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Morgan Stanley IM spiega come valutare i vantaggi delle strategie con un'elevata quota attiva
Possono aggiungere extra rendimento (alfa) rispetto alle allocazioni di portafoglio passive ma, per essere efficaci, il loro periodo di valutazione non può essere a breve termine
di Leo Campagna 25 Giugno 2024 08:00
Nonostante un primo semestre positivo sui mercati azionari, non bisogna mai abbassare la guardia, soprattutto se l’attitudine è quella di essere sempre concentrati su "quali pericoli si possano nascondere". Lo sottolinea nel suo ‘Commento sul mercato azionario - giugno 2024’ Andrew Slimmon, Head of Applied Equity Advisors Team di Morgan Stanley Investment Management pur tenendo a precisare che “da inizio anno, l’andamento del mercato azionario è risultato in linea con le nostre previsioni e le strategie di portafoglio che abbiamo adottato hanno funzionato sia in termini assoluti che relativi”.
Secondo Slimmon, uno dei fattori che ha inciso maggiormente sulla migliore performance da inizio anno sono le revisioni degli utili. In pratica, migliori sono le revisioni degli utili, migliore è la performance del titolo. Allo stesso modo, peggiori sono le revisioni, peggiore è la performance del titolo. Dal momento che i prezzi delle azioni sono il valore attuale degli utili futuri, gli investitori dovrebbero premiare i fondamentali aziendali migliori del previsto o penalizzarle in caso contrario.
“Riteniamo che l'attuale contesto sia sintomatico di un mercato azionario che agisce in modo straordinariamente razionale” riferisce il manager di Morgan Stanley IM che, pur ammettendo che Nvidia abbia catturato la maggior parte dell'attenzione dei media, non è l'unica azienda con eccellenti revisioni degli utili: altre compagnie hanno presentato ottimi dati di bilancio ma, semplicemente, non hanno la copertura del leader globale per lo sviluppo di processori grafici impiegati per l'IA.
“Mentre il prezzo delle azioni Nvidia è salito molto rispetto al resto del mercato lo stesso è successo al suo specifico rischio azionario: non va dimenticato che il titolo ha accusato dieci cali del 50% del prezzo delle azioni da quando è diventata pubblica nel 1999”, ricorda Slimmon secondo il quale per compensare questo rischio azionario specifico esistono opportunità con altre aziende che vantano performance dei fondamentali buone. In particolare, i beneficiari sia dell'Infrastructure Act che del Chips Act, gli attuali sviluppi nel settore della gestione patrimoniale e nell’ambito dei farmaci per la perdita di peso/diabete che sono ancora nelle prime fasi di ampia diffusione sul mercato.
Questa situazione offre lo spunto al manager di Morgan Stanley IM di approfondire il passaggio da gestione attiva a passiva che spesso consiste nel ‘passare da costosi investimenti passivi a investimenti passivi poco costosi’. Infatti, una parte considerevole di gestori attivi si impegna per sovraperformare l'indice ma spesso, al netto delle commissioni di consulenza, difficilmente riesce a fare meglio del mercato. “E’ però anche vero che, statistiche e studi alla mano, i gestori con un'elevata quota attiva, in media, hanno performance migliori nel lungo termine, al netto delle commissioni”, puntualizza Slimmon.
Tuttavia, un'elevata quota attiva comporta una dispersione più ampia del rendimento rispetto all'indice di mercato e questo può provocare grande felicità, in caso di risultati superiori al benchmark, oppure costernazione, in caso di performance deludenti. Un aspetto che può causare decisioni sbagliate sui tempi di investimento e, soprattutto di disinvestimento. “Credo che le strategie con un'elevata quota attiva, in media, possano aggiungere alfa alle allocazioni di portafoglio passive ma il periodo per valutarle non può essere a breve termine” conclude l’Head of Applied Equity Advisors Team di Morgan Stanley Investment Management.
REVISIONI AL RIALZO DEGLI UTILI
Secondo Slimmon, uno dei fattori che ha inciso maggiormente sulla migliore performance da inizio anno sono le revisioni degli utili. In pratica, migliori sono le revisioni degli utili, migliore è la performance del titolo. Allo stesso modo, peggiori sono le revisioni, peggiore è la performance del titolo. Dal momento che i prezzi delle azioni sono il valore attuale degli utili futuri, gli investitori dovrebbero premiare i fondamentali aziendali migliori del previsto o penalizzarle in caso contrario.
UN MERCATO CHE AGISCE IN MODO STRAORDINARIAMENTE RAZIONALE
“Riteniamo che l'attuale contesto sia sintomatico di un mercato azionario che agisce in modo straordinariamente razionale” riferisce il manager di Morgan Stanley IM che, pur ammettendo che Nvidia abbia catturato la maggior parte dell'attenzione dei media, non è l'unica azienda con eccellenti revisioni degli utili: altre compagnie hanno presentato ottimi dati di bilancio ma, semplicemente, non hanno la copertura del leader globale per lo sviluppo di processori grafici impiegati per l'IA.
LE ALTRE OPPORTUNITÀ AL DI FUORI DI NVIDIA
“Mentre il prezzo delle azioni Nvidia è salito molto rispetto al resto del mercato lo stesso è successo al suo specifico rischio azionario: non va dimenticato che il titolo ha accusato dieci cali del 50% del prezzo delle azioni da quando è diventata pubblica nel 1999”, ricorda Slimmon secondo il quale per compensare questo rischio azionario specifico esistono opportunità con altre aziende che vantano performance dei fondamentali buone. In particolare, i beneficiari sia dell'Infrastructure Act che del Chips Act, gli attuali sviluppi nel settore della gestione patrimoniale e nell’ambito dei farmaci per la perdita di peso/diabete che sono ancora nelle prime fasi di ampia diffusione sul mercato.
UNO SPUNTO DI RIFLESSIONE SULLA GESTIONE ATTIVA E PASSIVA
Questa situazione offre lo spunto al manager di Morgan Stanley IM di approfondire il passaggio da gestione attiva a passiva che spesso consiste nel ‘passare da costosi investimenti passivi a investimenti passivi poco costosi’. Infatti, una parte considerevole di gestori attivi si impegna per sovraperformare l'indice ma spesso, al netto delle commissioni di consulenza, difficilmente riesce a fare meglio del mercato. “E’ però anche vero che, statistiche e studi alla mano, i gestori con un'elevata quota attiva, in media, hanno performance migliori nel lungo termine, al netto delle commissioni”, puntualizza Slimmon.
UNA VALUTAZIONE CHE NON PUO’ ESSERE A BREVE TERMINE
Tuttavia, un'elevata quota attiva comporta una dispersione più ampia del rendimento rispetto all'indice di mercato e questo può provocare grande felicità, in caso di risultati superiori al benchmark, oppure costernazione, in caso di performance deludenti. Un aspetto che può causare decisioni sbagliate sui tempi di investimento e, soprattutto di disinvestimento. “Credo che le strategie con un'elevata quota attiva, in media, possano aggiungere alfa alle allocazioni di portafoglio passive ma il periodo per valutarle non può essere a breve termine” conclude l’Head of Applied Equity Advisors Team di Morgan Stanley Investment Management.
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