Le reazioni

Analisti fiduciosi in un taglio della Fed, "ma il ritmo nel 2025 dipenderà dalle elezioni"

Cresce la convinzione che la Banca centrale americana interverrà a settembre con un primo taglio dei tassi. Neil Sun di RBC BlueBay sottolinea "il cambio di linguaggio" di Jerome Powell, mentre per James McCann di abrdn l'andamento "dipenderà da chi siederà alla Casa Bianca"

di Davide Lentini 1 Agosto 2024 14:21

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Le parole di Jerome Powell dopo il vertice della Fed di ieri che, come previsto, ha mantenuto invariati i tassi di interesse, hanno portato benefici sui listini di Wall Street: i mercati valutano un aumento delle possibilità di un taglio a settembre, visto l’andamento non sono dell’inflazione, ma anche e soprattutto del mercato del lavoro Usa. Ed è quello che gli analisti evidenziano oggi.

"IMPORTANTE CAMBIO DI LINGUAGGIO"


“La Fed ha riconosciuto ulteriori progressi sul fronte dell'inflazione e ha riconosciuto l'attenuazione della tendenza del mercato del lavoro, affermando che il tasso di disoccupazione è aumentato ma rimane basso”, sottolinea Neil Sun, BlueBay Portfolio Manager di RBC BlueBay, per il quale la Banca centrale americana sembra orientarsi verso un tono più equilibrato. "Ciò che ha attirato l'attenzione degli investitori - aggiunge - è stato il cambiamento di linguaggio, che ha portato a prestare attenzione ai 'rischi per entrambi gli aspetti' del duplice mandato della Fed".

POSSIBILI 1 O 2 TAGLI ENTRO FINE ANNO


Da qui alla prossima riunione di settembre ci saranno altre due pubblicazioni dei dati sull’inflazione Cpi e tre serie di dati sui salari. Powell ha spiegato che uno scenario con dati in linea o un ulteriore calo dell'inflazione e dell'occupazione dovrebbero rafforzare la fiducia nel procedere con i tagli. Per Sun quest’anno sono ancora possibili 1 o 2 tagli, con la prima riduzione a partire da settembre. “Più in là - dice - pensiamo che il mercato stia scontando troppi tagli entro la fine del 2025, dato che l'economia statunitense continua a evitare la recessione e l'inflazione rimane intorno al 3%”.

RITMO DEI TAGLI DIPENDE DA CHI VINCE LE ELEZIONI


Fiducioso di un taglio dopo l’estate anche James McCann, vicecapo economista di abrdn: “In questo contesto - spiega - un taglio a settembre sembra essere sempre più probabile, a meno che non si verifichino grandi sconvolgimenti”. Per McCann il ritmo dei tagli che inizierà a quel punto e andrà avanti nel 2025 dipenderà da chi sarà eletto presidente alla Casa Bianca. “Infatti - dice - la grande differenza tra i programmi di politica commerciale, fiscale e di immigrazione presentati dai Democratici e dai Repubblicani, e le loro implicazioni per l'inflazione, contribuiscono ad aumentare l'incertezza sulle prospettive dei tassi".

"IL MOMENTO DI AGIRE È ADESSO"


Anche per Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm, è arrivato il momento di intervenire: "Wall Street sta già prezzando un taglio a settembre - spiega - nutrendo grande fiducia per questo scenario". “La Fed non è ancora convinta che l'inflazione stia calando in modo sostenibile verso l'obiettivo del 2% - aggiunge Flax - A giugno l’indice Pce, l'indicatore dell'inflazione preferito dalla Fed che misura i prezzi delle spese per consumi personali, è salito al 2,5%, ancora 50 punti base oltre il target di riferimento. Tuttavia, alcuni ex funzionari della Fed, tra cui Alan Blinder, vicepresidente durante l'amministrazione Clinton, ritengono che, data la condizione di fragilità dell'economia, il momento di agire sia adesso”.

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