Verso il voto

Inflazione, dazi e immigrazione i driver delle elezioni Usa: i mercati valutano i rischi

Quattro gli scenari immaginati da Sonja Laud, Cio di LGIM, per le presidenziali di novembre, ognuno dei quali avrà fondamentali ricadute sui mercati. Il 2025 sarà infatti un anno cruciale per l'economia Usa negli anni a venire

di Davide Lentini 4 Giugno 2024 15:18

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Il mondo e gli analisti economico finanziari guardano con sempre maggiore interesse alle elezioni di novembre negli Stati Uniti. Al di là delle conseguenze relative alla recente condanna in primo grado di Donald Trump, che non gli impedisce però di correre per la Casa Bianca tantomeno di essere eletto, visto che la Costituzione Usa non prevede nulla in merito, questa tornata elettorale potrebbe avere un impatto considerevole sulla volatilità dei mercati. “Molto maggiore di quello che si è osservato in passato”, sostiene Sonja Laud, Cio di LGIM nella sua analisi.

I 4 POSSIBILI SCENARI


La divergenza di opinioni tra lo stesso Trump e il presidente uscente e candidato democratico, Joe Biden, su una serie di temi chiave quali l’immigrazione e, in minor misura, sulle tariffe doganali, indica che il 2025 sarà un anno cruciale per l’economia degli Stati Uniti negli anni a venire. Molto difficile prevedere lo scenario che si verificherà, LGIM ha ipotizzato 4 possibili risultati delle urne, dando un punteggio da -3 a +3 sull’impatto che questi potrebbero avere sull’inflazione, il grande osservato speciale dell’economia globale, dove -3 è la contrazione più ampia e +3 è l’aumento più ampio.

LA VITTORIA DEI DEMOCRATICI


Il primo scenario è un ‘clean sweep’ dei democratici, con il Partito dell’Asinello che controlla entrambe le camere del Congresso. “In questo caso - spiega Laud - ci aspettiamo un aumento della spesa pubblica, controbilanciato da un aumento delle tasse, risultante, però, in uno stimolo fiscale netto positivo. Impatto sull’inflazione: +1”.

LA VITTORIA DEI REPUBBLICANI


Il secondo scenario possibile ipotizzato da LGIM è, al contrario del primo, un ‘clean sweep’ dei repubblicani. “Se si verificasse - commenta Sonja Laud – alla vittoria di Trump farebbero seguito l’estensione del taglio delle tasse più volte annunciato, un aumento della spesa militare e un brusco calo dell’immigrazione. Riteniamo anche che l’aumento delle tariffe doganali andrebbe comunque a finanziare ulteriori tagli delle tasse. Impatto sull’inflazione: +2”.

VINCE BIDEN, MA SOLO IN UNA CAMERA


C’è poi lo scenario in cui Biden viene rieletto, ma ha la maggioranza solo in una delle camere: “Ciò lo obbligherebbe a sottostare a molte delle richieste dei repubblicani - commenta l’analisti di LGIM - che verosimilmente prevedono una riduzione della spesa pubblica e anche l’interruzione di alcune agevolazioni fiscali che non sarebbero prolungate. Impatto sull’inflazione: -1”.

VINCE TRUMP, MA SOLO IN UNA CAMERA


Infine, il quarto e ultimo scenario è quello di una vittoria di Trump con maggioranza repubblicana in solo una delle camere. Come nel caso precedente, l’ipotetico neopresidente porterebbe avanti i punti che sono, almeno parzialmente, condivisi con i democratici, in primis l’aumento delle tariffe doganali. “Al tempo stesso, tuttavia, è lecito aspettarsi un forte contrasto all’immigrazione, un aumento contenuto della spesa pubblica e lo stop ad alcune agevolazioni fiscali - spiega Sonja Laud – In questo caso impatto sull’inflazione: +1”.

IMMIGRAZIONE AGO DELLA BILANCIA


Il tema dell’immigrazione sembra essere dirimente in queste elezioni statunitensi: secondo i sondaggi più recenti diffusi da Gallop e dal Wall Street Journal, questo tema sta diventando l’ago della bilancia per molti elettori. Almeno tre quarti dei votanti degli stati in bilico ritiene infatti che i provvedimenti presi dal presidente uscente in materia vadano nella direzione sbagliata: la politica di Biden sul controllo alle frontiere è stata percepita come molto blanda e a questo è stato associato un forte aumento degli immigrati durante il suo mandato, dopo che con Trump si era verificato l’opposto.

I RISCHI DI UNA STRETTA SUGLI STRANIERI


“Le nostre ricerche interne - spiega ancora Sonja Laud - hanno tuttavia evidenziato come l’aumento degli stranieri abbia avuto un ruolo fondamentale nella recente crescita economica degli Stati Uniti, tanto che alcuni pensano (anche se è molto difficile da dimostrare) che il paese sia riuscito a evitare la recessione lo scorso anno proprio grazie a questi. Viene quindi da chiedersi cosa ne sarà dei brillanti risultati osservati finora e, a cascata, dei mercati finanziari globali, se il flusso di arrivi si dovesse arrestare a seguito di una vittoria repubblicana”.

IL NODO TARIFFE E DAZI


Secondo l’analista LGIM anche le tariffe doganali rappresentano un jolly importante per una seconda presidenza Trump, e troverebbero sostegno dal percorso deflattivo che gli Usa sembrano aver avviato. “Ma - precisa - applicare dazi doganali in un momento in cui la Cina sembra aver finalmente imboccato la strada della ripresa potrebbe generare nuovi aumenti dei prezzi e, quindi, un ritorno dell’inflazione”.

I MERCATI INIZIANO A SCONTARE I RISCHI


In conclusione della sua analisi, Sonja Laud, Cio di LGIM, sottolinea quanto sia sfidante capire quando il risultato di un’elezione inizia a manifestare i suoi effetti sui mercati: molto, infatti, dipende da chi sono i vincitori e gli sconfitti, anche se il recente aumento dei rendimenti dei Treasury a più lunga scadenza potrebbe essere un segnale di come gli investitori stiano iniziando a scontare il rischio legato alle elezioni. “In ogni caso - conclude - indipendentemente da chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca, il recente mix di crescita robusta e deflazione sembra essere frutto degli stimoli fiscali e dell’aumento dell’immigrazione e, purtroppo, la politica sembra stia facendo di tutto affinché questa combinazione di fattori non sopravviva al prossimo novembre e i mercati ne prenderanno nota”.

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