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I falsi allarmi colpiscono le azioni ma non i bond. Ecco come non farsi prendere dalla paura

A differenza delle Borse, la volatilità delle obbligazioni è stata minima, segnalando la mancanza di basi del panico. Fattori al rialzo e al ribasso bilanciati, intatto il trend positivo di lungo termine

di Stefano Caratelli 12 Agosto 2024 08:44

financialounge -  azioni bond Bullettin FED tokyo vix Wall Street
Storicamente, le azioni hanno ripagato gli investitori di molte più soddisfazioni dei bond, nel breve ma soprattutto nel lungo termine. Ma sono anche più esposte a turbolenze violente, che possono sfociare nell’esplosione di vere e proprie bolle, come quella delle dot.com di quasi un quarto di secolo fa o quella dei subprime del 2008, anche quando fanno scattare falsi allarmi, come quello partito da Tokyo una settimana fa, che ha mandato temporaneamente nel panico le Borse globali. La paura che una violenta turbolenza non sia un falso allarme ma il segnale di una bolla in esplosione induce molti a schiacciare emotivamente il tasto sell e a cercare rifugio in porti considerati sicuri, solo per realizzare dopo un paio di giorni di aver venduto sui minimi, mentre la regola d’oro raccomanda il contrario.

IL RITORNO DELLA PAURA DI RECESSIONE HA PREPARATO IL TERRENO


Il brodo di coltura del collasso azionario globale del 5 agosto si stava preparando da qualche giorno condensato nel ritorno del termine recessione nelle analisi e nei titoli dei media finanziari, che prendevano spunto da qualche dato USA un po’ più debole del previsto per riproporre la tesi che la Fed avesse esitato troppo ad abbassare i tassi. Lo strappo al rialzo dello yen e il crollo dell’azionario giapponese, uniti entrambi allo smontamento repentino di posizioni di carry trade che nulla avevano a che fare con i fondamentali macro e societari, come spiegato su Financialounge, sono stati la scintilla che ha fatto infiammare la benzina della paura in un mercato sottile per gli scambi ridotti di agosto.

COME CAPIRE QUANDO PARTE UN FALSO ALLARME


Una calma relativa è tornata quasi subito, ma non impedisce a commentatori anche autorevoli di continuare a parlare di un segnale di allarme per tutti i mercati azionari e anche per le economie, occidentali in particolare. Per investitori e mercati l’interrogativo resta quello di come capire se sia partito un falso allarme, anche se violento, oppure se si stia muovendo qualcosa di grosso e preoccupante. Un buon approccio può essere guardare al mercato dei bond, a cominciare da quello più grande e profondo del mondo, i Treasury Usa, ma anche a quello che succede nell’universo delle obbligazioni corporate, dall’Investment Grade all’High Yield. Il WSJ ha sottolineato che qui la volatilità è stata molto contenuta una settimana fa, a differenza di quella azionaria che si è impennata, come mostra il grafico che mette a confronto il VIX con l’equivalente bond elaborato da BofA.

FATTORI BILANCIATI PUNTANO ALLA NEUTRALITÀ


Per le azioni, i fondamentali non sono cambiati molto rispetto a prima del 5 agosto, e puntano alla neutralità, con i fattori rialzisti sostanzialmente bilanciati da quelli ribassisti. Tra i primi si segnalano i fattori tecnici di lungo termine, con la base robusta costruita in un solido primo semestre e risultati societari attesi ancora positivi, mentre la Fed dovrebbe ormai avere elementi sufficienti per tagliare i tassi, mentre le banche centrali globali stanno già allentando. Intanto i rendimenti dei Treasury sono lontani dai livelli di guardia, le finanze delle famiglie Usa sono in salute, e il tema secolare dell’IA ha ancora molto spazio davanti, anche se tra prevedibili alti e bassi.

SCARSO IMPATTO DELLA GEOPOLITICA


Nella colonna dei fattori che puntano a un’interruzione del rally di Wall Street ci sono gli indici ancora quasi interamente sostenuti dalle mega cap tecnologiche, un rapporto tra Pil Usa e capitalizzazione di Borsa, noto come “indice di Buffett” che viaggia ai massimi di 2 volte, qualche dato economico deludente, investimenti scarsi delle imprese minori, indicatori contrarian come il sentiment degli investitori individuali un po’ troppo esuberanti a fronte di valutazioni molto elevate dei Big Tech. In ogni caso i segnali di recessione sono praticamente inesistenti, mentre la geopolitica, dalle guerre alle elezioni USA, ha mostrato sinora un impatto molto limitato.

BOTTOM LINE


Alla fine, il trend rialzista di lungo termine di Wall Street sostenuto dai mega-trend sembra intatto, nonostante il panico occasionale generato dai falsi allarmi, come quello del 5 agosto. Per valutarli correttamente bisogna guardare al mercato dei bond, non per cercare rifugio da crolli imminenti ma per capire quanto siano effettivamente pericolose le impennate violente di volatilità azionaria. Il VIX che la misura è chiamato non a caso l’indice della paura, che spesso si rivela immotivata come è successo il 5 agosto.

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