In cerca di opportunità
Capital Group indica come selezionare le obbligazioni locali nei mercati di frontiera
I mercati di frontiera sono meno correlati con i mercati globali e le loro valutazioni dovrebbero migliorare ma occorre un’analisi approfondita e dettagliata di ciascun paese, poiché le differenze sono ancora significative
di Leo Campagna 29 Luglio 2024 12:38
Le economie dei mercati emergenti meno sviluppate, con rating creditizi spesso inferiori all’investment grade, con infrastrutture sottodimensionate e performance deboli in base a una serie di indicatori sociali sono definite mercati di frontiera. “I loro mercati obbligazionari tendono ad avere dimensioni ridotte con limitazioni non trascurabili per gli investitori stranieri, incluso un maggior rischio di controllo sui capitali, e con una liquidità spesso inferiore a quella dei paesi emergenti più consolidati. Tra gli esempi possiamo citare Kenya, Pakistan e Ghana” tiene a specificare Flavio Carpenzano, Investment Director per il Reddito Fisso di Capital Group.
Anche in questo specifico segmento obbligazionario figurano alcuni “fallen angel”, paesi che, in passato, rientravano tra i mercati emergenti primari, ma che hanno subito un declassamento a mercati di frontiera. Un downgrade causato o da crisi economiche o da problematiche legate alla negoziazione del loro debito in valuta locale o, ancora, per problemi di rimpatrio dei fondi, replicazione dell’indice o liquidità.
“Alcuni paesi di frontiera, tra cui Turchia, Egitto e Nigeria dopo lunghi periodi di squilibri economici, hanno recentemente implementato politiche monetarie più restrittive ed effettuato adeguamenti dei tassi di cambio, grazie ai quali sono riusciti a stabilizzare l’economia in misura significativa” riferisce Carpenzano. Guardando al futuro, l’asset class nel suo complesso evidenzia numerosi fattori di sostegno, a cominciare dalla loro ridotta correlazione con i mercati globali, con i mercati emergenti classici e persino con gli altri mercati di frontiera.
“Sono principalmente nei portafogli degli investitori domestici (piuttosto che globali) che, di solito, non li detengono passivamente e questo spiega in parte questa decorrelazione. Inoltre, in parte, i loro livelli di indebitamento sono limitati, e pertanto meno correlati con le valute globali e le oscillazioni dei tassi d’interesse, mentre risultano ai margini negli scambi commerciali globali” argomenta il manager di Capital Group che poi segnala un altro fattore di sostegno: il rafforzamento delle loro riserve esterne negli ultimi mesi. Anche grazie all’aumento dei prezzi delle materie prime hanno potuto incrementare i saldi delle partite correnti mentre sono migliorati l’accesso ai finanziamenti esterni, sia commerciali che ufficiali.
Per quanto riguarda le valutazioni, i rendimenti offerti dai mercati di frontiera sono elevati, in linea con l’aumento dei tassi di interesse effettuato dai decisori politici sia per attirare capitali esteri sia per tenere sotto controllo l’inflazione. E’ vero che, in molti mercati di frontiera, i rendimenti in termini relativi reali (al netto dell’inflazione) risultano bassi o negativi ma le prospettive sono incoraggianti. “In futuro grazie al processo di disinflazione in corso in molti di questi paesi, i ritorni dovrebbero risultare più interessanti rispetto a quelli dei mercati globali ed emergenti nel momento in cui le banche centrali globali avranno compiuto maggiori progressi nei cicli di tagli dei tassi”
Infine, ma non per importanza, Carpenzano segnala anche le prospettive più costruttive che si intravedono su molte valute di frontiera. Nell’era Covid, quando i tassi di cambio gestiti non erano rettificati per tenere conto delle maggiori pressioni inflazionistiche hanno sofferto ma in seguito diversi paesi si sono impegnati per adeguare le loro valute e hanno aumentato i tassi di riferimento, e questo dovrebbe sostenere il corso delle divise.
