Politica monetaria
TwentyFour AM: la Bce va verso l’avvio del taglio dei tassi a giugno
TwentyFour AM (Gruppo Vontobel), in un commento di George Curtis, rileva il miglioramento del quadro macro in Eurozona dove la volatilità dei titoli di Stato è stata inferiore a quella Usa, determinando una forte sovraperformance
di Stefano Caratelli 24 Maggio 2024 08:00
La Bce inizierà quasi certamente il ciclo di riduzione dei tassi a giugno dopo che dati favorevoli sull'inflazione e chiare indicazioni del Direttivo hanno portato le probabilità a quasi il 100%, con ben poco in grado di farlo deragliare. Il principale ostacolo, sottolineato da Christine Lagarde già a gennaio, è rappresentato dai dati salariali del primo trimestre, ed ancora ad aprile ha citato la stretta correlazione con l’inflazione, ritenendo improbabile che nei servizi subisca un forte calo fino al 2025. A differenza degli Usa, i pacchetti salariali annuali o pluriennali sono molto più comuni in Europa, che di solito si traduce in una reazione ritardata sull'inflazione.
Per questo i salariali restano un importante indicatore per la Bce, sottolinea in un commento George Curtis, Portfolio Management, di TwentyFour Asset Management, perché determinarne con precisione la crescita è più difficile che in Usa. Le pressioni nel 2023 si sono moderate, ma sono rimaste comunque sopra il livello coerente con l'obiettivo di inflazione del 2%, con la componente salari e stipendi del costo del lavoro scesa al 3,3% nel quarto trimestre dal 5,1% precedente, mentre la crescita annuale del costo unitario del lavoro è scesa dal 6,5% al 5,8%. Anche la crescita dei salari negoziati, compresi le una tantum, è diminuita dal 4,7% al 4,5%.
I dati visti finora per il primo trimestre 2024 sono stati contrastanti, con la Germania che ha mostrato un potenziale rialzo, ma alcuni indicatori di prospettiva stanno mostrando qualche segno di allentamento. La Bce indica tra questi l'Indeed Wage Tracker, che tiene traccia degli annunci di lavoro in tutta Europa, le cui prime indicazioni segnalano che ad aprile stanno emergendo ulteriori segnali di allentamento, con i salari tedeschi aumentati del 3,39% annuo dal 4,65% di inizio 2024, con i salari europei complessivi che ad aprile sono rallentati al 3,02%, l'1% in meno rispetto al tasso annuo di fine 2023.
Questo, secondo Curtis, dovrebbe mantenere la Bce cautamente ottimista sul percorso dell'inflazione dei servizi, anche se quest'anno la crescita dei salari dovrebbe rimanere sopra il livello coerente con l’obiettivo della stessa Bce. La direzione della crescita dei salari nominali sarà quindi fondamentale, prosegue l’esperto di TwntyFour AM, per capire non tanto quando avverrà il primo taglio ma come sarà il percorso in futuro. In un contesto di crescita in miglioramento, bassa disoccupazione e salari che si stanno lentamente normalizzando, Curtis ritiene che non sia necessario che la Bce effettui tagli aggressivi nel 2024 e che il mercato preveda circa 3 tagli quest'anno.
Inoltre, mentre Lagarde ha sottolineato l’indipendenza della Bce, le discussioni di molti membri del Direttivo hanno evidenziato una certa cautela nell'anticipare troppo la Fed una volta iniziato il ciclo di tagli. Questo dipenderà ovviamente dall'entità delle divergenze dei dati nei prossimi trimestri, ma significa che lo spread tra Usa ed Europa sarà limitata. Curtis comunque ritiene che ci sia spazio per una divergenza rispetto agli attuali livelli di 24 punti base, vale a dire 2,80 tagli della Bce e 1,84 degli USA.
