Le elezioni Usa
Tra dazi e fiammata inflazionistica, la vittoria di Trump potrebbe generare nuova volatilità
Secondo l'analisi di TwentyFour AM (gruppo Vontobel), la possibile rielezione di Trump potrebbe portare a una curva più ripida dei Treasury e a rendimenti più alti, ma l'economia Usa sarà comunque condizionata dalle decisioni della Fed
di Davide Lentini 23 Luglio 2024 14:38
Dopo il ritiro di Joe Biden e in attesa della candidatura ufficiale di Kamala Harris per i Democratici, Donald Trump resta favorito alle elezioni presidenziali statunitensi. Anche se molte cose potrebbero ovviamente cambiare da qui a novembre, che cosa significherebbe un secondo mandato di Trump per l’economia mondiale e per i mercati del reddito fisso? E l’inflazione che ruolo giocherà?
Finora si è detto che una presidenza Trump significherebbe più crescita, più inflazione, rendimenti più alti e una curva più ripida dei Treasury Usa. I dazi annunciati aumenterebbero la pressione sui prezzi in un momento in cui la questione dell'inflazione non è ancora stata affrontata del tutto. E anche i tagli alle tasse potrebbero essere inflazionistici e avere l'ulteriore impatto di mantenere il deficit di bilancio a livelli elevati, con conseguente aumento dell'offerta attesa e un dato tecnico negativo per i Treasury statunitensi.
Sebbene questa valutazione abbia una sua validità, secondo Dillon Lancaster, Portfolio Manager TwentyFour Asset Management, ci sono molte altre variabili da considerare. “Innanzitutto - dice - la composizione del Congresso avrà una grande importanza. Se i Democratici dovessero controllare anche solo una delle due Camere o il Senato, si ridurrebbe la possibilità per Trump di cambiare radicalmente la politica. L'ultimo accordo sul tetto del debito, raggiunto due anni fa dopo settimane di grave incertezza, ha portato a una sospensione del limite del debito fino al gennaio 2025. Questo accordo dovrà essere rinegoziato. In ogni elezione, non tutte le iniziative del candidato vincente presentate prima del voto vedono la luce. Alcune possono essere attuate con un ordine esecutivo, ma non la maggior parte”.
C’è poi il tema dei dazi, visto che Trump propone una tariffa del 10% su tutte le importazioni e un prelievo del 60% sulle merci cinesi. “Bisogna capire come i mercati reagiranno se ciò avvenisse - spiega Lancaster - Durante la presidenza Trump, l'escalation della guerra commerciale con la Cina è stata accolta con un rally dei Treasury Usa; piuttosto che sull'impatto inflazionistico dei dazi, i mercati si sono concentrati sulle tensioni geopolitiche negative per la crescita globale e i Treasury statunitensi sono lo strumento di risk-off globale”.
Lo scenario questa volta potrebbe essere diverso, secondo l’analista di TwentyFour Asset Management, perché Trump potrebbe trovarsi di fronte a un mercato obbligazionario meno favorevole se gli investitori continueranno a temere l'inflazione. “Tuttavia - dice ancora Lancaster - il mercato è sempre più a suo agio con l'inflazione e quindi, nel momento in cui inizierà un eventuale conflitto commerciale con la Cina, la crescita e i posti di lavoro, piuttosto che l'inflazione, potrebbero essere in primo piano nella mente della gente e qualsiasi fiammata di guerra commerciale potrebbe ancora una volta essere accolta con un rally di risk off dei Treasury americani”.
Proprio l’inflazione resta il fattore cruciale: “Qualunque sia il tema trainante della corsa alla Casa Bianca (commercio, immigrazione, età) la Fed rimane guidata dai dati - ricorda Dillon Lancaster - Il suo doppio mandato, tra inflazione e occupazione, ha dominato i mercati all'indomani della pandemia e continuerà a farlo. Questo è emerso chiaramente nelle ultime settimane dalla reazione ai dati sull'inflazione inferiori alle attese, che ha portato a un rally di due punti base lungo la curva dei Treasury americani e di un punto percentuale nel credito ad alto rendimento. Senza dubbio la politica fiscale è uno degli elementi di cui la Fed tiene conto nel definire la politica, ma solo nella misura in cui influisce sulle prospettive macro”.
Con gli ultimi dati sull'inflazione che mostrano segnali incoraggianti e il mercato del lavoro che si sta raffreddando, i futures stanno ora valutando quasi tre tagli dei tassi da 25 punti base da parte della Fed entro la fine dell'anno (rispetto a uno solo in aprile) e il rendimento dei Treasury a 10 anni è inferiore di 50 punti base rispetto al picco di aprile, il tutto mentre Trump è in crescita nei sondaggi. Ci saranno altri sei dati sull'inflazione e sull'occupazione prima dell'insediamento del prossimo presidente e queste rilevazioni, insieme alle successive azioni e alla retorica della Fed, influenzeranno principalmente i mercati obbligazionari.
“Negli ultimi due anni - ricorda Lancaster - la curva dei rendimenti è stata una delle principali fonti di volatilità per gli investitori obbligazionari. Un'eventuale presidenza Trump potrebbe causare ulteriore volatilità, ma anche se esiste uno scenario in cui la curva si assesta su livelli di rendimento più elevati, l'impatto esatto è incerto”.
Per l’analista di TwentyFour Asset Management l'inflazione e l'occupazione rimarranno gli elementi principali e per ora si muovono nella direzione prevista dalla Fed, che dovrebbe tradursi in tagli dei tassi. “Riteniamo che i Treasury americani continueranno a scambiare in una fascia di oscillazione - conclude Dillon Lancaster - e, a questi livelli, offrono una buona assicurazione per gli eventi di risk-off. Tuttavia, poiché ci aspettiamo che il carry sia il principale motore dei rendimenti nei prossimi mesi, riteniamo che il credito continuerà a sovraperformare i titoli di Stato”.
