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Perché PGIM Fixed Income resta ottimista sul lungo periodo sulla sostenibilità del debito italiano
Nonostante gli impatti del superbonus sul bilancio, rimangono elementi positivi come la stabilità politica, il miglioramento dei rapporti con l'Unione europea e la crescita del Pil
di Leo Campagna 9 Luglio 2024 07:55
La traiettoria ascendente del rapporto debito/PIL italiano potrebbe riaccendere le preoccupazioni degli investitori sulla sostenibilità fiscale alla luce anche della complicata situazione politica francese e in attesa degli eventi in autunno (elezioni presidenziali USA in primis). “Le sostanziali barriere di protezione dell’Ue e i più recenti miglioramenti sul fronte dell’offerta ci inducono a mantenere una prospettiva positiva per l'Italia. In ogni caso, gli aspetti chiave da tenere sotto osservazione restano la crescita del PIL italiano e la coesione dell’Unione Europea” tiene a precisare Katharine Neiss, Chief European Economist di PGIM Fixed Income.
A questo proposito la manager mette a fuoco il Superbonus che, grazie ad agevolazioni fiscali estremamente generose per i miglioramenti dell'efficienza energetica delle abitazioni introdotto durante la pandemia per stimolare la crescita, ha comportato ad oggi oltre 200 miliardi di euro di crediti d'imposta, pari a circa il 10% del PIL italiano. Eurostat ha chiarito che i costi fiscali dei crediti d'imposta devono essere contabilizzati nell'anno in cui sono stati emessi e non riscattati, costringendo (secondo le dichiarazioni del governo italiano) alla significativa revisione del deficit 2023 dal 4,5% al 7,4% del PIL.
L’attenzione è al rapporto debito/ PIL che potrebbe salire sia per la riduzione del gettito fiscale derivate dal credito e sia per l’aumento dell'emissione di nuovo debito (che sono trattati sul principio di cassa). “Prevediamo una crescita del PIL dello 0,8% nel 2024 e dell'1,0% nel 2025, in linea con il consenso di mercato. Tuttavia non si può escludere un rallentamento della crescita dell'Italia a causa dell'impatto delle incombenti decisioni fiscali o dell'affievolirsi degli effetti economici del Superbonus. Il governo italiano ha ritardato la pubblicazione dei suoi piani fiscali fino all'autunno 2024: sarà il primo test significativo per la premier Meloni” spiega Neiss.
Secondo la quale, un altro aspetto da considerare sarà l’impatto del graduale azzeramento, a partire dal terzo trimestre per concludersi entro dicembre, dei reinvestimenti del Programma di acquisto per l'emergenza pandemica (PEPP) della BCE. “Sui mercati aumenterà il fabbisogno di finanziamenti liquidi dell'Italia, che dagli attuali 150 miliardi di euro annui potrebbe salire di circa 50 miliardi di euro in più rispetto alla media pre-pandemia” riferisce la manager di PGIM Fixec Income. Inoltre, se è vero che i tassi della BCE cominciano a scendere potrebbero non proseguire nella misura o nei tempi previsti, esercitando ulteriori pressioni sul Paese che sta facendo i conti con la gestione del suo debito pregresso.
A lungo termine, tuttavia, Neiss conferma l’ottimismo sulle prospettive dell'Italia grazie alla stabilità politica e alla minore ostilità nei confronti dell'Unione europea, con la volontà di rispettare le regole fiscali dell'UE che entreranno nuovamente in vigore nel corso dell'anno. “L’Italia potrebbe beneficiare del programma TPI della BCE, non ancora testato, ma che, per esempio, potrebbe contrastare un ampliamento eccessivo degli spread italiani rispetto ai Bund a causa di eventi al di fuori del controllo dello Stato, offrendo agli investitori un'ulteriore rassicurazione sulla riduzione dei rischi di contagio.
Mentre il governo Meloni è impegnato a rispettare il deficit fiscale del 4,3% per il 2024, il Paese potrebbe finalmente avere una tregua dal Superbonus, la cui ammissibilità dei crediti d’imposta è stata inasprita, oltre all’arrivo di un po' di sostegno: quest'anno e il prossimo sono gli anni cruciali per l'erogazione dei fondi Next Gen EU, senza alcun segno di ritardi o rischi significativi di approvazione. “Resta il pericolo di una moderazione della crescita una volta svaniti gli effetti del Superbonus, ma negli ultimi anni si sono affermati come importanti motori di crescita le esportazioni e i servizi, mentre sono incoraggianti l'aumento della partecipazione al mercato del lavoro e i tassi di disoccupazione ai minimi pluridecennali” conclude la Chief European Economist di PGIM Fixed Income.
