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Il boom dei tecnologici Usa è la storia di una bolla che non c’è
Un commento di Marco Piersimoni (Pictet Asset Management) passa in rassegna tutte le ragioni per escludere una replica delle dot.com rilevando che le valutazioni apparentemente elevate corrono oggi in realtà meno degli utili
di Stefano Caratelli 18 Giugno 2024 17:09
Le performance dei titoli tecnologici USA hanno riportato alla memoria la storica bolla delle dot com, ma rispetto ad allora le cose sono molto diverse, perché oggi l’avanzata è sostenuta da una solida dinamica degli utili che crescono ancor più velocemente. A sgomberare il campo dai fantasmi del passato c’è una lunga lista di segnali che sembrano escludere il rischio di una bolla speculativa. Una delle aziende simbolo del momento è Nvidia, riuscita a superare la soglia dei 3.000 miliardi di dollari di capitalizzazione come solo Apple e Microsoft. Investitori e analisti si chiedono se siamo in presenza di una nuova bolla, ma la risposta è che non se ne riscontrano i segnali. Pur a fronte di valutazioni azionarie la crescita delle quotazioni oggi è assistita da un corrispondente se non ancor più sostenuto aumento degli utili.
Lo sottolinea in un commento Marco Piersimoni, Co-Head Euro Multi Asset di Pictet Asset Management, secondo cui va prima di tutto capito se vi sia un eccesso di valutazione, condizione necessaria ma non sufficiente. Infatti occorre anche valutare se le proiezioni future sugli utili siano realistiche e se gli investitori diventino irrazionali ricorrendo a un eccesso di leva e tollerando livelli di rischio molto alti. Negli USA il rapporto prezzo/utili è vicino a 21 volte, ampiamente sopra la media degli ultimi dieci anni, mentre l’extra rendimento alle obbligazioni governative reali a 10 anni è sui minimi di due decenni. Valutazioni elevate ma sotto quelle del 2000. Le quotazioni sono inoltre supportate per i tecnologici del Nasdaq da una crescita di pari passo degli utili, aumentati 11 volte negli ultimi 20 anni, il che ha tenuto il rapporto prezzo/utili sostanzialmente stabile.
Secondo l’esperto di Pictet AM, il caso di Nvidia è ulteriormente esemplificativo, perché nell’ultimo anno il prezzo delle azioni è cresciuto tre volte a fronte però di utili che si sono moltiplicati per cinque, facendo scendere il rapporto prezzo/utili, e gli investitori ne stanno acquistando azioni a una valutazione più conveniente rispetto a un anno fa. Oracle, che seppe superare la crisi delle dot.com, a cavallo tra il 1999 e il 2000 vide aumentare il prezzo cinque volte mentre gli utili salirono solo del 60%. Mentre nel 2000 il mercato scommetteva su una crescita dei profitti che poi non c’è stata, oggi la crescita dei tecnologici ha un ritmo inferiore rispetto agli utili, rendendoli paradossalmente meno cari.
Piersimomi cita poi elementi non in linea con una bolla, come afflussi netti sul mercato azionario che si mantengono intorno allo zero, mentre nemmeno i tradizionali indicatori di fiducia degli investitori fanno pensare a un eccesso di ottimismo, così come l’allocazione in azioni rispetto ai bond è sostanzialmente bilanciata. Inoltre non si vede un aumento della propensione a fusioni e acquisizioni, fattore che storicamente raggiunge livelli alti nelle bolle. Al tempo della crisi Lehman le M&A avevano raggiunto un livello quasi doppio alla media, mentre oggi i volumi sono intorno alla media o poco sopra. Infine, non desta preoccupazioni nemmeno il livello di indebitamento delle famiglie, che in rapporto al PIL si mantiene in USA a livelli molto bassi, mentre anche il credito erogato è sotto i livelli storici, suggerendo l’assenza di un eccesso di leva.
