L'analisi

Yacht di lusso, un pilastro del Made in Italy

Fondazione Altagamma e Deloitte presentano i numeri di un settore che vale 27,7 miliardi di euro. Trainata dalla cantieristica una filiera completa che rende sempre più attrattivo anche il nostro turismo

di Paola Jadeluca 25 Giugno 2024 16:04

financialounge -  economia Mood yacht
Nautica da diporto, un pilastro strategico per l’Italia: Fondazione Altagamma in collaborazione con Deloitte ha analizzato il “Contributo diretto, indiretto e indotto della nautica Alto di Gamma”, presentando oggi i risultati di uno studio a tappeto. Il settore ha un impatto complessivo di circa 27,7 miliardi di euro e conta 157.000 occupati, riuscendo ad attivare e filiere complementari del turismo e del Made in Italy, con un effetto moltiplicatore economico totale di quasi 2,7 volte e uno occupazionale implicito di 6 volte.

TRE VOLTE IL PIL DEL PAESE IN DIECI ANNI


Un settore di corsa: la nautica italiana è cresciuta di 3 volte rispetto al Pil nazionale dal 2012 al 2022. “L’analisi mostra non solo la rilevanza dell’industria nautica italiana -è il commento di Giovanna Vitelli, Vice Presidente di Altagamma per il settore Nautico e Presidente del Gruppo Azimut-Benetti, “ma anche le potenzialità inespresse di un comparto con notevoli margini di crescita: nonostante l’Italia sia leader mondiale nella costruzione di Superyacht, solo il 6% di questi batte bandiera italiana”.

AZIMUT-BENETTI, NUMERO UNO AL MONDO


Giovanna Vitelli è alla guida del primo gruppo italiano, primo a livello mondiale per ordini, secondo il Global Order Book, la classifica di settore, nei superyacht, quelli superiori ai 24 metri. Benetti-Azimut è nato dalla fusione di due brand storici italiani, con crescita esponenziale negli ultimi cinque anni. Con sede a Viareggio, Lucca, è da 24 anni il numero uno al mondo. Ha una quota del 14% del mercato mondiale, un valore della produzione in crescita del 23% e un Ebitda al +50%.

L’ALTO DI GAMMA È IL SEGMENTO PIÙ RILEVANTE


La nautica alto di gamma, ovvero i grandi yacht superiori ai 18 metri, è il segmento che registra il più rilevante effetto di ricaduta sul territorio:  rappresenta il 65% dell’impatto economico totale (che ammonta a 27,7 miliardi di euro.  La principale voce che concorre a formare il fatturato complessivo dell’industria nautica italiana è innanzitutto la cantieristica, che genera l’80% del valore. Poi ci sono la produzione di accessori, i motori e, infine, il “refit”, ovvero l’attività di riparazione e restauro delle imbarcazioni. Inoltre, nonostante consista solo nel 2% circa della flotta in visita in Italia, genera il 55% del valore downstream, ovvero derivante dall’utilizzo delle imbarcazioni.

TURISMO E FLOTTE


Un contributo rilevante, emerge dallo studio presentato da Fondazione Altagamma, viene dall’impatto che turismo nautico e flotte hanno sui territori. L’Italia, infatti si conferma una destinazione rilevante nel panorama internazionale sia durante la stagione invernale, anche a fronte delle eccellenze manifatturiere che operano nel settore del refit, che durante la stagione estiva grazie all’unicità e attrattività delle coste del Paese. L’impatto economico totale della flotta, generato per un terzo dal valore dalla spesa turistica sul territorio, è di 16,3 miliardi di euro, con un moltiplicatore economico di 2,7 con 103.000 persone coinvolte a livello occupazionale. Una delle principali opportunità di espansione dell’indotto legato al turismo nautico deriva di conseguenza dallo sviluppo delle strutture portuali.  Un potenziale ancora tutto da realizzare. Si tratta quindi di un importante contributo economico e occupazionale per l'Italia, in grado di intercettare l’interesse di una nicchia globale di consumatori «alto-spendenti».