GLI IMPATTI DEL ‘SUPERBONUS’
A questo proposito la manager mette a fuoco il Superbonus che, grazie ad agevolazioni fiscali estremamente generose per i miglioramenti dell'efficienza energetica delle abitazioni introdotto durante la pandemia per stimolare la crescita, ha comportato ad oggi oltre 200 miliardi di euro di crediti d'imposta, pari a circa il 10% del PIL italiano. Eurostat ha chiarito che i costi fiscali dei crediti d'imposta devono essere contabilizzati nell'anno in cui sono stati emessi e non riscattati, costringendo (secondo le dichiarazioni del governo italiano) alla significativa revisione del deficit 2023 dal 4,5% al 7,4% del PIL.
L’ATTENZIONE È AL RAPPORTO DEBITO / PIL
L’attenzione è al rapporto debito/ PIL che potrebbe salire sia per la riduzione del gettito fiscale derivate dal credito e sia per l’aumento dell'emissione di nuovo debito (che sono trattati sul principio di cassa). “Prevediamo una crescita del PIL dello 0,8% nel 2024 e dell'1,0% nel 2025, in linea con il consenso di mercato. Tuttavia non si può escludere un rallentamento della crescita dell'Italia a causa dell'impatto delle incombenti decisioni fiscali o dell'affievolirsi degli effetti economici del Superbonus. Il governo italiano ha ritardato la pubblicazione dei suoi piani fiscali fino all'autunno 2024: sarà il primo test significativo per la premier Meloni” spiega Neiss.
GRADUALE RIDUZIONE DEI REINVESTIMENTI DEL PROGRAMMA PEPP
Secondo la quale, un altro aspetto da considerare sarà l’impatto del graduale azzeramento, a partire dal terzo trimestre per concludersi entro dicembre, dei reinvestimenti del Programma di acquisto per l'emergenza pandemica (PEPP) della BCE. “Sui mercati aumenterà il fabbisogno di finanziamenti liquidi dell'Italia, che dagli attuali 150 miliardi di euro annui potrebbe salire di circa 50 miliardi di euro in più rispetto alla media pre-pandemia” riferisce la manager di PGIM Fixec Income. Inoltre, se è vero che i tassi della BCE cominciano a scendere potrebbero non proseguire nella misura o nei tempi previsti, esercitando ulteriori pressioni sul Paese che sta facendo i conti con la gestione del suo debito pregresso.
PERCHÉ ESSERE OTTIMISTI SUL LUNGO PERIODO
A lungo termine, tuttavia, Neiss conferma l’ottimismo sulle prospettive dell'Italia grazie alla stabilità politica e alla minore ostilità nei confronti dell'Unione europea, con la volontà di rispettare le regole fiscali dell'UE che entreranno nuovamente in vigore nel corso dell'anno. “L’Italia potrebbe beneficiare del programma TPI della BCE, non ancora testato, ma che, per esempio, potrebbe contrastare un ampliamento eccessivo degli spread italiani rispetto ai Bund a causa di eventi al di fuori del controllo dello Stato, offrendo agli investitori un'ulteriore rassicurazione sulla riduzione dei rischi di contagio.
IL SOSTEGNO DI ESPORTAZIONI E SERVIZI
Mentre il governo Meloni è impegnato a rispettare il deficit fiscale del 4,3% per il 2024, il Paese potrebbe finalmente avere una tregua dal Superbonus, la cui ammissibilità dei crediti d’imposta è stata inasprita, oltre all’arrivo di un po' di sostegno: quest'anno e il prossimo sono gli anni cruciali per l'erogazione dei fondi Next Gen EU, senza alcun segno di ritardi o rischi significativi di approvazione. “Resta il pericolo di una moderazione della crescita una volta svaniti gli effetti del Superbonus, ma negli ultimi anni si sono affermati come importanti motori di crescita le esportazioni e i servizi, mentre sono incoraggianti l'aumento della partecipazione al mercato del lavoro e i tassi di disoccupazione ai minimi pluridecennali” conclude la Chief European Economist di PGIM Fixed Income.