Miraggi elettorali
No, non è vero che Kamala Harris è davanti a Donald Trump nei sondaggi
Non si spostano milioni di voti in pochi giorni, la storia di Kamala outsider già davanti a Trump è solo il frutto di una campagna mediatica Dem grazie a finanziamenti record
di Controredazione 29 Luglio 2024 11:41
In questa movimentata campagna elettorale Usa abbiamo già visto diverse cose eclatanti, a cominciare dal ritiro di Biden. Ma anche la “magia” per cui Kamala Harris in pochi giorni è passata da essere una impresentabile che non voleva nessuno (manco tra i Democratici) a grande ed entusiasmante outsider capace di recuperare un distacco enorme e addirittura arrivare ad essere davanti a Trump nei sondaggi. In pochi giorni, non in settimane o mesi. Così ci hanno prontamente raccontato e strombazzato diversi giornali già in adorazione per il fenomeno Harris. Ma è proprio così? Ovviamente no, diciamolo. È uno storytelling seducente, come si usa dire ora, ma le cose, almeno al momento, non stanno affatto così.
Non si spostano milioni di voti, perché di questo parliamo, in pochissimi giorni. Milioni di voti dal campo repubblicano a quello democratico così, su un semplice annuncio. Un annuncio da parte di una politica percepita dagli americani, sempre sondaggi alla mano, come il peggior vicepresidente di sempre. Non aveva ancora parlato, non aveva ancora detto assolutamente nulla. E magicamente è già balzata in testa nei sondaggi. O, meglio, in testa al sondaggio, perché alla fine solo uno ha detto questo, ma, pazienza, la storia del sorpasso era troppo ghiotta e acchiappa-click per i giornali.
In più, come chiunque conosca giusto un minimo come funzionano le elezioni americane sa bene, negli Usa alla fine più che i sondaggi “generali” contano quelli sui cosiddetti Swing States, quella manciata di Stati sempre contesi tra Democratici e Repubblicani e dai quali alla fine, per il meccanismo elettorale Usa dei cosiddetti Grandi Elettori, dipende tutto. Ebbene, almeno al momento, in tutti gli Swing States i sondaggi danno davanti Trump. Parliamo in sostanza di quel Midwest dove la Harris non entusiasma, dove c’è un contesto popolare molto diverso dalla California trendy e tecno-progressista. Nel Midwest devi convincere gli operai e gli impiegati che si preoccupano unicamente dell’inflazione e su cui tutte le belle parole di circoletti radical e social o delle star di Hollywood dai loro lussuosi villoni hanno poco effetto.
Ma allora cosa è successo? Come ha fatto la Harris a fare la “magia” in poche ore? Beh, diciamo innanzitutto che per ora è più una magia raccontata che reale. Una magia frutto di una macchina Dem, di finanziatori Dem, di lobby vicine ai Dem e di giornali vicini ai Dem che si è messa in moto. A tavolino si è deciso che Kamala ora doveva diventare la grande outsider. Una precisa strategia politica e mediatica. Una nuova narrazione all’insegna dell’entusiasmo. E, se hai i mezzi, negli Usa lo puoi fare. Non a caso, negli stessi giorni si è parlato di enormi fondi che sono stati sbloccati dopo il ritiro di Biden e che sono stati messi a disposizione della campagna di Harris. Tutto torna. Se hai i soldi, puoi rifarti il look anche in politica. Se ne hai tonnellate puoi diventare il grande outsider nella corsa alla Casa Bianca. Anche se, come nel caso di Kamala, non hai ancora di fatto detto nulla: né un programma politico ma neppure almeno qualche promessa elettorale. La Harris infatti per il momento ha solo dispensato grandi sorrisi.
Ma, attenzione, perché appunto va bene fare le strategie mediatiche, cercare di influenzare l’elettorato, perché questo sta succedendo anche con i sondaggi, ma poi alla fine l’elettorato vota. E i numeri, quelli soprattutto appunto degli Swing States, determinano la vittoria. Sia chiaro, e lo sottolineiamo, non stiamo assolutamente dicendo che Trump vincerà sicuramente le elezioni – non lo possiamo sapere, come non lo può sapere nessuno – stiamo solo dicendo che non è vero che Kamala Harris sia già davanti a Trump nei sondaggi. Tutto può succedere, nei prossimi mesi Kamala Harris potrebbe davvero superare Trump, ma al momento Donald Trump è davanti nei sondaggi, in primis in quelli degli Swing States. La bella storia del sorpasso di Kamala Harris su Trump in pochi giorni è stata puramente qualcosa di mediatico, ma attenzione perché potrebbe essere un film già visto: anche nel 2016 giornali e sondaggi vari davano Hillary Clinton sicuramente vincente, e poi però si è visto come è andata a finire. La partita è aperta, ma Kamala Harris deve ancora recuperare lo svantaggio se vuole sperare di vincere.
