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JP Morgan AM: duration obbligazioni, Eurozona meglio degli Stati Uniti

Tra i fattori che portano a preferire i bond della regione ci sono il mutamento di aspettative sul taglio dei tassi, l’ombra lunga delle presidenziali e i margini di recupero rispetto all’economia USA

di Redazione 25 Luglio 2024 19:00

financialounge -  elezioni usa JPMorgan Asset Management obbligazionario
La debolezza degli ultimi dati economici ha portato a rivalutare il numero di potenziali riduzioni dei tassi d’interesse nei mercati sviluppati da qui a fine 2025. Questo mutamento radicale in termini di aspettative, come spiega il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di JPMorgan Asset Management, ha un peso quando si tratta di decidere dove assumere posizioni di duration all’interno dei portafogli globali.

CRESCITA USA IN FRENATA?


“Sebbene i dati macroeconomici si siano sostanzialmente indeboliti, vi sono ancora differenze tra le varie regioni – si legge nel bond bulletin settimanale del team – visto che le prospettive per l’economia degli Stati Uniti sembrano essere più resilienti rispetto a quelle dell’Eurozona e di altri mercati sviluppati”. Inflazione e crescita del Pil in particolare risultano significativi. “Il dato sull’inflazione di giugno è stato positivo, ma quella complessiva (3,0% su base annua) è più lontana dall’obiettivo rispetto all’inflazione dell’Eurozona (2,5%). Anche le stime di consenso di Bloomberg riguardo alla crescita del Pil in termini reali mostrano una significativa dispersione tra regioni che fa prevedere un tasso di crescita di oltre il 2% su base annua per gli Stati Uniti, a fronte di meno dell’1% atteso per Regno Unito, Eurozona e Giappone”. Considerata la posizione di relativa forza dell’economia statunitense, dunque, “tali tassi segnalano un rallentamento della crescita negli Stati Uniti rispetto al 2023 e un’accelerazione nelle altre tre regioni”.

PRESIDENZIALI E TAGLI DEI TASSI


Negli ultimi mesi l’attenzione di chi investe in obbligazioni si è concentrata non solo sugli andamenti macroeconomici, ma anche sui risultati delle elezioni. Se i mercati europei hanno già metabolizzato i risultati delle urne, negli Stati Uniti l’ombra delle presidenziali continua a incombere. “Si prevede che i listini obbligazionari continueranno a essere molto volatili nei prossimi mesi” spiega la nota del team di JPMorgan AM. Nel medio periodo i fattori elettorali possono “spingere al rialzo i rendimenti e i premi a termine”, nel breve invece “gli investitori hanno agito sulla base del recente deterioramento dei dati e hanno aggiornato radicalmente le loro aspettative sui potenziali tagli dei tassi d’interesse”. Solo poche settimane fa il mercato scontava ancora un minor numero di tagli dei tassi negli Stati Uniti rispetto all’Eurozona e al Regno Unito. “Ora, però, le cose sono cambiate. Il mercato si aspetta che la Federal Reserve attui più tagli (circa 60 punti base (pb)) rispetto sia alla Banca Centrale Europea (circa 48 pb) che alla Banca d’Inghilterra (all’incirca 50 pb). Questo differenziale dovrebbe persistere fino al 2025 e potrebbe addirittura ampliarsi”.

COSA ACCADDE CON TRUMP…


E a proposito di elezioni americane, considerando che i sondaggi danno ancora in vantaggio il candidato repubblicano, il bond bulletin prova a immaginare le ripercussioni della vittoria di Trump sulle misure fiscali e sull’emissione di debito, a partire da quanto accaduto nel suo primo quadriennio alla Casa Bianca. “Durante la presidenza Trump, iniziative quali il Tax Cuts and Jobs Act (TCJA) del 2017 hanno comportato tagli fiscali significativi per le società e i privati, volti a stimolare la crescita economica. Pur se indotta dalla pandemia, un’altra importante misura di stimolo è stata quella del Coronavirus Aid, Relief, and Economic Security (CARES) Act, approvato a marzo 2020. Complessivamente, l’insieme dei tagli fiscali, della maggiore spesa e dei programmi di sostegno per far fronte alla pandemia hanno aumentato sensibilmente il disavanzo federale e il debito nazionale, situazione che ha causato non poche preoccupazioni agli Stati Uniti negli ultimi decenni”.

… E COSA POTREBBE CAPITARE OGGI


La storia, secondo il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di JPMorgan AM, potrebbe ripetersi. “Nel caso di una nuova presidenza Trump, le misure future potrebbero includere altre riforme fiscali, programmi infrastrutturali e di difesa e un aumento della spesa per la sicurezza. Tutto ciò potrebbe far salire l’inflazione, il debito nazionale e, quindi, i livelli delle future emissioni, penalizzando i rendimenti. Inoltre, eventuali nuovi dazi imposti da una potenziale amministrazione Trump potrebbero ripercuotersi sulla crescita, non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa. Il Vecchio Continente entrerebbe nel nuovo regime con un tasso corrente più basso. Il risultato sarebbe un indebolimento del quadro economico che dovrebbe rafforzare ulteriormente la tesi della duration europea”.

PERCHÉ PUNTARE SULL’EUROZONA


“Nell’ambito di un portafoglio obbligazionario globale, tutti i fattori qui descritti propendono per una maggiore esposizione alla duration dell’Eurozona, del Regno Unito e dell’universo dei mercati sviluppati rispetto agli Stati Uniti” è la tesi finale del bond bulletin. “Ciò è particolarmente evidente qualora si tenga conto del mutamento radicale delle aspettative sui tagli dei tassi d’interesse in tutte le regioni e della sovraperformance della duration statunitense nelle ultime settimane, che lascia ampi margini di recupero alle altre regioni”.

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