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La ''grande paura'' francese si sgonfia, ai mercati lo stallo non dispiace

Le Pen non sfonda al primo turno, ma neanche il partito della spesa di Mélenchon, dal secondo turno potrebbe uscire un Parlamento impantanato con Macron che dà le carte. Verso il voto anche Londra

di Stefano Caratelli 1 Luglio 2024 11:32

financialounge -  elezioni francia Marine Le Pen mercati
Alla “grande paura” che ha tenuto banco sui media nel weekend ha fatto seguito un sospiro di sollievo dei mercati dopo il risultato del primo turno delle politiche francesi, che ha visto l’estrema destra di Marine Le Pen arrivare a un terzo dei voti e la sinistra di Mélenchon fermarsi sotto il 30%, mentre il partito del presidente Macron resta indietro al terzo posto. Il focus degli investitori si era concentrato sul debito pubblico francese, che già viaggia l 112% del PIL e se la batte per dimensione assoluta con quello italiano, e potrebbe andare fuori controllo per politiche di spesa allegra, con tutte le ovvie conseguenze per lo spread degli OAT e per l’azionario più esposto, a cominciare dalle banche.

LE AGENDE DI LE PEN E MELENCHON


Macron era andato a picco nei sondaggi proprio per le sue politiche di austerità, mentre Parigi con altri, a cominciare dall’Italia, è finita in procedura di infrazione UE per deficit eccessivo. A preoccupare gli investitori era forse più l’agenda fiscale della sinistra di Mélenchon, che prevede un aumento della spesa pubblica di 150 miliardi l’anno accompagnato da un aumento salariale del 10% nel settore pubblico, e marcia indietro sulla riforma delle pensioni. Le Pen, che oltretutto ha tenuto nel cassetto il Manifesto 2022 che prevedeva un aumento della spesa di 100 miliardi l’anno, preoccupa forse meno, con l’impegno a tenere il bilancio in termini “ragionevoli” e portare il deficit al 3% del PIL entro il 2027.

LA FIAMMATA DEI TIMORI SU DEBITO E SPREAD FRANCESI


Fino alla chiusura dei mercati alla vigilia del primo turno elettorale i timori su debito e deficit avevano spinto lo spread tra il rendimento dei titoli di Stato francesi e quello dei Bund tedeschi in rialzo di 25 punti base infliggendo perdite a due cifre ai titoli bancari. A primo turno chiuso, i mercati sono andati invece in un rally di sollievo trainati proprio dalla Francia, sia con la Borsa dove brillano proprio i bancari, sia nell’obbligazionario con lo spread con i Bund rientrato in area 70 punti. I mercati italiani sono stati i principali beneficiari mentre l’euro ha recuperato ben oltre 1,07 contro dollaro. Molti commentatori (qui le analisi che abbiamo raccolto) attribuiscono la reazione alla previsione che il Rassemblement National non ottenga la maggioranza assoluta al secondo turno domenica prossima.

MACRON PUO’ GIOCARE ANCHE LA CARTA DI UN GOVERNO DI MINORANZA


Ma forse la ragione principale è che il pallino rimane comunque in mano a Macron, che resta in carica fino al 2027 e distribuisce le carte dall’Eliseo, che resta la cabina di regia del potere politico. Il Presidente infatti non è obbligato a incaricare il partito di maggioranza relativa, può anche decidere di dar vita a un governo di minoranza che si gioca di volta in volta in Parlamento il passaggio dei provvedimenti, con la politica estera che rimane saldamente nelle sue mani. Potrebbe anche affidare il gabinetto al lepeniano Bardella per metterlo alla prova in una posizione meno facile dell’opposizione.

ANCHE I BRITANNICI AL VOTO, POSSIBILE RIAVVICINAMENTO ALLE UE


Un fronte comune anti-Le Pen con la sinistra sembra meno conveniente per Macron, la cui politica di risanamento di bilancio è in rotta di collisione con quella di spesa a manetta di Mélenchon, senza contare le differenze profonde in politica estera.  Intanto il 4 luglio anche i britannici vanno a votare, con un Labour in netto vantaggio che potrebbe riaprire il dossier Brexit per tentare un riavvicinamento all’UE, mentre il conto alla rovescia per le presidenziali USA segna 4 mesi all’appuntamento del 5 novembre, mentre si intensificano in campo Dem le richieste di ritiro di Biden.

UN PROBLEMA CAMBIARE CAVALLO PER I DEM USA


Il problema qui è che pur con i suoi ‘vuoti’ mentali il presidente in carica rappresenta l’alternativa di maggior appeal per i moderati che potrebbero non votare Trump, perché i nomi che girano sono tutti troppo sbilanciati a sinistra e farebbero solo aumentare il bottino di voti di The Donald. Ci vorrebbe un Clinton, capace di rubare voti repubblicani con un’agenda di rilancio della crescita e della corporate America senza rinunciare a concessioni sociali.

Bottom line

Dopo gli tsunami del Covid e delle guerre, i mercati tengono anche agli sviluppi di un anno elettorale globale che sta riservando più emozioni del previsto. Il risultato è ovviamente fatto di impennate di volatilità che finora comunque per l’investitore che guarda al lungo termine si sono rivelate interessanti occasioni di ingresso.

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