Come indicazione operativa, l’esperto di Pictet AM conclude che da un esame complessivo dei mercati azionari non emergono in maniera conclamata segnali di bolla speculativa, come invece nel 2000, nel 2007 ed in parte anche nel 2021. Per cui secondo Piersimoni è corretto investire sui mercati azionari a patto di avere un orizzonte adeguato, necessario per smaltire l’inevitabile volatilità delle Borse, oppure usando la valida alternativa di utilizzare strategie flessibili che gestiscano l’esposizione ai vari mercati smussandone la volatilità.
NESSUN ECCESSO DI VALUTAZIONI, SUPPORTATE DALLA CORSA DEGLI UTILI
Lo sottolinea in un commento Marco Piersimoni, Co-Head Euro Multi Asset di Pictet Asset Management, secondo cui va prima di tutto capito se vi sia un eccesso di valutazione, condizione necessaria ma non sufficiente. Infatti occorre anche valutare se le proiezioni future sugli utili siano realistiche e se gli investitori diventino irrazionali ricorrendo a un eccesso di leva e tollerando livelli di rischio molto alti. Negli USA il rapporto prezzo/utili è vicino a 21 volte, ampiamente sopra la media degli ultimi dieci anni, mentre l’extra rendimento alle obbligazioni governative reali a 10 anni è sui minimi di due decenni. Valutazioni elevate ma sotto quelle del 2000. Le quotazioni sono inoltre supportate per i tecnologici del Nasdaq da una crescita di pari passo degli utili, aumentati 11 volte negli ultimi 20 anni, il che ha tenuto il rapporto prezzo/utili sostanzialmente stabile.
IL CASO DI NVIDIA E IL PARAGONE CON ORACLE AI TEMPI DELLA BOLLA
Secondo l’esperto di Pictet AM, il caso di Nvidia è ulteriormente esemplificativo, perché nell’ultimo anno il prezzo delle azioni è cresciuto tre volte a fronte però di utili che si sono moltiplicati per cinque, facendo scendere il rapporto prezzo/utili, e gli investitori ne stanno acquistando azioni a una valutazione più conveniente rispetto a un anno fa. Oracle, che seppe superare la crisi delle dot.com, a cavallo tra il 1999 e il 2000 vide aumentare il prezzo cinque volte mentre gli utili salirono solo del 60%. Mentre nel 2000 il mercato scommetteva su una crescita dei profitti che poi non c’è stata, oggi la crescita dei tecnologici ha un ritmo inferiore rispetto agli utili, rendendoli paradossalmente meno cari.
MOLTI INDICATORI VIAGGIANO BEN SOTTO IL LIVELLO DI GUARDIA
Piersimomi cita poi elementi non in linea con una bolla, come afflussi netti sul mercato azionario che si mantengono intorno allo zero, mentre nemmeno i tradizionali indicatori di fiducia degli investitori fanno pensare a un eccesso di ottimismo, così come l’allocazione in azioni rispetto ai bond è sostanzialmente bilanciata. Inoltre non si vede un aumento della propensione a fusioni e acquisizioni, fattore che storicamente raggiunge livelli alti nelle bolle. Al tempo della crisi Lehman le M&A avevano raggiunto un livello quasi doppio alla media, mentre oggi i volumi sono intorno alla media o poco sopra. Infine, non desta preoccupazioni nemmeno il livello di indebitamento delle famiglie, che in rapporto al PIL si mantiene in USA a livelli molto bassi, mentre anche il credito erogato è sotto i livelli storici, suggerendo l’assenza di un eccesso di leva.
CORRETTO INVESTIRE IN AZIONI, ANCHE CON STRATEGIE FLESSIBILI
Come indicazione operativa, l’esperto di Pictet AM conclude che da un esame complessivo dei mercati azionari non emergono in maniera conclamata segnali di bolla speculativa, come invece nel 2000, nel 2007 ed in parte anche nel 2021. Per cui secondo Piersimoni è corretto investire sui mercati azionari a patto di avere un orizzonte adeguato, necessario per smaltire l’inevitabile volatilità delle Borse, oppure usando la valida alternativa di utilizzare strategie flessibili che gestiscano l’esposizione ai vari mercati smussandone la volatilità.