IMPATTO COMPLESSIVO DAL GRANDE POTENZIALE


Un Grande Yacht immatricolato in Italia, con equipaggio italiano e sulle coste del Paese per almeno 10 settimane all’anno, genererebbe un contributo annuale complessivo pari a 1.6 milioni/barca. Ospitare un numero crescente di yacht, in transito e soprattutto stanziali, genererebbe impatti rilevanti per l’economia oltre che per il livello occupazionale.  Ci sono tutte le condizioni perché il primato riconosciuto a livello mondiale nella costruzione di yacht e superyacht possa essere esteso alla filiera dei servizi e del turismo nautico per attrarre una crescente domanda sia a livello nazionale che internazionale. Le principali direttrici di sviluppo per aumentare l’indotto del turismo nautico contemplano quindi sia degli adeguamenti normativi specifici al fine di rendere più attrattiva la bandiera italiana, sia maggiori investimenti nelle infrastrutture portuali e servizi connessi, con un potenziamento delle competenze tecniche e gestionali e uno sviluppo di piattaforme innovative e sostenibili.

GLI INTERVENTI


“E’ necessario intervenire per accrescere l’attrattività della bandiera italiana, del charter sulle nostre coste”, sostiene Giovanna Vitelli. Solo il 30% dei posti barca disponibili in Italia si trova in marine attrezzate e adatte a ospitare yacht e superyacht con servizi tecnici e turistici adeguati all’utenza relativa. Come? Tre le direttrici su cui far leva, secondo Giovanna Vitelli: assimilare - in tema di aliquote IVA - il noleggio e il charter nautico ai parametri del settore turistico-alberghiero; adeguare le procedure e le normative della bandiera italiana a quelle di altri Registri Internazionali, al fine di aumentarne l’attrattività;  semplificare le procedure burocratiche relative, ad esempio, ai controlli sui diportisti o all’arruolamento per le unità da diporto.

ITALIANITA’ A VELE SPIEGATE


Quello degli yacht alto di gamma è una delle punte di diamante del Made in Italy. Azimut-Benetti, per esempio, ha 138 stabilimenti sparsi in 80 paesi del mondo e un team di 2.350 dipendenti, ma resta saldamente ancorato all’Italia. Stesso discorso per il numero due al mondo per fatturato, il gruppo Ferretti di Ravenna: controllato dal gruppo Weichai Power, socio cinese, non ha mai perso l’italianità dei sui brand, molti legati ancora al mito della Dolce Vita che persiste nel tempo e nell’immaginario globale, come l’Aquarama Riva, la Ferrari dei mari, immortalato con a bordo personaggi importanti come Brigitte Bardot, ophia Loren, Gunter Sachs, la famiglia reale di Monaco, lo Scià di Persia, il Principe Ranieri, Aristotele Onassis.  A maggio scorso ha aperto uno nuovo stabilimento a La Spezia. Ferretti Group continua a crescere, non solo come fatturato, ma anche come capacità produttiva e standard di efficienza degli stabilimenti, e a fine anno scorso ha inaugurato la nuova area della Ferretti Group Superyacht Yard di Ancona. Nel 2016 Piero Ferrari, figlio di Enzo Ferrari, è entrato a far parte del Gruppo Ferretti acquistando il 13,2% del capitale attraverso la holding di famiglia F Investments, risultando così l'unico azionista oltre ai cinesi. Già quotato a Hong Kong, per ribadire la sua italianità il gruppo è approdato a giugno dello scorso anno anche all’Euronext Milan.

LUSSO E TECNOLOGIA


Lusso e tecnologia sono i due assi di questo asset del Made in Italy. Sofisticato ma allo stesso tempo sartoriale. “Costruiamo poche barche all’anno, perché fare le cose nel modo giusto significa anche farle su misura”. Questa frase compare sul sito internet della Sanlorenzo Yacht, terza per fatturato tra le prime al mondo per ordini. Fndata nel 1958, ha deciso da tempo di poter soddisfare le richieste di non più di 50 clienti all’anno. La sede principale del cantiere si trova ad Ameglia, La Spezia, ma esiste una seconda divisione a Viareggio, casa storica della nautica italiana. Il matrimonio tra lusso e tecnologia, sancito anche dall’acquisizione del Cantiere del Pardo, altro nome di punta, da parte del Gruppo Calzedonia, che lo ha rilevato dal private equity Wise.

MARCHI STORICI E GLI EMERGENTI


Non solo storici nomi. Il settore vede spuntare nuove realtà. Come Invictus Yacht, concepitI e costruitI dai Cantieri Aschenez, sulla costa ionica di Catanzaro, azienda che ha vinto il Premio Giovani imprese 2023 proprio di Fondazione Altagamma. Grazie alla collaborazione con il designer internazionale Christian Grande, ha  una forte componente tecnologica e un’altissima cura nel design. Il tutto armonizzato attraverso l’utilizzo di forme uniche e distintive, come la prua semirovesciata, oggi segno iconico del brand.

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