Nodo cruciale
L’uso eccessivo e populista dei Btp massacra il sistema Paese
Spingere tutti a investire solo in titoli di Stato è un errore sia per i risparmiatori sia per il sistema Italia. Ora il mondo degli investimenti e del risparmio gestito, che ha subito i colpi del populismo finanziario, deve essere ascoltato
di Controredazione 12 Giugno 2024 14:38
Partiamo da un dato fondamentale: in un sistema finanziario moderno e giusto ci devono essere diverse componenti, una parte di finanza legata al pubblico e, ovviamente, l’industria degli investimenti privati. E aggiungiamo un altro dato fondamentale: per i risparmiatori è importantissima la diversificazione quando si investe. Già solo mettendo insieme questi due fatti ben si capisce come un sistema Paese che si basi solo su titoli di Stato emessi a raffica, stile lotteria, è roba, diciamolo chiaramente, da repubblica sudamericana, da repubblica delle banane
Ahimè in questi ultimissimi anni in Italia abbiamo visto una sorta di grande sagra paesana del Btp, con offerte strombazzate in stile televendita fino a imbarazzanti spot che promettevano crociere ai pensionati. Altro che fare cultura finanziaria, come si chiede da decenni, qui siamo tornati a un baraccone in salsa populista. Ebbene sì, populismo finanziario che ha finito per colpire anche l’industria del risparmio gestito a cui si è fatta una forma di concorrenza sleale. E questo non è assolutamente cosa buona per il sistema.
Sì, i populisti ti spiegano che è cosa buona se gli italiani investono tramite i Btp nel loro Paese. Giusto, vero. Ma chi capisce di economia ti spiega pure che non è cosa buona se gli italiani investono solo e sempre in Btp, perché non diversificano prendendo così dei rischi e perdendo delle opportunità (lo hanno spiegato i populisti agli italiani che l’anno scorso ad esempio la Borsa italiana è cresciuta in media molto, anzi moltissimo più dei rendimenti dei Btp e che quindi una quota in portafoglio sarebbe stato giusto averla?). E chi capisce di economia ti spiega pure che nemmeno per il sistema Paese è cosa buona se tutto il debito finisce ai cittadini investitori, che poi oltretutto fanno mancare i loro investimenti nel privato. Insomma, il Btp è uno strumento buono, e lo sottolineiamo dicendolo, quello che non è buono è un suo uso massivo, eccessivo, stile pesca a strascico dei risparmiatori.
La cultura finanziaria serve. Investire non può ridursi ad aspettare solo e sempre il nuovo collocamento di titoli di Stato. Un portafoglio va studiato ed è fisiologico che ci siano titoli di Stato, ma anche fondi e azioni, a seconda delle proprie esigenze, del momento e dei trend. L’industria del risparmio gestito e la collegata consulenza finanziaria professionale esistono proprio per questo ed è un bene che esistano. Nell’ultimo anno questa industria ha dovuto affrontare i colpi del populismo finanziario, come ben si vede dall’analisi dei deflussi, in una guerra impari di forze in campo. Ebbene, forse è giunto il momento che si cominci a urlare basta davanti a tutto questo. L’industria del risparmio gestito e della finanza deve farsi sentire. E il governo deve ascoltare le giuste istanze che da questa arrivano. Nell’interesse del sistema Paese.
BTP E POPULISMO FINANZIARIO
Ahimè in questi ultimissimi anni in Italia abbiamo visto una sorta di grande sagra paesana del Btp, con offerte strombazzate in stile televendita fino a imbarazzanti spot che promettevano crociere ai pensionati. Altro che fare cultura finanziaria, come si chiede da decenni, qui siamo tornati a un baraccone in salsa populista. Ebbene sì, populismo finanziario che ha finito per colpire anche l’industria del risparmio gestito a cui si è fatta una forma di concorrenza sleale. E questo non è assolutamente cosa buona per il sistema.
NON SI PUÒ RINUNCIARE ALLA DIVERSIFICAZIONE
Sì, i populisti ti spiegano che è cosa buona se gli italiani investono tramite i Btp nel loro Paese. Giusto, vero. Ma chi capisce di economia ti spiega pure che non è cosa buona se gli italiani investono solo e sempre in Btp, perché non diversificano prendendo così dei rischi e perdendo delle opportunità (lo hanno spiegato i populisti agli italiani che l’anno scorso ad esempio la Borsa italiana è cresciuta in media molto, anzi moltissimo più dei rendimenti dei Btp e che quindi una quota in portafoglio sarebbe stato giusto averla?). E chi capisce di economia ti spiega pure che nemmeno per il sistema Paese è cosa buona se tutto il debito finisce ai cittadini investitori, che poi oltretutto fanno mancare i loro investimenti nel privato. Insomma, il Btp è uno strumento buono, e lo sottolineiamo dicendolo, quello che non è buono è un suo uso massivo, eccessivo, stile pesca a strascico dei risparmiatori.
L’INDUSTRIA DEL RISPARMIO GESTITO DEVE ESSERE ASCOLTATA
La cultura finanziaria serve. Investire non può ridursi ad aspettare solo e sempre il nuovo collocamento di titoli di Stato. Un portafoglio va studiato ed è fisiologico che ci siano titoli di Stato, ma anche fondi e azioni, a seconda delle proprie esigenze, del momento e dei trend. L’industria del risparmio gestito e la collegata consulenza finanziaria professionale esistono proprio per questo ed è un bene che esistano. Nell’ultimo anno questa industria ha dovuto affrontare i colpi del populismo finanziario, come ben si vede dall’analisi dei deflussi, in una guerra impari di forze in campo. Ebbene, forse è giunto il momento che si cominci a urlare basta davanti a tutto questo. L’industria del risparmio gestito e della finanza deve farsi sentire. E il governo deve ascoltare le giuste istanze che da questa arrivano. Nell’interesse del sistema Paese.
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