tassi quest'anno con il mercato alla ricerca del livello appropriato per un ciclo molto diverso da quello post Crisi Finanziaria, in un processo sano ma che può generare volatilità. Una minaccia più significativa per gli asset a rischio sarebbe se si iniziasse a prezzare la prossima mossa come un rialzo piuttosto che un taglio, ma il Macro Monthly di UBS AM a cura di Evan Brown, Head of Multi-Asset Strategy, e Luke Kawa, Director of Investment Solutions, ritiene che sia improbabile: il prezzo dei tagli è più legato alla forte crescita che all'inflazione ostinata, anche perché la disinflazione, pur lentamente, è ancora in corso.

CRESCITA NOMINALE GLOBALE SOPRA I CICLI RECENTI


Per il momento, UBS AM sovrappesa le azioni globali e preferisce i settori e le regioni ciclici rispetto ai difensivi, poiché la crescita nominale globale è destinata a rimanere ben sopra la media dell'ultimo ciclo. Brown e Kawa ritengono che presto il processo disinflazionistico si riaffermerà e creerà una certa stabilizzazione dei tassi, i cui livelli elevati non costituiscono comunque un ostacolo per i futuri rendimenti azionari, mentre un PIL nominale in buona salute dovrebbe sostenere gli utili anche con tassi più alti più a lungo.

I MERCATI POSSONO RESISTERE BENE ANCHE SENZA TAGLI


Secondo l’analisi di UBS AM i mercati azionari e creditizi dovrebbero resistere bene anche se la Fed non taglierà, a patto che un rialzo non sia in discussione, anche in considerazione dell'asticella alta per ulteriore inasprimento. I tassi di policy sopra il 5% non stanno avendo un impatto così negativo sulla crescita, il che secondo Brown e Kawa indica un minor rischio di recessione a breve e fornisce maggiori motivi di fiducia in una continua crescita degli utili. Lo scenario di base di UBS AM prevede che i titoli USA possano godere dei benefici di una crescita nominale migliore rispetto al ciclo pre-pandemico in un contesto positivo per il rischio.

INFLAZIONE PIU’ STABILE MA SENZA RI-ACCELERAZIONE


Eventi inattesi possono sventare i migliori piani delle banche centrali, ma anche se l'inflazione potrebbe impiegare più tempo per raggiungere l'obiettivo del 2% è improbabile che acceleri in modo duraturo, secondo Brown e Kawa che citano un mercato del lavoro che si sta allentando, con affitti e prezzi delle auto usate che puntano chiaramente verso il basso, riflettendo un'inflazione più stabile più a lungo ma non una ri-accelerazione. I recenti andamenti dell’azionario non segnalano preoccupazioni per la crescita degli utili, di qui il sovrappesato sulle azioni globali e la preferenza per settori e regioni ciclici rispetto ai difensivi.

TITOLI DI STATO MIGLIORATI


Il rapporto rischio/rendimento dei titoli di Stato è migliorato, ma UBS AM resta neutrale sulla duration, citando gli indici globali dei responsabili degli acquisti e i prezzi delle materie prime che hanno generalmente registrato una tendenza al rialzo, aumentando i rischi di inflazione. In definitiva, ad avviso dei due esperti di UBS AM, un eventuale calo dei rendimenti o una riduzione della volatilità obbligazionaria si tradurrebbe in un maggiore rialzo per le azioni rispetto alle obbligazioni.

COPERTURA DI PORTAFOGLIO SUL DOLLARO


Il Macro Monthly di UBS AM aggiunge che i rendimenti complessivi del credito rimangono interessanti, ma la maggior parte nella componente priva di rischio, poiché ai livelli attuali lo spazio per la compressione degli spread è limitato. Per questo suggerisce che la migliore copertura di portafoglio per proteggersi da una crescita e da un'inflazione sorprendentemente calde in USA, che determinano volatilità, è rappresentata da posizioni lunghe sul dollaro rispetto alle valute del G10.

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