L'analisi

Per Ubs GWM il sentiment è tornato positivo ma non bisogna abbassare la guardia

La volatilità potrebbe tornare questa settimana, soprattutto dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione statunitense di luglio che potrebbe innescare nuovi dubbi sull’economia Usa

di Annalisa Lospinuso 13 Agosto 2024 15:00

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I mercati hanno fatto fare un giro sulle montagne russe agli investitori la scorsa settimana. Ora rimane da capire se gli investitori possono scendere dalla giostra. Dopo il movimento di avversione al rischio dei primi di agosto, quando un’interruzione delle negoziazioni di carry trade sullo yen ha spinto a vendere asset rischiosi e le tensioni sono state intensificate dai crescenti timori di una recessione negli Stati Uniti, ora il sentiment sembra in miglioramento. Tuttavia Mark Haefele, Chief investment officer di Ubs Global Wealth Management, segnala che la volatilità potrebbe tornare questa settimana, soprattutto dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione statunitense di luglio.

OCCHIO ALL'INFLAZIONE USA


Per Ubs Global Wealth Management non bisogna abbassare la guardia perché se l’inflazione risulta troppo bassa potrebbero aumentare i timori di una recessione negli Usa. Se al contrario l’inflazione si rivela troppo alta allora gli investitori potrebbero pensare che la Fed non sia pronta a tagliare i tassi.

I RISCHI GEOPOLITICI


Anche i rischi geopolitici rimangono elevati. Mark Haefele sottolinea che “i mercati giapponesi, una fonte chiave di volatilità globale, dovrebbero placarsi. Sia lo yen che le azioni giapponesi hanno riacquistato una certa stabilità nel corso della scorsa settimana. Lo yen ha chiuso quasi invariato rispetto al dollaro Usa e il Nikkei ha chiuso la scorsa settimana solo con un calo del 2,5%. A nostro avviso, la maggior parte dei carry trade sullo yen è già stata liquidata e le posizioni rimanenti saranno probabilmente liquidate gradualmente. Riteniamo che ulteriori rischi derivanti dal carry trade sullo yen rimarranno probabilmente contenuto”.

LE AZIONI USA


Anche per quanto riguarda le azioni Usa, il rapido calo all’inizio della scorsa settimana è stato ampiamente invertito. L’S&P 500 lunedì scorso ha perso il 3%, il suo più grande calo in un giorno da settembre 2022. L’indice tecnologico Fang+, che traccia i primi 10 titoli tecnologici più scambiati, è sceso del 4%. Ma nel corso della settimana l’S&P 500 ha annullato le perdite e il Fang+ è addirittura salito dello 0,5%. “La nostra opinione - continua Mark Haefele - è che le prospettive per le azioni rimangano positive, con gli utili per azione delle società S&P 500 sulla buona strada per crescere dell’11% nel 2024. Nel frattempo, il recente ritiro delle azioni ha reso le valutazioni nel settore tecnologico statunitense meno impegnative. Il settore è ora scambiato su utili a 12 mesi a 27,4x, in calo rispetto al picco di 32x del 10 luglio”.

FED E TASSI DI INTERESSE


Ubs Global Wealth Management sottolinea che un atterraggio brusco dell’economia negli Stati Uniti rimane un rischio e si aspetta che la Federal Reserve riduca i tassi di 100 punti base nel resto dell’anno, il doppio delle previsioni precedenti, nel tentativo di proteggere il mercato del lavoro. “Tuttavia, i rischi di recessione sembrano esagerati - prosegue il Chief investment officer - dato che le finanze delle famiglie rimangono solide. Quindi, consigliamo agli investitori di evitare di reagire in modo eccessivo alle esplosioni di volatilità durante i periodi di scarsa liquidità. Con i fondamentali economici e degli utili ancora buoni e la probabilità che la Fed riduca i tassi di interesse, il nostro scenario di base è ancora che l’S&P 500 concluda l’anno intorno a 5.900 e 6.200 entro giugno 2025, rispetto ai 5.344 attuali”.

PETROLIO E ORO BENI DI RIFUGIO


Le allocazioni a petrolio e oro, secondo Ubs Global Wealth Management, sono i principali mezzi per aggiungere una certa protezione ai portafogli contro un’ulteriore escalation delle tensioni geopolitiche. “Prevediamo che il Brent raggiungerà i 91 usd/bbl entro la fine di settembre, mentre l’oro dovrebbe salire verso i 2.700 usd/oz entro la metà del 2025”, conclude Mark Haefele.

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