L'analisi

Perché abrdn suggerisce asset e strategie alternativi a bassa correlazione

Il futuro sarà sempre più caratterizzato da una maggiore volatilità dell'inflazione: è difficile che la combinazione di obbligazioni e azioni produca gli stessi vantaggi di diversificazione del passato

di Leo Campagna 28 Giugno 2024 19:00

financialounge -  abrdn asset alternativi investimenti Thomas Maxwell
Gli alti tassi di inflazione registrati dopo la pandemia non sono un fenomeno inconsueto. L’inflazione, infatti, nel lungo periodo tende ad assumere movimenti "per regimi". Precedenti alti livelli di inflazione sono stati accumulati negli USA negli anni settanta e nei primi anni ottanta e sono stati domati con la politica monetaria aggressiva dell’allora Presidente della Federal Reserve Paul Adolph Volcker.

DIVERSI SHOCK POSITIVI DAL LATO DELL’OFFERTA


Dall'era post-Volker, fino al 2020, un ‘regime’ di bassa inflazione ha dominato l'economia globale, con vari shock positivi dal lato dell'offerta. “Tra questi” sottolinea Thomas Maxwell, investment director, abrdn “la globalizzazione con la Cina che ha esportato deflazione, la formazione del mercato unico dell'UE, il calo dei dazi globali, gli sviluppi tecnologici che hanno migliorato la produttività, il processo di minore rappresentanza sindacale dei lavoratori e la deregolamentazione”.

LA FINE DEGLI ACCORDI DI BRETTON WOODS


Negli anni '70, invece, il ‘regime’ di inflazione elevata e volatile impattò negativamente sull’economia globale. A determinarlo, fu una politica monetaria accomodante (con la fine degli accordi di Bretton Woods, l’insieme di regole economiche internazionali stipulate nel 1944 tra i principali Paesi industrializzati del mondo occidentale operative fino al 1971) e da una serie di shock sul lato dell'offerta, in particolare quella di petrolio.

UN ‘REGIME’ DI MAGGIORE VOLATILITÀ DELL’INFLAZIONE


Analizzando l’attuale trend, Maxwell ritiene prossimo all’orizzonte ‘un regime’ di maggiore volatilità dell'inflazione capace di causare cambiamenti più frequenti nella politica della banca centrale con una conseguente volatilità obbligazionaria. Una visione, la sua guidata dall'aumento della possibilità di shock negativi sul lato dell'offerta.

TENSIONI GEOPOLITICHE E CAMBIAMENTO CLIMATICO


“Tra queste figurano le crescenti tensioni geopolitiche, come la competizione tra Washington e Pechino, che alimentano il processo di deglobalizzazione: dai dazi alle normative, dalle catene di approvvigionamento all’on-shoring e all’accaparramento di materie prime. In secondo luogo, si devono considerare gli impatti del cambiamento climatico, sia per la transizione energetica e sia per gli eventi meteorologici più estremi” spiega il manager di abrdn.

PIÙ DEBITO PUBBLICO MENO RIGORISMO FISCALE


Secondo Maxwell, inoltre, tenderà a creare possibili tensioni inflattive la combinazione di un aumento del debito pubblico e una diminuzione del rigorismo fiscale dei governi. “Dopo la pandemia il debito pubblico è sostanzialmente aumentato a fronte di pochi segnali di moderazione fiscale, nonostante un contesto economico e occupazionale molto forte. Negli Stati Uniti, ad esempio, il deficit fiscale dovrebbe superare in media il 6% del PIL nel 2023-24, nonostante un tasso di disoccupazione che dovrebbe essere in media inferiore al 4%” riferisce il manager.

LA SFIDA DELLE BANCHE CENTRALI


Dal punto di vista delle banche centrali, gli shock dal lato della domanda sono più semplici da gestire rispetto a quelli sul lato dell'offerta. Questi ultimi influenzano la crescita (al ribasso) e l'inflazione (al rialzo) in modo diverso, mentre le banche centrali devono decidere se dare priorità alla stabilizzazione dell'inflazione o della crescita. “Mentre le varie banche centrali affronteranno probabilmente la questione in modo diverso, la pressione politica per mantenere bassi i rendimenti obbligazionari sarà alta in modo da limitari i costi del debito pubblico che ha raggiunto livelli elevati a livello globale” argomenta l’investment director di abrdn.

ALLA RICERCA DI ASSET E STRATEGIE ALTERNATIVI


A questo proposito, vale la pena ricordare come gli shock della domanda spingano la crescita e l'inflazione nella stessa direzione mentre l’andamento dei prezzi delle obbligazioni e delle azioni si muove in direzioni diverse consentendo una buona diversificazione agli investitori. “Ma oggi, con una volatilità dell'inflazione che non è quella degli ultimi 30 anni, risulta improbabile che la combinazione di obbligazioni e azioni produca gli stessi vantaggi di diversificazione del passato. È pertanto cruciale concentrarsi sulla ricerca di asset e strategie alternativi a bassa correlazione per cercare di migliorare i rendimenti corretti per il rischio” conclude Maxwell.

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