NON SI SPOSTANO MILIONI DI VOTI IN POCHI GIORNI
Non si spostano milioni di voti, perché di questo parliamo, in pochissimi giorni. Milioni di voti dal campo repubblicano a quello democratico così, su un semplice annuncio. Un annuncio da parte di una politica percepita dagli americani, sempre sondaggi alla mano, come il peggior vicepresidente di sempre. Non aveva ancora parlato, non aveva ancora detto assolutamente nulla. E magicamente è già balzata in testa nei sondaggi. O, meglio, in testa al sondaggio, perché alla fine solo uno ha detto questo, ma, pazienza, la storia del sorpasso era troppo ghiotta e acchiappa-click per i giornali.
IL DATO DEGLI SWING STATES
In più, come chiunque conosca giusto un minimo come funzionano le elezioni americane sa bene, negli Usa alla fine più che i sondaggi “generali” contano quelli sui cosiddetti Swing States, quella manciata di Stati sempre contesi tra Democratici e Repubblicani e dai quali alla fine, per il meccanismo elettorale Usa dei cosiddetti Grandi Elettori, dipende tutto. Ebbene, almeno al momento, in tutti gli Swing States i sondaggi danno davanti Trump. Parliamo in sostanza di quel Midwest dove la Harris non entusiasma, dove c’è un contesto popolare molto diverso dalla California trendy e tecno-progressista. Nel Midwest devi convincere gli operai e gli impiegati che si preoccupano unicamente dell’inflazione e su cui tutte le belle parole di circoletti radical e social o delle star di Hollywood dai loro lussuosi villoni hanno poco effetto.
STRATEGIA MEDIATICA DEM CON MAXI FINANZIAMENTI
Ma allora cosa è successo? Come ha fatto la Harris a fare la “magia” in poche ore? Beh, diciamo innanzitutto che per ora è più una magia raccontata che reale. Una magia frutto di una macchina Dem, di finanziatori Dem, di lobby vicine ai Dem e di giornali vicini ai Dem che si è messa in moto. A tavolino si è deciso che Kamala ora doveva diventare la grande outsider. Una precisa strategia politica e mediatica. Una nuova narrazione all’insegna dell’entusiasmo. E, se hai i mezzi, negli Usa lo puoi fare. Non a caso, negli stessi giorni si è parlato di enormi fondi che sono stati sbloccati dopo il ritiro di Biden e che sono stati messi a disposizione della campagna di Harris. Tutto torna. Se hai i soldi, puoi rifarti il look anche in politica. Se ne hai tonnellate puoi diventare il grande outsider nella corsa alla Casa Bianca. Anche se, come nel caso di Kamala, non hai ancora di fatto detto nulla: né un programma politico ma neppure almeno qualche promessa elettorale. La Harris infatti per il momento ha solo dispensato grandi sorrisi.
AL MOMENTO TRUMP RESTA DAVANTI
Ma, attenzione, perché appunto va bene fare le strategie mediatiche, cercare di influenzare l’elettorato, perché questo sta succedendo anche con i sondaggi, ma poi alla fine l’elettorato vota. E i numeri, quelli soprattutto appunto degli Swing States, determinano la vittoria. Sia chiaro, e lo sottolineiamo, non stiamo assolutamente dicendo che Trump vincerà sicuramente le elezioni – non lo possiamo sapere, come non lo può sapere nessuno – stiamo solo dicendo che non è vero che Kamala Harris sia già davanti a Trump nei sondaggi. Tutto può succedere, nei prossimi mesi Kamala Harris potrebbe davvero superare Trump, ma al momento Donald Trump è davanti nei sondaggi, in primis in quelli degli Swing States. La bella storia del sorpasso di Kamala Harris su Trump in pochi giorni è stata puramente qualcosa di mediatico, ma attenzione perché potrebbe essere un film già visto: anche nel 2016 giornali e sondaggi vari davano Hillary Clinton sicuramente vincente, e poi però si è visto come è andata a finire. La partita è aperta, ma Kamala Harris deve ancora recuperare lo svantaggio se vuole sperare di vincere.
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