Cosa aspettarsi

Wellington Management teme un aumento dei costi di indebitamento dei governi con alti deficit fiscali

Il peggioramento delle dinamiche dei deficit fiscali potrebbe costare caro ai governi che hanno più tardato a ridurli: focus, in particolare, su Stati Uniti, Regno Unito e Francia

di Leo Campagna 20 Giugno 2024 12:42

financialounge -  Eoin O’Callaghan wellington management
I governi delle economie sviluppate hanno varato stimoli fiscali senza precedenti per contrastare gli impatti della pandemia da Covid-19. A quattro anni di distanza, emerge una sostanziale mancata adozione della disciplina fiscale per riportare i deficit di bilancio su livelli meno critici per due ragioni. In primo luogo, il cambiamento climatico e le spese per la difesa rappresentano nuove esigenze strutturali di bilancio per i governi. I quali, in secondo luogo, hanno dovuto proteggere la ripresa economica da ulteriori shock: ne è un esempio la spesa pubblica europea per proteggere i consumatori da un'impennata dei prezzi del gas.

SCOSTAMENTO DI BILANCIO


Inoltre questo è un anno con parecchie elezioni politiche in tutto il mondo e i governi in carica nei paesi sviluppati non si sono dimostrati propensi al contenimento fiscale per evitare di risultare invisi agli elettori. Il risultato è che, negli ultimi due anni, l'85% delle economie sviluppate ha registrato uno scostamento di bilancio, cioè una deviazione del piano di consolidamento fiscale di un governo rispetto a quanto pianificato.

DETERIORAMENTO DELLA RESILIENZA FISCALE


“Quello che preoccupa è che nonostante la crescita nominale sia in piena espansione grazie alla spinta dell’inflazione, i deficit si siano ampliati. I governi che pure hanno potuto beneficiare di un maggiore gettito fiscale alimentato dalla forte crescita nominale non ne hanno approfittato per risparmiare deteriorando di fatto la resilienza fiscale” argomenta Eoin O'Callaghan, Macro Strategist di Wellington Management.

LO SPREAD DEL DEBITO FRANCESE


Il manager fa notare come di recente lo spread del debito francese, rispetto a Germania e Olanda, si sia allargato mentre quello della Spagna, che presenta un livello di debito simile ma una dinamica del deficit più forte, si sia contratto. “L’impressione, tuttavia, è che il mercato sembra concentrato maggiormente sul rapporto debito pubblico/PIL, in particolare in Europa dove gli spread hanno evidenziato una maggiore sensibilità a questo rapporto invece che ai dati sul deficit” spiega O'Callaghan.

IL RAPPORTO DEBITO / PIL


Il rapporto debito/PIL ha visto crescere il numeratore (incrementato del PIL nominale gonfiato anche dall’inflazione) più del denominatore, dal momento che i premi a termine rimangono relativamente bassi, limitando l'aumento del costo degli interessi. Tuttavia, se i premi a termine dovessero aumentare in modo più significativo o se il PIL nominale dovesse subire un'inversione di tendenza, queste solide dinamiche nel rapporto debito pubblico/PIL svanirebbero rapidamente e il mercato potrebbe prenderne atto.

COSA PUO’ DETERIORARE LA CRESCITA NOMINALE


Affinché si materializzi un deterioramento della crescita nominale oppure un aumento più significativo dei premi a termine la politica monetaria dovrebbe prima virare verso un atteggiamento più aggressivo. Uno scenario che al momento si scontra con la riluttanza dei policymaker ad inasprire la politica a livelli tali da spingere la crescita al di sotto del trend anche perché le banche centrali dei mercati sviluppati hanno considerato l'inflazione elevata come un fenomeno in gran parte determinato dall'offerta, che dovrebbe quindi normalizzarsi nel tempo, a patto che non si verifichino dei “second round effect” sulle aspettative di carovita e sui salari.

FOCUS SULLE DINAMICHE FISCALI DI STATI UNITI, REGNO UNITO E FRANCIA


“Se tuttavia la politica monetaria diventasse più restrittiva rispetto ai dati sulla crescita e sull'inflazione, magari perché fossero riconsiderati i rischi legati ai prezzi al consumo, potrebbe scattare quell’evento catalizzatore capace di spingere il mercato a preoccuparsi maggiormente delle dinamiche fiscali, soprattutto negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Francia, dove i livelli sembrano più suscettibili” conclude il Macro Strategist di Wellington Management.

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