“Alcuni mercati locali tra quelli di frontiera, caratterizzati da un miglioramento del proprio scenario macroeconomico sulla scia di recenti cambiamenti politici, offrono opportunità. Più in generale, vediamo prospettive favorevoli per l’asset class, sulla base di rendimenti non correlati con gli altri mercati obbligazionari, migliori buffer esterni e tendenziale miglioramento delle valutazioni. Tuttavia le significative differenze ancora presenti, suggeriscono un’analisi approfondita e dettagliata di ciascun paese” conclude l’Investment Director per il Reddito Fisso di Capital Group.
ALCUNI ‘FALLEN ANGEL’
Anche in questo specifico segmento obbligazionario figurano alcuni “fallen angel”, paesi che, in passato, rientravano tra i mercati emergenti primari, ma che hanno subito un declassamento a mercati di frontiera. Un downgrade causato o da crisi economiche o da problematiche legate alla negoziazione del loro debito in valuta locale o, ancora, per problemi di rimpatrio dei fondi, replicazione dell’indice o liquidità.
IL RITORNO DI TURCHIA, EGITTO E NIGERIA
“Alcuni paesi di frontiera, tra cui Turchia, Egitto e Nigeria dopo lunghi periodi di squilibri economici, hanno recentemente implementato politiche monetarie più restrittive ed effettuato adeguamenti dei tassi di cambio, grazie ai quali sono riusciti a stabilizzare l’economia in misura significativa” riferisce Carpenzano. Guardando al futuro, l’asset class nel suo complesso evidenzia numerosi fattori di sostegno, a cominciare dalla loro ridotta correlazione con i mercati globali, con i mercati emergenti classici e persino con gli altri mercati di frontiera.
LE RAGIONI DELLA ‘DECORRELAZIONE’
“Sono principalmente nei portafogli degli investitori domestici (piuttosto che globali) che, di solito, non li detengono passivamente e questo spiega in parte questa decorrelazione. Inoltre, in parte, i loro livelli di indebitamento sono limitati, e pertanto meno correlati con le valute globali e le oscillazioni dei tassi d’interesse, mentre risultano ai margini negli scambi commerciali globali” argomenta il manager di Capital Group che poi segnala un altro fattore di sostegno: il rafforzamento delle loro riserve esterne negli ultimi mesi. Anche grazie all’aumento dei prezzi delle materie prime hanno potuto incrementare i saldi delle partite correnti mentre sono migliorati l’accesso ai finanziamenti esterni, sia commerciali che ufficiali.
PROSPETTIVE INCORAGGIANTI PER LE VALUTAZIONI
Per quanto riguarda le valutazioni, i rendimenti offerti dai mercati di frontiera sono elevati, in linea con l’aumento dei tassi di interesse effettuato dai decisori politici sia per attirare capitali esteri sia per tenere sotto controllo l’inflazione. E’ vero che, in molti mercati di frontiera, i rendimenti in termini relativi reali (al netto dell’inflazione) risultano bassi o negativi ma le prospettive sono incoraggianti. “In futuro grazie al processo di disinflazione in corso in molti di questi paesi, i ritorni dovrebbero risultare più interessanti rispetto a quelli dei mercati globali ed emergenti nel momento in cui le banche centrali globali avranno compiuto maggiori progressi nei cicli di tagli dei tassi”
UN SOSTEGNO ALLE VALUTE
Infine, ma non per importanza, Carpenzano segnala anche le prospettive più costruttive che si intravedono su molte valute di frontiera. Nell’era Covid, quando i tassi di cambio gestiti non erano rettificati per tenere conto delle maggiori pressioni inflazionistiche hanno sofferto ma in seguito diversi paesi si sono impegnati per adeguare le loro valute e hanno aumentato i tassi di riferimento, e questo dovrebbe sostenere il corso delle divise.
UN’ANALISI APPROFONDITA E DETTAGLIATA DI CIASCUN PAESE
“Alcuni mercati locali tra quelli di frontiera, caratterizzati da un miglioramento del proprio scenario macroeconomico sulla scia di recenti cambiamenti politici, offrono opportunità. Più in generale, vediamo prospettive favorevoli per l’asset class, sulla base di rendimenti non correlati con gli altri mercati obbligazionari, migliori buffer esterni e tendenziale miglioramento delle valutazioni. Tuttavia le significative differenze ancora presenti, suggeriscono un’analisi approfondita e dettagliata di ciascun paese” conclude l’Investment Director per il Reddito Fisso di Capital Group.