IL RISCHIO INFLAZIONISTICO
Finora si è detto che una presidenza Trump significherebbe più crescita, più inflazione, rendimenti più alti e una curva più ripida dei Treasury Usa. I dazi annunciati aumenterebbero la pressione sui prezzi in un momento in cui la questione dell'inflazione non è ancora stata affrontata del tutto. E anche i tagli alle tasse potrebbero essere inflazionistici e avere l'ulteriore impatto di mantenere il deficit di bilancio a livelli elevati, con conseguente aumento dell'offerta attesa e un dato tecnico negativo per i Treasury statunitensi.
RINEGOZIARE IL TETTO DEL DEBITO
Sebbene questa valutazione abbia una sua validità, secondo Dillon Lancaster, Portfolio Manager TwentyFour Asset Management, ci sono molte altre variabili da considerare. “Innanzitutto - dice - la composizione del Congresso avrà una grande importanza. Se i Democratici dovessero controllare anche solo una delle due Camere o il Senato, si ridurrebbe la possibilità per Trump di cambiare radicalmente la politica. L'ultimo accordo sul tetto del debito, raggiunto due anni fa dopo settimane di grave incertezza, ha portato a una sospensione del limite del debito fino al gennaio 2025. Questo accordo dovrà essere rinegoziato. In ogni elezione, non tutte le iniziative del candidato vincente presentate prima del voto vedono la luce. Alcune possono essere attuate con un ordine esecutivo, ma non la maggior parte”.
LE PROMESSE DI TRUMP SUI DAZI
C’è poi il tema dei dazi, visto che Trump propone una tariffa del 10% su tutte le importazioni e un prelievo del 60% sulle merci cinesi. “Bisogna capire come i mercati reagiranno se ciò avvenisse - spiega Lancaster - Durante la presidenza Trump, l'escalation della guerra commerciale con la Cina è stata accolta con un rally dei Treasury Usa; piuttosto che sull'impatto inflazionistico dei dazi, i mercati si sono concentrati sulle tensioni geopolitiche negative per la crescita globale e i Treasury statunitensi sono lo strumento di risk-off globale”.
LE REAZIONI AL POSSIBILI CONFLITTO CON LA CINA
Lo scenario questa volta potrebbe essere diverso, secondo l’analista di TwentyFour Asset Management, perché Trump potrebbe trovarsi di fronte a un mercato obbligazionario meno favorevole se gli investitori continueranno a temere l'inflazione. “Tuttavia - dice ancora Lancaster - il mercato è sempre più a suo agio con l'inflazione e quindi, nel momento in cui inizierà un eventuale conflitto commerciale con la Cina, la crescita e i posti di lavoro, piuttosto che l'inflazione, potrebbero essere in primo piano nella mente della gente e qualsiasi fiammata di guerra commerciale potrebbe ancora una volta essere accolta con un rally di risk off dei Treasury americani”.
LA POLITICA MONETARIA DELLA FED
Proprio l’inflazione resta il fattore cruciale: “Qualunque sia il tema trainante della corsa alla Casa Bianca (commercio, immigrazione, età) la Fed rimane guidata dai dati - ricorda Dillon Lancaster - Il suo doppio mandato, tra inflazione e occupazione, ha dominato i mercati all'indomani della pandemia e continuerà a farlo. Questo è emerso chiaramente nelle ultime settimane dalla reazione ai dati sull'inflazione inferiori alle attese, che ha portato a un rally di due punti base lungo la curva dei Treasury americani e di un punto percentuale nel credito ad alto rendimento. Senza dubbio la politica fiscale è uno degli elementi di cui la Fed tiene conto nel definire la politica, ma solo nella misura in cui influisce sulle prospettive macro”.
ATTESA PER IL TAGLIO DEI TASSI
Con gli ultimi dati sull'inflazione che mostrano segnali incoraggianti e il mercato del lavoro che si sta raffreddando, i futures stanno ora valutando quasi tre tagli dei tassi da 25 punti base da parte della Fed entro la fine dell'anno (rispetto a uno solo in aprile) e il rendimento dei Treasury a 10 anni è inferiore di 50 punti base rispetto al picco di aprile, il tutto mentre Trump è in crescita nei sondaggi. Ci saranno altri sei dati sull'inflazione e sull'occupazione prima dell'insediamento del prossimo presidente e queste rilevazioni, insieme alle successive azioni e alla retorica della Fed, influenzeranno principalmente i mercati obbligazionari.
IL PERICOLO VOLATILITÀ
“Negli ultimi due anni - ricorda Lancaster - la curva dei rendimenti è stata una delle principali fonti di volatilità per gli investitori obbligazionari. Un'eventuale presidenza Trump potrebbe causare ulteriore volatilità, ma anche se esiste uno scenario in cui la curva si assesta su livelli di rendimento più elevati, l'impatto esatto è incerto”.
POSITIVI SU TREASURY E BOND
Per l’analista di TwentyFour Asset Management l'inflazione e l'occupazione rimarranno gli elementi principali e per ora si muovono nella direzione prevista dalla Fed, che dovrebbe tradursi in tagli dei tassi. “Riteniamo che i Treasury americani continueranno a scambiare in una fascia di oscillazione - conclude Dillon Lancaster - e, a questi livelli, offrono una buona assicurazione per gli eventi di risk-off. Tuttavia, poiché ci aspettiamo che il carry sia il principale motore dei rendimenti nei prossimi mesi, riteniamo che il credito continuerà a sovraperformare i titoli di Stato”.