In definitiva, conclude l’esperto di TwentyFour AM, dato il miglioramento del quadro macro in Europa e l'andamento leggermente migliore dell'inflazione, quest'anno la volatilità dei titoli di Stato europei è stata inferiore a quella degli Usa, determinando una forte sovraperformance in alcuni mercati del credito europeo, in particolare titoli finanziari e ABS. E considerati i rendimenti all-in che rimangono ancora interessanti, ritiene che il credito europeo sia un'arena matura per la selezione dei crediti.
I SALARI RESTANO UN INDICATORE IMPORTANTE PER LA BCE
Per questo i salariali restano un importante indicatore per la Bce, sottolinea in un commento George Curtis, Portfolio Management, di TwentyFour Asset Management, perché determinarne con precisione la crescita è più difficile che in Usa. Le pressioni nel 2023 si sono moderate, ma sono rimaste comunque sopra il livello coerente con l'obiettivo di inflazione del 2%, con la componente salari e stipendi del costo del lavoro scesa al 3,3% nel quarto trimestre dal 5,1% precedente, mentre la crescita annuale del costo unitario del lavoro è scesa dal 6,5% al 5,8%. Anche la crescita dei salari negoziati, compresi le una tantum, è diminuita dal 4,7% al 4,5%.
DATI CONTRASTANTI MA SEGNI DI ALLENTAMENTO
I dati visti finora per il primo trimestre 2024 sono stati contrastanti, con la Germania che ha mostrato un potenziale rialzo, ma alcuni indicatori di prospettiva stanno mostrando qualche segno di allentamento. La Bce indica tra questi l'Indeed Wage Tracker, che tiene traccia degli annunci di lavoro in tutta Europa, le cui prime indicazioni segnalano che ad aprile stanno emergendo ulteriori segnali di allentamento, con i salari tedeschi aumentati del 3,39% annuo dal 4,65% di inizio 2024, con i salari europei complessivi che ad aprile sono rallentati al 3,02%, l'1% in meno rispetto al tasso annuo di fine 2023.
IMPORTANTI PER IL PERCORSO FUTURO DEI TAGLI
Questo, secondo Curtis, dovrebbe mantenere la Bce cautamente ottimista sul percorso dell'inflazione dei servizi, anche se quest'anno la crescita dei salari dovrebbe rimanere sopra il livello coerente con l’obiettivo della stessa Bce. La direzione della crescita dei salari nominali sarà quindi fondamentale, prosegue l’esperto di TwntyFour AM, per capire non tanto quando avverrà il primo taglio ma come sarà il percorso in futuro. In un contesto di crescita in miglioramento, bassa disoccupazione e salari che si stanno lentamente normalizzando, Curtis ritiene che non sia necessario che la Bce effettui tagli aggressivi nel 2024 e che il mercato preveda circa 3 tagli quest'anno.
INDIPENDENZA DALLA FED MA LIMITATA
Inoltre, mentre Lagarde ha sottolineato l’indipendenza della Bce, le discussioni di molti membri del Direttivo hanno evidenziato una certa cautela nell'anticipare troppo la Fed una volta iniziato il ciclo di tagli. Questo dipenderà ovviamente dall'entità delle divergenze dei dati nei prossimi trimestri, ma significa che lo spread tra Usa ed Europa sarà limitata. Curtis comunque ritiene che ci sia spazio per una divergenza rispetto agli attuali livelli di 24 punti base, vale a dire 2,80 tagli della Bce e 1,84 degli USA.
EUROPA ARENA MATURA PER LA SELEZIONE DEI CREDITI
In definitiva, conclude l’esperto di TwentyFour AM, dato il miglioramento del quadro macro in Europa e l'andamento leggermente migliore dell'inflazione, quest'anno la volatilità dei titoli di Stato europei è stata inferiore a quella degli Usa, determinando una forte sovraperformance in alcuni mercati del credito europeo, in particolare titoli finanziari e ABS. E considerati i rendimenti all-in che rimangono ancora interessanti, ritiene che il credito europeo sia un'arena matura per la selezione dei crediti.