Lo scenario

LGIM: India, le riforme non sono in pericolo

Il primo ministro Modi, nonostante una vittoria elettorale più sofferta rispetto al previsto, dovrebbe riuscire a portare avanti i progetti su infrastrutture, politica monetaria e fiscale

di Redazione 16 Luglio 2024 08:00

financialounge -  Giancarlo Sandrin india LGIM Modi
L’affermazione elettorale di Narendra Modi è stata più risicata rispetto alle previsioni della vigilia, ma secondo Giancarlo Sandrin (Head of Wholesale Distribution for Southern Europe di LGIM) il primo ministro indiano riuscirà a ultimare il suo piano di riforme. Le prospettive future per il Paese, dal punto di vista dei mercati, sono dunque decisamente positive.

VITTORIA DIMEZZATA…


Il terzo mandato di Modi inizia in salita: il suo partito, il Bharatiya Janata, non ha ottenuto la maggioranza assoluta in parlamento, indebolendo di fatto il mandato del premier e rendendo il suo percorso di riforme più impervio. Il risultato delle consultazioni ha sorpreso in negativo i mercati, anche perché dalle previsioni della vigilia e dagli exit poll ci si aspettava un successo netto. Quando l’esito delle urne è stato confermato, l’indice di riferimento MSCI India ha infatti ceduto più del 5%.

… MA SUFFICIENTE PER LE RIFORME


Per Sandrin si è trattato di una reazione fisiologica ma ingiustificata. “Sebbene alcune riforme, come quelle sulla terra e sul lavoro, potrebbero subire delle battute d’arresto, noi di LGIM riteniamo che Modi riuscirà comunque a portare avanti i suoi progetti di investimento in infrastrutture, a instaurare una politica monetaria più concreta e anche a dare al paese un maggiore consolidamento dal punto di vista fiscale” spiega Modi. “Inoltre, non bisogna dimenticare che anche in passato l’India ha avuto governi di coalizione e questi sono stati in grado di portare comunque dei cambiamenti significativi; uno su tutti, l’apertura al resto del mondo del 1991”.

FONDAMENTALI INCORAGGIANTI


Anche i mercati, dopo un primo momento di perplessità, sembrano aver colto gli elementi positivi evidenziati da Sandrin. Il calo menzionato è stato seguito da un rimbalzo altrettanto rapido, avvenuto “quando l’attenzione sul Paese è tornata a focalizzarsi sulle prospettive di più lungo periodo” commenta l’Head of Wholesale Distribution for Southern Europe di LGIM. “Infatti, i fondamentali indiani restano incoraggianti, alla luce soprattutto della solida crescita che, se dovesse proseguire, potrebbe portare Nuova Dehli a essere la terza economia al mondo entro il 2030”.

LA RIVOLUZIONE DEI BOND


A sostenere la crescita, spiega poi Sandrin, sarà l’inserimento dei bond governativi indiani all’interno del GBI-EM Global Diversified Index di JPMorgan. Quest’operazione, che ha avuto ufficialmente inizio il 28 giugno scorso, porterà nel giro di dieci mesi gli IGB a rappresentare il 10% del totale dell’indice. “Secondo le nostre stime - commenta Sandrin - un aumento dell’1% al mese potrebbe generare un flusso di capitali complessivo verso il sub continente tra i 30 e i 40 miliardi di dollari”.

DEBITO SEMPRE PIÙ ACCESSIBILE AGLI INVESTITORI STRANIERI


Ma perché JPMorgan ha preso una decisione del genere? Secondo il rappresentante di LGIM, il merito va alla politica locale e agli sforzi fatti per rendere il mercato del debito indiano in rupie sempre più accessibile agli investitori stranieri. “L’esempio più importante è l’emissione dei bond FAR (Fully Accessible Route), ovvero di bond governativi che non presentano limiti massimi alla percentuale investibile dall’estero e sono anche molto più semplici da acquistare” spiega Sandrin. “Queste obbligazioni sono state lanciate per la prima volta nel 2020, per un totale di 5 titoli. Questi ultimi però sono passati rapidamente ai 22 titoli odierni, rendendo disponibile per il trading con l’estero un ammontare di 320 miliardi di dollari. La spinta data da JPMorgan si è poi ulteriormente rafforzata nel mese di marzo, quando anche Bloomberg ha annunciato che avrebbe inserito gli IGB in uno dei suoi indici, e più precisamente nel Bloomberg Emerging Market (EM) Local Currency Government Index, a partire dal 2025”.

“Nel lungo periodo  - precisa Sandrin - queste decisioni dovrebbero portare sempre più investitori stranieri a investire nelle obbligazioni governative indiane, tanto che si prevede che la quota di debito pubblico in mano a questa categoria di stakeholder dovrebbe crescere dal 2% al 9% entro il 2030, generando ulteriori grandi afflussi di capitali”.

PERCHÉ PUNTARE SULL’INDIA


Ma perché gli investitori dovrebbero puntare sull’India? L’Head of Wholesale Distribution for Southern Europe di LGIM elenca più di un motivo. “Tra le possibili risposte a questa domanda c’è l’elemento ‘first mover advantage’, ovvero la possibilità di esporsi a un mercato prima che un’ondata di liquidità lo invada riducendone gli spread, ma anche, molto più semplicemente, il voler incrementare la propria posizione passiva inserendo dei prodotti finanziari con rating investment grade BBB  e con un rendimento che si è sempre attestato attorno al 7%. In termini di esposizione - continua Sandrin - un investimento diretto in IGB potrebbe interessare coloro che desiderano avere più controllo sulla selezione delle obbligazioni in portafoglio; mentre, sul lato delle soluzioni indicizzate, gli ETF potrebbero rappresentare una soluzione attraente in termini di costi e anche di tassazione.

GLI ETF SUGLI IGB DI LGIM


Non a caso, la fiducia dell’asset manager nell’India ha radici profonde. Gli ETF sugli IGB di Legal and General Investment Management esistono da più di due anni e mezzo. Sandrin espone gli ulteriori vantaggi che questi ETF presentano per i clienti di LGIM. Oltre ad avere un accesso semplificato a un mercato fortemente regolamentato, i clienti non dovranno gestire direttamente il cambio con una valuta straniera dall’uso molto limitato e nemmeno rivolgersi a broker locali o sobbarcarsi maggiori commissioni. Il tasso WHT ridotto grazie alla domiciliazione in Irlanda (10% vs 20% standard) permetterà inoltre di non pagare imposte sul guadagno da capitale, che altrove può essere tassato fino al 30%.
“In ogni caso - conclude Sandrin - indipendentemente da come gli investitori sceglieranno di esporvisi, l’inserimento degli IGB nei maggiori indici globali sul reddito fisso dimostrano come l’India sia sempre più riconosciuta come un’economia leader a livello internazionale”.

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