L'analisi

Il nuovo Parlamento Ue alla ricerca di compromessi di fronte alle sfide geopolitiche

PGIM, in un’analisi di Taggart Davis, valuta la possibile composizione delle alleanze e le prospettive di conferma di Ursula von der Leyen dopo un voto che dovrebbe far registrare uno spostamento a desta

di Stefano Caratelli 7 Giugno 2024 12:10

financialounge -  elezioni europee PGIM Taggart Davis
In un 2024 affollato di appuntamenti globali alle urne, spiccano le imminenti elezioni europee, che coinvolgeranno 359 milioni di persone per scegliere 720 deputati per 5 anni con un ricambio consistente pari a oltre il 50% del Parlamento di Strasburgo. Il voto anticipa il rimpasto della leadership UE a cominciare dalla guida della Commissione. l'attuale presidente Ursula von der Leyen è favorita ma non c’è certezza di un secondo mandato. Taggart Davis, Vice President, Government Affairs EMEA di PGIM in un commento aggiunge che andrà anche scelto un nuovo presidente del Consiglio Europeo prevedendo un periodo prolungato di lotte per gli incarichi, per la conquista della titolarità nei programmi e di contrattazione politica.

URSULA VON DER LEYEN AL CENTRO DI TUTTO


Al centro di tutto c'è von der Leyen, scelta a sorpresa alla presidenza della Commissione nel 2019 e poi confermata per un soffio dal Parlamento, che ha dimostrato adattabilità politica con una forte agenda green conquistando allo stesso tempo i voti critici di una destra scettica sulle grandi ambizioni dell'UE. Con il nuovo Parlamento, osserva Davis, potrebbe dover imparare a fare qualche piega e torsione politica in più. I sondaggi puntano infatti a uno spostamento a destra, i cui partiti potrebbero arrivare primi in otto o nove Stati membri e secondi in altrettanti.

AVANZATA DELLE DESTRE ANTI-ELITE


Il Rassemblement National di Marine Le Pen dovrebbe battere il centrista Renaissance del presidente Macron con un margine ampio, in Germania i socialdemocratici del cancelliere Scholz potrebbero piazzarsi quarti dietro Alternative für Deutschland, con il centro-destra della CDU spostati significativamente a destra. Le conquiste dei partiti di destra “anti-élite”, come il PVV di Geert Wilders nei Paesi Bassi, il CHEGA! di André Ventura in Portogallo, il Vlaams Belang di Tom Van Grieken in Belgio, stanno diventando una nuova normalità nel continente, mentre anche i partiti di centro-destra si stanno orientando molto di più verso posizioni anti-establishment.

45MA LE TRE PRINCIPALI FAMIGLIE POLITICHE DOVREBBERO TENERE


Ma l’esperto di PGIM non vede per forza una brusca svolta a destra, spiegando che le tre maggiori famiglie politiche, i Popolari del PPE, i Socialisti dell’S&D e i centristi di Renew Europe manterranno molto probabilmente una maggioranza risicata, e su questa si baseranno per prendere le grandi decisioni in una grande coalizione, come consegnare a Von der Leyen le chiavi della Commissione per altri 5 anni e scrivere il prossimo bilancio a lungo termine dell'UE. Se un'enfasi molto più forte sulla crescita e la competitività sarà più evidente, non ci si aspetta un'inversione completa sul Green Deal.

AGENDA GREEN NON ACCANTONATA MA AMMORBIDITA


L'estrema destra probabilmente non parteciperà invece alle decisioni più importanti perché ci sarà un grande gruppo di centrodestra su cui il PPE potrà contare per ottenere voti serviranno, mentre socialisti e verdi potrebbero trovarsi fuori dal processo decisionale in misura maggiore. L'agenda green non sarà accantonata ma ci si aspetta un serio ammorbidimento, soprattutto con un compromesso tra crescita e green, secondo Davis. Anche sicurezza e difesa stanno emergendo come punti chiave dell'agenda di Bruxelles, con un impatto inevitabile sull'apertura a investimenti e imprese extra-UE.

VERSO 5 ANNI COMPLESSI SULLE FRONTIERE DELLA GEOPOLITICA


Inoltre, un'agenda “nativista” potrebbe scontrarsi con quella della competitività, che potrebbe richiedere maggiori investimenti extra-UE e la dipendenza da altre giurisdizioni globali come USA e Cina. In conclusione, secondo l’esperto di PGIM, una cosa è certa: i prossimi cinque anni promettono di essere complessi e turbolenti, mentre l'UE naviga tra sfide globali in un panorama politico frammentato. Nel 2019 von der Leyen ha promesso una “Commissione geopolitica”, nei prossimi cinque anni l'Europa esplorerà le frontiere di un'UE geopolitica.

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