Sunday View

È la fine della Covid-economy?

Il caso della startup indiana Byju che ha fatto il boom durante la pandemia e che ora è sommersa dai debiti, le aziende del Pharma che si riassestano e filosofi che fanno inversioni a U

di Lorenzo Cleopazzo 21 Luglio 2024 10:00

financialounge -  covid economy pharma sunday view
Prima e dopo. Non c’è ‘durante’.

O meglio c’è, ed è anche ben presente, solo che non sapremmo definire esattamente quando è presente. È uno spartiacque, un periodo di cui sapremmo individuare più il contenuto che il contenitore, un lasso di tempo i cui confini sono fin troppo labili e offuscati dal tempo.

Magari non ci ricordiamo il primo giorno che abbiamo passato in lockdown, forse non sapremmo dire qual è stato l’ultimo, ma di certo ci ricordiamo cosa abbiamo fatto in quel periodo, le emozioni che abbiamo provato, e tutte le pizze che abbiamo infornato.

Ognuno, in base alla propria quotidianità passata, aveva dovuto riscrivere un diverso presente, e si è trovato a costruire un nuovo futuro.

Ora che in questo futuro ci viviamo, e che molti aspetti del lockdown sono dati per scontati – vedasi, per esempio, le videocall –, alcune realtà che prima ci sembravano incrollabili, iniziano a vacillare, tanto da chiedersi se la Covid-economy - nata in seno o dai postumi della pandemia – sia ormai verso il suo declino.

Abbiamo qualche caso da analizzare. Se rimanete con noi, lo facciamo assieme!

UNO SGUARDO QUA E LÀ


L’India ormai è quasi un must nei portafogli di investitori e aziende. Di casi di successo ce ne sono, ma forse uno dei più grossi è quello di Byju, ex-startup prodigiosa da 22 miliardi di dollari, che provvedeva a sistemi tecnologici per l’educazione a distanza. Capite bene che una realtà simile durante la pandemia ha fatto il botto, con investitori – anche di primo livello – che facevano la fila per accaparrarsene una quota. Che fine ha fatto questo sogno dorato? Da metà luglio è in amministrazione controllata, incatenata dai debiti.

Per fare un altro esempio, la settimana scorsa parlavamo del turismo di massa, ricordate? Ecco, se il ritorno ai viaggi era stato inizialmente molto ben accolto da – quasi – tutte le località in giro per il mondo, ora sembra che molte stiano sviluppando come una repulsione nei suoi confronti. Barcellona, Parigi e Venezia i casi più eclatanti in Europa, oltre a Kyoto e altre città giapponesi che limitano l’accesso ad alcune aree storiche per preservarle dai turisti: se il turismo nato dalla Covid-economy era aperto a tutti, ora, semplicemente, non esiste più.

Infine, veniamo alle big Pharma, con il valore delle azioni Pfizer che si è dimezzato dal 2021 a oggi, e i grandi del settore farmaceutico – a cui durante la pandemia quasi davamo del “tu” – che tra 2023 e 2024 hanno fatto tagli importanti dei costi e del personale, da Bayer a Novartis, passando per la stessa Pfizer.

Tanti casi da prima e dopo, tanti risultati di altrettante situazioni nate durante la pandemia che hanno conformato il mondo in un modo che poi si è rivelato essere solo un altro momento di passaggio, in un susseguirsi di cambiamenti che annullavano quanto si era detto prima. Ma del resto lo sapete dove vogliamo andare a parare...

FILOSOFIA FLUIDA


Se nei libri di filosofia ci sono tanti capitoli che si susseguono, è perché di acqua sotto i ponti ne è passata. Ecco, rimaniamo proprio sull’acqua: abbiamo detto che nella storia del pensiero ci sono parecchie figure da raccontare, ma la prima tra queste è Talete. Uno che aveva conformato lo studio del mondo in un modo ben preciso: trovare l’Arché della Physis, ovvero il principio primo e ultimo della natura. Talete lo individuò nell’acqua, che tramite evaporazione e condensazione, diventava parte fondamentale di tutte le cose. Com’è andata a finire? Il suo allievo Anassimandro lo ha criticato dicendo che un elemento così definito non può creare un suo opposto – esempio, il fuoco –, ribaltando di fatto tutto quello che Talete aveva detto sull’Arché, trovando l’origine del mondo in un principio completamente staccato da esso, l’Apeiron – un concetto metafisico abbastanza simpatico, di cui abbiamo parlato nel Sunday View di Pasqua –. Solo che, se Talete aveva posto il principio della natura dentro la natura, e il suo discepolo Anassimandro l’aveva spostato fuori dalla natura, secondo voi che avrà fatto il discepolo di Anassimandro? Esatto, l’ha ri-spostato dentro la natura. Il buon Anassimene aveva trovato una via di mezzo tra il suo maestro e il maestro del suo maestro: l’aria. Un buon compromesso tra ciò che era naturale, ma troppo caratterizzato, e ciò che invece era completamente fuori dalla natura. Aveva trovato un modo per assestare le cose.

GOOD OLE NEW STORY


E proprio di assestamenti parliamo in questo numero di Sunday View, di direzioni corrette e riviste, ma solo dopo una bella inversione a U. Un po’ come quella che ha fatto Byju, come quella delle decisioni prese contro il turismo in alcune città, come i cambiamenti all’interno delle aziende farmaceutiche: quella che era la covid-economy si è dovuta arrendere al fatto che, a distanza di anni, non esiste più. Forse.

Perché se parliamo di un’inversione di marcia, presumiamo una direzione che è stata cambiata in favore di un’altra, e anche se le due sono opposte, hanno almeno una cosa in comune: dove finisce una, inizia l’altra. Durante gli anni del Covid, si era impostato un paradigma, un modo di leggere il mondo che sembrava funzionare bene, che prometteva novità in quello che era un momento dirompente. Un paradigma che si è schiantato contro il muro del “dopo”. Un po’ come Talete, abbattuto dal suo discepolo Anassimandro, che a sua volta è stato successivamente cancellato da Anassimene. Continui momenti di assestamento, che i filosofi chiamano “pars destruens” e “pars costruens”, ovvero due momenti differenti di distruzione e ri-costruzione. Forse allora aveva ragione quell’altro filosofo, Eraclito. Quello che, a proposito di acqua, diceva “non ci si bagna mai nello stesso fiume”, perché è tutto in divenire e tutto in continuo mutamento. Così come la società, così come le aziende, così come le economie.

BONUS TRACK


A onor del vero, anche Eraclito si spernacchiava con un altro filosofo, suo opposto: Parmenide. Ché se il primo parlava di un essere in divenire, l’altro diceva che l’essere è immobile. Chi è il terzo filosofo che ha fatto da “assestatore” stavolta? Socrate. Solo che poi a sua volta Socrate è stato capovolto da Platone, che a sua volta è stato capovolto da Aristotele, che al mercato mio padre comprò...

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